Raimondo Bonu - Mediatore di alta e bassa cultura
Del personaggio, vissuto per l'intero Novecento dentro il tessuto antropologico di una parte di mondo sconosciuta, si potrebbe dire che ripropone l'orizzonte del villaggio. Vasti e stratificati sono i suoi saperi. E poi c'è il vento che soffia dove vuole: lo Spirito Santo che muove parole e opere degli uomini. Tutte metafore per Raimondo Bonu, prete nato a Ortueri, nel Mandrolisai o se si vuole 'nell'estremo lembo occidentale della Barbagia". Era il 3 dicembre 1890. Nel paese natale, Raimondo Bonu mori il 30 marzo 1981. Sabato scorso, figura e opera sono state oggetto di un convegno della Pro loco di Tonara, dove Bonu fu parroco dal 1922 al 1933. Il convegno era il giorno dopo i funerali in mondovisione di papa Giovanni Paolo II e tutti avevano davanti agli occhi le immagini del vento che muove le pagine del Vangelo sopra la cassa di Wojtyla. La metafora del vento si è rivelata efficace per rappresentare «l'appassionata dedizione di dottor Raimondo Bonu», cosi Gabriele Casula, presidente della Pro loco. Il prete di Ortueri fu curatore di anime e insieme scrittore, storico, letterato, giornalista e archeologo. Lascia un vasto patrimonio in libri ed altri segni. «Monsignor Bonu» si legge in internet «dall'inizio alla fine, ebbe la fortuna di poter ricrearsi con lo stesso ossigeno dell'ambiente in cui era nato»: il tessuto antropologico e l'orizzonte del villaggio. «L'inizio e la fine dell'uomo non sono poi cosi lontani tra loro, anche se separati da un arco di storia di ottant'anni. Qualche volta la vita si snoda su un tracciato circolare per un bisogno vitale di ritorno alle origini". Bonu «non pensò che ad essere sacerdote. Lo fu già da bambino, nella speranza e nelle preghiere di sua madre, Teresa Pinna». Era di origini contadine. «Il contadino di Ortueri - scrive Bonu - ama l'aratro e la vanga non solo perché per essi avrà colmo il granaio e il torchio ridondante di vino, ma soprattutto perché considera un dovere il suo lavoro per obbedire ai precetti di quella fede insostituibile, che oltre i limiti del tempo e dello spazio riaccende nell'anima le dolci immortali speranze». Fede nel Dio dei viventi ma anche nella buona volontà delle persone. È quanto emerge dalle tre ore intense del convegno tonarese, coordinato dall'insegnante Nello Tatti. Dopo i saluti, ha aperto i lavori Gabriele Casula autore della presentazione di 'Tonara", opera di Bonu pubblicata nel 1936 e poi diffusa in fotocopie fino a questa riedizione del 2004, arricchita di molte fotografie. Scrive Casula che Raimondo Bonu, autore di 24 testi tra il saggistico e il narrativo, senza considerare la produzione giornalistica, fu a Tonara «impegnato in prima persona per la realizzazione di importanti opere pubbliche come la costruzione del nuovo cimitero nel 1927, e la ricostruzione, dal 1927 al 1929, della nuova parrocchia di San Gabriele Arcangelo, dichiarata pericolante qualche anno prima dal Genio civile di Cagliari». Questo a significare il modo di essere nel paese di Raimondo Bonu «per 31 anni parroco in Barbagia e grande studioso della realtà sarda». Oltre che a Tonara fu a Gadoni ed Aritzo. Al parroco Bonu i parrocchiani si rivolgevano spesso per chiedere consigli. Avevano problemi da dipanare, questioni da risolvere, cause da trattare. Ed egli, dotato di acutezza d'intuito e di forza d'intelligenza, non trovava difficoltà ad indicare la soluzione più adatta, da uomo sempre rispettoso della legge. Le sue omelie, calde e ricche, non avevano altro riguardo che indicare all'uomo il tracciato della legge di Dio: il cuore dei santi è nella legge di Dio». Questo, a grandi linee, il tema svolto al convegno da don Ignazio Serra, parroco di Siamaggiore, nell'oristanese. Ha tracciato un profilo biografico di Bonu, argomento tra l'altro della sua tesi di laurea e suo nume ispiratore. Il parroco Bonu continua ad essere mediatore tra alta e bassa cultura, raccoglitore e divulgatore, come lo furono per esempio Raimondo Calvisi e pride Merche a Lodè, Siniscola, Oniferi e Orotelli. È un dato che pure emerge dal saggio su Bonu scritto per l'Archivio storico sardo da Giampiero Todini e ripubblicato nella monografia su Tonara. Todini, docente di diritto italiano all'università di Sassari, doveva essere tra i relatori al convegno. Motivi dell'ultim'ora glielo hanno impedito. Cosi come causa di forza maggiore è stata l'assenza di monsignor Ottorino Alberti, dovuto partire a Roma dopo la morte del papa. È toccato a Tito Orrù, direttore del Bollettino storico-bibliografico della facoltà di scienze politiche a Cagliari, fare allora tutta la parte storica. Orrù ha parlato delle due figure di tonaresi illustri di cui si è occupato anche Raimondo Bonu. Sono il giurista Vincenzo Cabras e suo nipote Antonio Raimondo Tore, arcivescovo di Cagliari dal 1837 al 1940. Indagare su questi e altri personaggi è riconoscere la sapienza del cuore del sacerdote «che a tutti può ripetere con Sant'Agostino: ama molto l'intelligenza». Ancora: «Saper pensare è la premessa del saper amare. Saper amare è il fondamento del saper agire». Rileva Gabriele Casula nel libro su 'Tonara", che durante il fascismo Raimondo Bonu non dette segni di adesione al regime. Neppure si schierò contro. Gli interessava altro. «Forse una scelta obbligata per sottrarsi al controllo, non già delle autorità religiose, quanto di quelle statali che non gli avrebbero mai permesso di scrivere e commentare i delicati momenti della vita tonarese del primo dopoguerra». C'è in Bonu un'intelligenza del fare, la prudenza come metodo. Si laureò alla facoltà teologica di Cagliari nel 1917, un anno dopo l'ordinazione sacerdotale, con una tesi, interamente scritta in latino, su Tobia, padre e figlio, personaggi biblici. Vi si parla della banalità del bene e della provvidenza divina, forse la stessa che salvò dalla malaria il ragazzo Bonu, studioso appassionato che tale rimase per sempre. Dopo i trent'anni e passa di apostolato barbaricino, insegnò al seminario di Oristano, dal 1947 al 1966. «Apprezzato e ricercato dagli studenti, come storico, guida allo studio, quante tesi di laurea sono nate sotto la sua regia!». Lo ricordano come 'uomo del dialogo, volitivo, intraprendente". Conservò sempre i tratti comportamentali di quando, agli inizi del suo ministero a Tonara, la gente lo chiamava bonariamente 's'arrettoreddu". Non smise mai di cercare. In questo era molto paziente. 'La ricerca ha pari dignità della preghiera", sosteneva. Fece l'archeologo. Su questo affascinante tratto della sua personalità si è soffermata al convegno tonarese Maria Ausilia Fadda, anche lei di Ortueri, soprintendente archeologico della provincia di Nuoro. Quando studiava al liceo, Maria Ausilia Fadda ebbe, come professore di latino e greco, Antonio, fratello di Raimondo. Sembra di tessere un romanzo famigliare. Con grande competenza, commentando una serie di diapositive sugli scavi da lei diretti a Su Nuratze, 'alla periferia del centro urbano di Tonara", Maria Ausilia Fadda ha fatto vedere in che maniera bronzetti e navicelle votive siano tracce che accomunano, nello spirito della ricerca e dell'osservazione, i paesi a lacana del vasto mondo barbaricino e del Mandrolisai. La religiosità degli antichi, la vita quotidiana rilevata dalle orme del loro passare sulla terra, pietre e utensili, il minerale e il legno, nel segno di Bonu sono capaci di raccontare anche la modernità. Avendo Su Nuratze come referente, il Bonu archeologo, sostiene Gabriele Casula, «indica in Trochei, Intro Errios, Italà, Talaseri, Toneri, Arasulè o Aralusè i rioni e i villaggi che hanno via via vissuto i tonaresi nel corso dei secoli». In questo afflato, Bonu «ha osservato nuraghi, domus de janas, tombe, reperti vari, ha letto e interpretato iscrizioni». Parla delle migrazioni, tra Sei-Settecento, da Hispasulè, ricco villaggio tra Sorgono e Atzara, verso il luogo che costituirà il primo nucleo di Tonara. «Serietà di fonti e forma attraente, onestà letteraria e senso di comprensione umana accompagnano le centinaia di pagine" degli scritti di Bonu. Un dato di fatto lo rileva infine don Gianni Maccioni, attuale parroco di Tonara, intervenendo al dibattito. Non c'è ancora in paese una via intitolata a Raimondo Bonu.