venerdì 26 febbraio 2021

Spagnola 1918. I comuni più colpiti furono quelli di Lanusei, Tortolì, Arbus, Gonnesa, Tonara e Villamar.


Fonte: "tottus in pari"  13 APRILE 2020. 

“LA SPAGNOLA”, KILLER IMPIETOSO: NEL 1918, UN FLAGELLO DI BIBLICA FEROCIA, PROVOCO’ LA MORTE DI 12 MILA SARDI

di FRANCO SONIS

In questi giorni di coronavirus, nelle persone più anziane, potrebbero tornare alla mente le storie tragiche rievocate dai loro padri che conobbero i momenti terribili di un’altra devastante epidemia diffusasi alla fine della prima guerra mondiale, la “Spagnola”, considerata “uno dei maggiori disastri sanitari che si abbattè sulla nostra terra”. Il terribile flagello provocò la morte di diverse decine di milioni di persone. Le nazioni coinvolte nella fase finale della guerra cercarono, in tutti i modi, di non far divulgare le gravi notizie sull’epidemia attraverso la censura sui mezzi di comunicazione.

Eugenia Tognotti, prof.ssa di Storia della Medicina all’Università di Sassari, nel suo volume “La Spagnola in Italia”, ricorda infatti la censura militare che tentava in tutti i modi di nascondere il dramma di quella terribile epidemia definita, appunto, “la guerra più sanguinaria della storia dell’umanità”. In tutto il mondo la “Spagnola” si manifestò inizialmente nella primavera del 1918, successivamente riprese vigore nell’autunno per continuare in modo drammatico nel corso dell’inverno del 1919. In Italia la Regione che ebbe in assoluto il numero maggiore di morti, fu la Lombardia (36.653), seguita dalla Sicilia (29.966), da Lazio, Sardegna e Basilicata. Fu senza dubbio una delle più grandi pandemie nella storia dell’uomo, dopo la peste nera della metà del Trecento. Nei resoconti medici le autopsie evidenziavano “polmoni rossi e gonfi, congestionati di sangue emorragico e ricoperti di una patina rosa e acquosa. Le vittime di quella influenza morivano soffocate dai loro stessi fluidi”. I medici potevano fare ben poco: si utilizzava il Ferrazone per abbassare la temperatura, la tintura d’oppio canforato (analgesico), per stimolare il sistema nervoso ed estratti dalla pianta Digitale per sostenere il cuore.

Da molte parti la Spagnola venne definita “un flagello di biblica ferocia”: solo in Italia si ebbero circa 600 mila morti (all’incirca lo stesso numero di vittime italiane nella prima Guerra Mondiale). In Sardegna l’influenza registrò uno dei più alti tassi di mortalità: a fronte di 13mila morti in guerra se ne ebbero 12mila falciati dalla Spagnola.

Paolo De Magistris, sindaco di Cagliari negli anni ’80, nella sua opera “Cagliari nella prima Guerra Mondiale” (ed. Fossataro 1976) scriveva: “…nell’ottobre 1918 esplode l’epidemia di influenza (la spagnola) che costerà alla Sardegna più vittime di quanto ne abbia prodotto la trincea. Polemiche, precisazioni, appelli alla difesa igienica, rimproveri a chi non ha provveduto in tempo rivelano che in realtà l’epidemia serpeggia almeno da alcuni mesi anche se l’atteggiamento ufficiale è reticente. Tutto in sostanza è normale. Ma ogni giorno muoiono di spagnola almeno quattro persone”.

L’Unione Sarde del 26 ottobre 1918, nella cronaca di Cagliari, pubblicava un lungo articolo dal titolo “L’influenza epidemica nella Provincia – I provvedimenti per la cura e la profilassi”. Il medico provinciale dott. Frongia presentava al Consiglio la propria relazione sull’andamento dell’epidemia nella provincia e i provvedimenti adottati; egli dichiarava che: “l’infezione comparve a Cagliari quasi certamente per via mare, sin dalla scorsa primavera del 1918, e si propagò lentamente senza assumere alcun carattere di gravità. (…) L’epidemia ebbe una più rapida diffusione durante il corrente mese in un centinaio di comuni; a tutt’oggi – proseguiva la relazione – i comuni colpiti dalla infezione sono 165 dei 256 che conta la Provincia. (…) Negli ultimi 15 giorni dal 5 ottobre, furono accertati 639 casi per influenza. A Cagliari nello stesso periodo di tempo morirono 30 persone, e di bronco-polmonite da attribuirsi ad influenza altre 41. I comuni più colpiti furono quelli di Lanusei, Tortolì, Arbus, Gonnesa, Tonara e Villamar”.

I nostri nonni ricordavano il passaggio della carretta (di manzoniana memoria) che portava via i cadaveri accatastati uno sull’altro, sui quali si spargeva la creolina e venivano sepolti all’interno del cimitero in fosse comuni. Questa drammatica esperienza porterà inevitabilmente verso una profonda trasformazione di valori, in cui pratiche sociali e relazioni abbandonate da troppo tempo, dovranno essere ripensate e ricostruite con altri parametri.


sabato 20 febbraio 2021

Telti: proposta cittadinanza onoraria al fondatore della Sagra del mirto Bruno Casula.

 

Fonte:la nuova sardegna, 18/02/2021.

Telti. Lo storico medico di base di Telti, Bruno Casula, tra poco va in pensione e alla luce dei tanti anni di onorato servizio alla comunità, 35 anni, è stato chiesto che gli venga riconosciuta la cittadinanza onoraria. A proporre l'importante onorificenza al consiglio comunale è il politico di lungo corso Matteo Sanna, attuale consigliere comunale di Telti "Il 28 febbraio Dottor Bruno Casula (storico medico di Telti) andrà in pensione dopo anni di onorato servizio. A Bruno Casula , la comunità di Telti sarà sempre grata e riconoscente non solo per la sua grande professionalità ma anche per aver ideato la Sagra del Mirto e la Pro loco locale.Come consigliere comunale proporrò per Bruno Casula la cittadinanza Onoraria. Lo ritengo giusto e doveroso" conclude Matteo Sanna. 
Il dottor Bruno Casula non è solo il medico condotto e punto di riferimento dei circa duemila abitanti di Telti. Appassionato di storia locale e tradizioni si è sempre battuto per infondere quel senso di appartenenza della comunità affinché venissero valorizzati i punti di forza insiti nelle tradizioni più radicate della comunità teltese. Attraverso il lavoro continuo, portato avanti con la Pro Loco, e grazie all'istituzione della Sagra del Mirto, da lui ideata e fondata nel lontano 1994, la comunità di Telti nel corso degli anni ha saputo ritrovarsi, ma anche aprirsi al visitatore lasciando scoprire tutte le peculiarità della tradizione locale teltese. La scorsa estate, la Sagra del Mirto, giunta alla sua 26esima edizione, ha purtroppo dovuto interrompere la sua attività a causa della pandemia, ma gli organizzatori stanno già pensando alla 27esima edizione con la speranza che il dottor Bruno Casula, da anni residente a Olbia non decida di tornare nella sua Tonara che gli ha dato i natali. 
 

 

 

lunedì 15 febbraio 2021

LORENZO ZUCCA poeta tonarese, note biografiche.

 Quando    il poeta di Ilala'  Lorenzo Zucca muore, il 12 marzo 1891 all'età di settantadue anni, Peppino Mereu aveva appena compiuto 18 anni e solo qualche mese dopo, novembre, scrisse la memorabile poesia  Dae una Losa Ismentigada.

E'  molto probabile  che   i due, se non c'è stata una vera e propria frequentazione poetica,    si siano conosciuti 
Lorenzo nasce nel 1819  da Antonio Zucca e Rosa Carneri nella contrada di Catzolaghedu. Nel  1845  è censito nella frazione di Ilalà, risulta essere coniugato con Francesca Cabras Carta di anni 20  ed ha un figlio di nome Antonio di anni 1. Nel nucleo familiare è  registrata anche la suocera Francesca Rosa Carta, (vedova), di anni 50. 
Dall'atto di morte che si pubblica  (fonte: sito Family Search- atti del Tribunale di Cagliari) si evince che Lorenzo Zucca, figlio di un pastore, nella vita esercitasse la professione del torronaio.
L'ammirazione di Mereu per Lorenzo (Larentu) è indiscutibile: nella poesia "A Tonara" dedica ben due ottave ai poeti locali tra cui appunto Lorenzo Zucca noto come Larentu: 

Canta, canta continu,
o patria de Larent'e de Cappeddu;
de musas ses giardinu,
cara ses a Tomas'e Bacchiseddu;
t'allegrat Aostinu,
ca possidit bernescu su faeddu,
cun sa musa brullana
si mustrat dignu fiz' 'e Pepp'Egiana.

(...)

Sunt boghes de cuntentu,
trillos de puzoneddu innamoradu;
liricas de Larentu
chi consolant su coro angustiadu.
Eolo turbolentu
non si mustrat piùs, ma, incantadu,
si faghet volunteri
de gentiles profumos dispenseri.