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sabato 13 dicembre 2014
lunedì 25 marzo 2013
martedì 5 febbraio 2013
Carnevale di madre terra «Non è rito dionisiaco, chi studia sul campo lo sa» l'ultimo libro di Joyce Mattu (tratto da un articolo di Roberto Tangianu pubblicato nell'Unione Sarda)
Carnevale di madre terra
«Non è rito dionisiaco, chi studia sul campo lo sa»


SUL CAMPO «Il vissuto è la chiave che apre le porte della conoscenza e della comprensione. Cosa può saperne uno studioso di quanto sacra è la danza per un ballerino che la esegue, di quanto è viscerale il cantare per su tenore o dello stato di ebbrezza che vive un ragazzo quando indossa la maschera?». L'autrice individua i limiti di una ricerca basata sulla storia delle idee e delle citazioni acritiche senza verifiche che pretendono “spiegare” riti e credenze con teorie spesso bizzarre e studi cosiddetti scientifici: «Sono convinta che un antropologo debba fare ricerca sul campo, immergendosi nella “verità” del racconto, vivere lo stretto rapporto soggetto-oggetto studiato. Io ho scelto di immergermi nel vissuto, di vivere la cultura praticata». La ricercatrice ovoddese passa in rassegna gli argomenti del “sempre” con uno spirito nuovo poiché filtrato da un diretto coinvolgimento di partecipazione.
LE FONDAMENTA «La tradizione continua a riemergere e a raccontarci la storia - spiega Joyce Mattu - dimostrandoci quali sono state le stratificazioni culturali che si sono succedute nel tempo. Gli elementi che la sorreggono continuano ad avere i pilastri fondamentali legati alla madre terra e non ai riti ricollegabili a Dioniso». I temi riguardanti le maschere del carnevale barbaricino, s'accabbadora, le cure della medicina popolare, le janas, la figura e la simbologia della dea madre, il don Conte del mercoledì delle ceneri, trovano linee inedite di valutazione che rimandano all'analisi che si nutre di un'infanzia che ha suggerito, di fonti bibliografiche e iconografiche che hanno descritto e di testimonianze dirette che ancora possono far vivere la memoria. Un viaggio che si apre ai confini del mondo: «Ovunque rivolgo il mio sguardo - conclude Joyce Mattu - come ad esempio in Africa, nei Balcani, in Kurdistan, in Bretagna, mi trovo sempre a casa».
Roberto Tangianu
domenica 3 giugno 2012
S'ANTIGU CUILE DE COSTANTINO CASULA
S'antigu cuileRomanzo
Pag. 165 - Formato 14,8 x 21 - € 20,00
La non comune sensibilità e il grande amore per la sua terra natale, la Sardegna, con tutte le componenti che caratterizzano la popolazione, la vita sociale, la cultura, il folclore e l’economia, nonché quelle legate fortemente all’ambiente, hanno portato Costantino Casula a scrivere questo particolare e interessante romanzo. Il libro, dal titolo “S’antigu cuile”, l'antico ovile in lingua sarda dell’entroterra, ci proietta dentro il cuore dell’antica isola e nell’articolato mondo del pastore e del suo ovile. Un mondo per la sopravvivenza, non facile, rimasto quasi immutato per millenni, ed ha la sue origini ancor prima dei nuraghi e delle tombe dei giganti. Costantino ci evidenzia, che il mondo agropastorale penetra fortemente nello spirito dei sardi, e che infine diventa, graniticamente, parte integrante dell’anima.
SA PROMITENTZIA DE COSTANTINO CASULA - ORTUERI - MUTOS
Casula Costantino è nato a Ortueri, dipendente dell’ A.S.L n.3 di Nuoro, lavora all’ospedale di Sorgono. Fin da ragazzo ha avuto una forte passione per la poesia sarda in generale, ma, preferendo con la maturazione soprattutto i mutos. Ottenendo considerevoli consensi in numerose piazze del centro Sardegna (Barbagia, Mandrolisai, Barigadu, ecc.) utilizzando la forma poetica estemporanea più arcaica e in passato più diffusa: su mutu frorìu. Ha partecipato come relatore a diversi convegni di poesia sarda. Ha scritto diversi articoli per il giornale L’Unione Sarda.
mercoledì 9 maggio 2012
POESIAS - Sidore Poddie - Tonara
POESIAS - Sidore Poddie - Tonara
CONDAGHES ED. - Autore/i Sidore Poddie A cura di Renato Poddie - Anno di edizione 2012
ISBN 978-88-7356-192-7 - Collana Arcale- Pagine 336 Formato Dim. 120x210 mm - Supporto Libro
Prezzo € 15,00 Acquistalo nel mercato ellettronico ED. CONDAGHES
Isidoro ´Sidore´ Poddie è nato a Tonara (NU) il 22 febbraio 1915 ed è morto il 12 marzo 1962 all´età di quarantasette anni.
Non scrisse tantissimo, la sua produzione consta di sessanta poesie, ma è riuscito con felice ispirazione a parlare d´amore, a raccontare la guerra, la malattia, la religiosità, ma anche la bellezza, a evocare la nostalgia e indignarsi per le ingiustizie della società, in una varietà di temi e di toni che ne rivelano la sensibilità e la capacità espressiva.
A cinquant´anni dalla sua morte, i figli hanno deciso di dare alle stampe le sue poesie per farle conoscere al pubblico, in particolare alle persone che l´hanno conosciuto e agli amanti della poesia sarda.
Non scrisse tantissimo, la sua produzione consta di sessanta poesie, ma è riuscito con felice ispirazione a parlare d´amore, a raccontare la guerra, la malattia, la religiosità, ma anche la bellezza, a evocare la nostalgia e indignarsi per le ingiustizie della società, in una varietà di temi e di toni che ne rivelano la sensibilità e la capacità espressiva.
A cinquant´anni dalla sua morte, i figli hanno deciso di dare alle stampe le sue poesie per farle conoscere al pubblico, in particolare alle persone che l´hanno conosciuto e agli amanti della poesia sarda.
L´opera viene pubblicata con testi bilingui a fronte - sardo e italiano - per favorirne la lettura presso un pubblico più ampio di lettori.

domenica 6 maggio 2012
La mia campagna di Russia di Riccardo Monni
La mia campagna di Russia. Grafica del Parteolla - Riccardo Monni. Il volumetto - appena 83 pagine - rievoca la partecipazione degli italiani alla guerra contro l'Unione Sovietica, durante la seconda guerra mondiale. Lo scenario è sempre osservato dall'angolo visuale dell'autore, che svela al lettore le sue personali esperienze. Tuttavia, il racconto ricostruisce anche il quadro generale delle ostilità: combattimenti di estrema durezza, disagi a nonjìnire e temperature bassissime. Toccanti gli episodi che dimostrano il sacrificio e il valore dei nostri soldati in quel lontanissimo fronte. Ma le pagine più drammatiche sono quelle che illustrano, anche con l'apporto di fotografie, la ritirata dei sopravvissuti |
Il grande tema di questo diario è annunciato dal titolo, che suona "La mia campagna di Russia (1941-1943) - Ricordi e verità" (Edizioni Grafica del Parteol-la). Ed è anche documentato dalle molte fotografie in bianco e nero, che visualizzano scenari e personaggi di cui si parla.
Ma chi è l'autore? Si chiama Riccardo Monni ed è nato a Ilbono nel 1920. Frequentato il liceo classico, ha lavorato come costruttore edile in Sardegna e soprattutto a Cagliari. Solo in tarda età ha rievocato in prima persona l'evento più drammatico della sua vita: la partecipazione alla seconda guerra mondiale. Su uno dei fronti, che ha registrato il maggior numero di caduti tra i soldati italiani.
Prima di lui altri reduci da quel versante del conflitto hanno raccontato in prosa o in versi la loro esperienza. Tra gli autori sardi che hanno testimoniato, al loro rientro nell'isola, la catastrofica disfatta del corpo di spedizione italiana
in Russia, vanno citati gli scrittori Francesco Masala e Michele Columbu. Monni non è un letterato di professione e, pertanto, il suo racconto vale principalmente come testimonianza. Ma non mancano elementi di originalità dovuti ai fatti che l'autore ha visto con i propri occhi.
«Gl'esperienza sia comunque utile.»
Quando gli arrivò la cartolina di pregno, Monni era convinto di partire per i servizio militare in una bella città del • aieto come Verona. Un modo per usci-r dal suo piccolo paese e allargare gli «izzonti culturali e geografici. La guerra jer l'Italia era iniziata da qualche mese. *-on immaginava minimamente di esse-ostinato a un fronte così lontano. Sperava di restare nel reparto cui era «uro assegnato. Vi si respirava un'atmo-sera festosa («Spesso con amici e com-rilitoni feci delle belle gite in tutte le cit-vicine, in Veneto, Lombardia, Pie-•onte e anche in Emilia, con qualche puntatma a Genova, dove avevo amici di simiglia. Cercavamo inoltre emigrati o anche residenti di origine sarda, con i quali si facevano delle riunioni in allegria per parlare e cantare nella nostra lingua»).
Questa vita spensierata non dura molto. Nel giugno del 1941, dopo l'incontro al Brennero tra Hitler e Mussolini, a decise l'invio in Russia del 187° autoreparto pesante di cui faceva parte anche Monni. La partenza avvenne il 27 agosto, da Verona; poi, attraverso l'Austria e l'Ungheria, su una tradotta scomoda e stracarica, che si fermò in numerose stazioni intermedie. Alla frontiera tra Ungheria e Romania dalla tradotta vennero scaricate le auto e si proseguì con questi mezzi pesanti, senza l'aiuto e la collaborazione degli alleati tedeschi. Il 2 settembre arrivo a Burdueni, una piccola località della Romania, che non sembrava risentire gli effetti della guerra («Uscivamo in compagnia di belle donne che gentilmente si premuravano di farci visitare le bellezze della zona e accompagnarci nei negozi dove si poteva acquistare a prezzi vantaggiosi»). L'avanzata prosegue alla volta della Mol-davia e dell'Ucraina, senza combattimenti con le truppe russe. Iniziano a farsi sentire (siamo a ottobre) il freddo e le difficoltà dei rifornimenti. Il mese successivo comincia lentamente a profilarsi l'inferno. Il maltempo era il maggiore alleato delle armate sovietiche.
Il ricordo della campagna napoleonica in Russia tornava alla mente dei soldati e degli ufficiali. Si stava preparando una disfatta analoga, man mano che ìi avanzava su strade coperte di neve con temperature molto rigide (anche venti e più gradi sotto zero). Per fare una quarantina di chilometri, tra avarie ai motori e tamponamenti, si impiegavano anche due giorni. I rapporti con le popolazioni dei villaggi erano sempre buo-
ni, improntati a simpatia reciproca e ad una solidarietà insolita tra un esercito invasore e la gente comune.
Malgrado questo clima disteso (non privo di festicciole e approcci con le ragazze), nel dicembre del 1942 le armate russe sferrano un attacco contro le divisioni italiane. È l'inizio della fine. I sovietici sono meglio equipaggiati e dispongono di armi più potenti (tra cui i cannoni anti-carro e i lancia razzi katiuscia).
Al riguardo Monni aggiunge, sfatando un luogo comune: «Anche il generale Guderian aveva avvertito che i soldati tedeschi erano malvestiti e malnutriti contro le truppe sibcriane ben equipaggiate e meglio armate. Ma Hitler, imbe-
vuto dal mito della superiorità del soldato tedesco, restava sordo al giudizio dei suoi generali. Così si andava incontro all'immane tragica sconfitta.»
Non va dimenticato però che a fornire molte armi ai russi furono gli inglesi e gli americani. Secondo le dichiarazioni di Churchill il Regno Unito concesse ai sovietici 5031 carri armati, 6678 aerei e un quantitativo di armi e munizioni per un importo di 39 milioni di sterline. Gli Stati Uniti, invece, sino al gennaio 1944, fornirono 3700 carri armati, 7400 aerei, 160000 automezzi, 20000 autoveicoli speciali, oltre un ingente quantitativo di materiale.
La ritirata delle truppe italiane iniziò nel gennaio 1943. E fu una vera e propria tragedia. Panico e disperazione si impadronirono dei soldati e degli ufficiali. Monni ce ne da una testimonianza diretta, quando scrive: «I feriti e i congelati imploravano di non essere abbandonati. Chi piangeva invocando la mamma
e Dio, chi urlava e strepitava, chi piegava o bestemmiava, altri se la prendevano con Hitler e Mussolini e addirittura con Dio che permetteva simili tragedie.»
Mancavano ordini, c'era una disorganizzazione completa. Le radio erano mute, per via delle batterie scariche a causa del gelo. Il tutto accompagnato dal rombo dei cannoni nemici.
Alcune foto, nel libro, documentano questi momenti, con i soldati che avanzano in fila sul terreno coperto dalla neve e i cadaveri dei caduti stremati per l'immane fatica. Sono immagini drammatiche che si commentano da sole.
Col passare dei giorni la situazione peggiorava. Agli italiani si aggiunsero migliaia di soldati di altre nazionalità.
Nel terribile scenario si vedevano slitte con feriti a bordo, macchine distrutte, armi pesanti fuori uso, ma soprattutto morti e tracce di recenti scontri. Circolavano le voci più disparate.
Per sopravvivere bisognava resistere alla fame, alla sete, al sonno che intorpidiva le membra, alla paura e al pessimismo. Per non parlare dei pidocchi. Qualche volta si veniva accolti nelle case dei contadini, dove si trovava da mangiare e persine un po' di vodka.
Oltre la paura e la stanchezza, tra i soldati era diffusa la dissenteria, che costringeva a camminare con i calzoni imbottiti di foglie: per il gelo non si potevano fare i bisogni all'aperto.
C'era anche chi andava fuori di testa sparando all'impazzata per entrare in un'isbà o avere una slitta. Altri uscivano di senno o si suicidavano. Quelli che resistevano procedevano inebetiti come automi, con la speranza di farcela.
Di sé l'autore del libro racconta: «A Rossosh per Natale pesavo 70 kg, qui a Gomel invece 59, quindi ero dimagrito di 11 kg. Da più di una settimana non riuscivo a lavarmi. Feci fatica a togliermi di dosso i vestiti tanto le croste, il sudore e la sporcizia me li avevano incollati sulla pelle.»
Finalmente, 20 marzo 1943, il ritorno in Italia. Prima a Tarvisio e poi a Gori-zia, dove si presentarono madri, padri e figli per sapere dei loro parenti. I pochi superstiti davano notizie consolatorie, informazioni vaghe. Infine, Monni potè tornare in Sardegna, nel suo paese. Per l'emozione il padre, dopo averlo abbracciato, rimase bloccato per un quarto d'ora, senza riuscire a parlare. Era la fine di un incubo, la conclusione di un'esperienza che nemmeno uno scrittore dell'orrore avrebbe immaginato.
martedì 27 marzo 2012
sabato 24 marzo 2012
giovedì 22 marzo 2012
INTRARE IN SONU di Pier Luigi La Croce - Tonara
sabato 31 marzo 2012
alle ore 18,30 presso il
Teatro Comunale di Tonara
in Viale della Regione.
INTERVENGONO
Il Sindaco di Tonara Pierpaolo Sau
Franca Piras
<Intrare in sonu>: immagini e suggestioni
Giovanna Demurtas
Sonorità e musicalità della lingua sarda
Renato Poddie
Su foeddare in suspu
Gianni Garau
Lingua popolare e poesia: ritmi e armonie in limba
Massimiliano Rosa
Caratteristiche del dialetto di Tonara
Maria Marongiu Alfa Editrice
Scritti su Tonara e scelte editoriali
Pier Luigi La Croce
INTRARE IN SONU
sabato 31 marzo 2012
alle ore 18,30 presso il
Teatro Comunale di Tonara
in Viale della Regione.
INTRARE IN SONU
l’ultima fatica letteraria di Pier
Luigi La Croce, è un libro, nato
dall’esigenza di documentare
con delle tavole semantiche
l’uso ed il significato di molte
parole del sardo. Perciò è stato
arricchito con delle immagini
che cercano di raccontare
meglio al lettore le suggestioni
della lingua sarda anche
attraverso i colori delle nostre
campagne, la fatica del lavoro
nelle comunità rurali, i rituali
della famiglia e della
quotidianità, il mutare del
tempo e delle stagioni. In
Intrare in Sonu ci sono molte
pagine fatte di quei colori e di
quei rumori che hanno
popolato un vissuto non tanto
lontano nel tempo; pagine che
cercano di raccontare una
lingua, quella sarda, che, aldilà
delle indiscutibili differenze tra
le diverse varianti, può essere
considerata come una lingua
comunque unica. La novità del
libro sono le 100 tavole
sinottiche che costituiscono il
tentativo di creare un legame
tra il lessico e le regole della
lingua, oltre che documentare
visivamente alcuni termini
messi insieme secondo criteri di
coerenza logica e semantica.
Con le centinaia di illustrazioni
l’Autore ha cercato di creare un
nesso accattivante tra le parola
e l’immagine inducendo una
lettura sincronica di colori e
parole, di immagini e suoni,
come in un’estensione della
teoria degli impulsi subliminali
applicata all’apprendimento del
sardo ed al suo insegnamento
nelle scuole.
venerdì 24 febbraio 2012
INTERVISTA A MARIA - CLARA GALLINI - TONARA 1979
INTERVISTA A MARIA DI CLARA GALLINI

Titolo: Intervista a Maria
Autore: Gallini Clara
Introduzione/Prefazione: Madau Bastiana
Editore: Ilisso Edizioni
Data di pubblicazione: 2003
Luogo di pubblicazione: Nuoro
Collana: Scrittori di Sardegna
Tipologia: monografie - saggi
Argomento: Letteratura
Lingua: italiano
Abstract: La Sardegna è storicamente un luogo di molteplici suggestioni per chi la osserva dall'esterno, e le sue terres de l'intérieur (come da una felice definizione dello scrittore Edouard Vincent) sono un luogo classico dell'osservazione antropologica: per le loro caratteristiche geografiche esse sono state per secoli precluse al confronto con altre culture. L'inaccessibilità ha senz'altro consentito una maggiore conservazione di modalità originali di vita e dunque delle cosiddette "tradizioni culturali". Gli studi e le ricerche di Clara Gallini hanno il loro considerevole peso nella bibliografia riguardante l'etno-antropologia della Sardegna […]. (dalla nota introduttiva di Bastiana Madau)
ID: 681
ISBN: 88-87825-62-9 - vai alla scheda OPAC
Link risorsa: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=681

Titolo: Intervista a Maria
Autore: Gallini Clara
Introduzione/Prefazione: Madau Bastiana
Editore: Ilisso Edizioni
Data di pubblicazione: 2003
Luogo di pubblicazione: Nuoro
Collana: Scrittori di Sardegna
Tipologia: monografie - saggi
Argomento: Letteratura
Lingua: italiano
Abstract: La Sardegna è storicamente un luogo di molteplici suggestioni per chi la osserva dall'esterno, e le sue terres de l'intérieur (come da una felice definizione dello scrittore Edouard Vincent) sono un luogo classico dell'osservazione antropologica: per le loro caratteristiche geografiche esse sono state per secoli precluse al confronto con altre culture. L'inaccessibilità ha senz'altro consentito una maggiore conservazione di modalità originali di vita e dunque delle cosiddette "tradizioni culturali". Gli studi e le ricerche di Clara Gallini hanno il loro considerevole peso nella bibliografia riguardante l'etno-antropologia della Sardegna […]. (dalla nota introduttiva di Bastiana Madau)
ID: 681
ISBN: 88-87825-62-9 - vai alla scheda OPAC
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PEPPINO MEREU - POSIAS - ILLISSO EDIZIONI
CLICCA PER LEGGERE PEPPINO MEREU POESIE COMPLETE ILLISSO EDIZIONI
Titolo: Poesias
Autore: Mereu Peppino
A cura di: Maulu Marco
Introduzione/Prefazione: Maulu Marco
Editore: Ilisso Edizioni
Data di pubblicazione: 2004
Luogo di pubblicazione: Nuoro
Collana: Bibliotheca sarda
Tipologia: monografie - saggi
Argomento: Letteratura, Lingua sarda
Abstract: Peppino Mereu registra il malessere da poeta che si fa interprete di un ruolo sociale ben preciso, con versi taglienti, a volte ingenui per foga, ma lucidi e quasi corali in quanto vox populi, quello stesso popolo che egli ritrae nell'atto di "lingher / s'ispada tinta de sambene tou" (A Genesio Lamberti, vv. 69-70), mentre di sé stesso scrive, orgogliosamente: "Mai lintu / happo s'ispada tinta 'e samben meu" (A Signor Tanu, vv. 71-72). A tal proposito risulta importante richiamare ancora una volta il concetto di dialettalità applicabile a un'isola nella quale non si scelse il sardo in opposizione al toscano quale "lingua della poesia", ma si continuò semplicemente ad utilizzare l'unico codice espressivo a tutti noto, il sardo appunto, pur ampiamente differenziato rispetto al parlato, che si accompagna ai modelli nazionali. (dalla prefazione di Marco Maulu).
ID: 827
ISBN: 88-89188-19-7 - vai alla scheda OPAC
PEPPINU MEREU POESIE COMPLETE EDIZIONI IL MAESTRALE
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PEPPINO MEREU POESIE COMPLETE EDIZIONI "IL MAESTRALE"
PEPPINO MEREU POESIE COMPLETE EDIZIONI "IL MAESTRALE"
Titolo: Poesie complete
Autore: Mereu Peppino
Alias: Mereu Peppinu
A cura di: Porcu Giancarlo
Traduzione: Dettori Giovanni, Fois Marcello, Masala Alberto
Postfazione: Porcu Giancarlo
Autore: Mereu Peppino
Alias: Mereu Peppinu
A cura di: Porcu Giancarlo
Traduzione: Dettori Giovanni, Fois Marcello, Masala Alberto
Postfazione: Porcu Giancarlo
Collana: Tascabili . Poesia
Abstract: Morto a soli 29 anni all'alba del nuovo secolo lasciando un piccolo libro di poesie, Peppinu Mereu (Tonara 1872-1901) ha compiuto – e tuttora prosegue – un cammino letterario senza soste né cedimenti, entrando nell'immaginario collettivo di una Sardegna che continua a leggerlo e a cantarlo. La poesia di Mereu, erede di una plurisecolare tradizione in lingua sarda e al contempo proiettata nelle inquietudini espressive e ideologiche novecentesche, si colloca fra spigliatezza comunicativa e meditate turbolenze linguistiche; coniuga il taglio deciso del verso popolare agli avvolgimenti verbali di una personalità inquieta. Questo volume raccoglie, per la prima volta, l'intera produzione di Mereu, restituendola filologicamente all'autenticità delle edizioni ottocentesche, radunando l'opera dispersa e ridando al lettore altri testi originali sommersi, mai riproposti fino ad ora, compresi alcuni inediti in lingua italiana. L'edizione, curata da Giancarlo Porcu, è corredata di una nota biografica, una bibliografia completa, una storia del testo mereiano, apparati critici e un'abbondante postfazione. La traduzione a fronte in italiano, che insegue la rima e la metrica degli originali, è ad opera di tre scrittori-poeti: Giovanni Dettori, Marcello Fois e Alberto Masala.
Note: Grafica e impaginazione a cura di Nino Mele
ID: 738
ISBN: 88-86109-85-7 - vai alla scheda OPAC
Link risorsa: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=738
ISBN: 88-86109-85-7 - vai alla scheda OPAC
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giovedì 16 febbraio 2012
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