Di Giovanni Mura
Motivo della visita ad Arasulè
Salire oggi ad Arasulè sfruttando il passaggio di Viale della Regione, la nuova arteria a pendenza zero sorta negli anni cinquanta del secolo scorso, è molto più facile che in passato quando le vie d’accesso al rione erano a dir poco proibitive.
A partire dalla strada provinciale, asse viario che attraversa in direzione est-ovest l’intero abitato di Tonara lasciando alla sua sinistra in basso i vicinati di Teliseri, Toneri e Su Pranu e sulla destra in alto quello di Arasulè, si staccano in direzione di quest’ultima grossa frazione le seguenti diramazioni:
a) La prima ha origine all’altezza del bivio per Toneri e porta, dopo una settantina di metri circa, alla contrada di Su Tzurru. Si tratta di un sentiero interpoderale contrassegnato dalla forte pendenza e da una ridotta base di calpestio. Negli ultimi decenni questa salitaccia è stata rimodellata secondo gli schemi di scalinata dai molti gradini e dai diversi piani di riposo. Nonostante questa innovazione sono sempre pochi i pedoni e gli animali che vi transitano. Per pura curiosità vi sono passato diversi anni fa ma ho dovuto fare molta fatica per poter aver ragione dei rovi e degli sterpi boccheggianti dalle siepi di confine.
b) La seconda, denominata Coa Igna, indirizza verso la contrada di Carigheri. Si ha a che fare con una prima rampa, quindi con un tratto leggermente pianeggiante ed alla fine con una ripida salita. Per raggiungere, tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta, i locali della scuola media ubicati nella sede dell’ex Municipio, non potevo fare a meno di sfruttare questa scorciatoia. Vi sarò transitato un migliaio di volte.
c) La terza ha inizio nei pressi della casa padronale dei Porru, attraversa il quartiere di Sant’Antonio e termina con l’ingresso nella contrada di Istraccu.
d) La quarta prende l’avvio dall’altezza delle vecchie aie pubbliche, oggi sede di scuole elementari, medie e superiori, e si sviluppa su un tracciato che va a recuperare in maniera agevole la precedente via d’accesso per unificarsi ad essa.
e) La quinta rappresenta l’asse periferico che unisce il rione, di Su Pranu con la nuova contrada di Pilosu in Arasulè.
Arasulè
Motivo della visita ad Arasulè
Salire oggi ad Arasulè sfruttando il passaggio di Viale della Regione, la nuova arteria a pendenza zero sorta negli anni cinquanta del secolo scorso, è molto più facile che in passato quando le vie d’accesso al rione erano a dir poco proibitive.
A partire dalla strada provinciale, asse viario che attraversa in direzione est-ovest l’intero abitato di Tonara lasciando alla sua sinistra in basso i vicinati di Teliseri, Toneri e Su Pranu e sulla destra in alto quello di Arasulè, si staccano in direzione di quest’ultima grossa frazione le seguenti diramazioni:
a) La prima ha origine all’altezza del bivio per Toneri e porta, dopo una settantina di metri circa, alla contrada di Su Tzurru. Si tratta di un sentiero interpoderale contrassegnato dalla forte pendenza e da una ridotta base di calpestio. Negli ultimi decenni questa salitaccia è stata rimodellata secondo gli schemi di scalinata dai molti gradini e dai diversi piani di riposo. Nonostante questa innovazione sono sempre pochi i pedoni e gli animali che vi transitano. Per pura curiosità vi sono passato diversi anni fa ma ho dovuto fare molta fatica per poter aver ragione dei rovi e degli sterpi boccheggianti dalle siepi di confine.
b) La seconda, denominata Coa Igna, indirizza verso la contrada di Carigheri. Si ha a che fare con una prima rampa, quindi con un tratto leggermente pianeggiante ed alla fine con una ripida salita. Per raggiungere, tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta, i locali della scuola media ubicati nella sede dell’ex Municipio, non potevo fare a meno di sfruttare questa scorciatoia. Vi sarò transitato un migliaio di volte.
c) La terza ha inizio nei pressi della casa padronale dei Porru, attraversa il quartiere di Sant’Antonio e termina con l’ingresso nella contrada di Istraccu.
d) La quarta prende l’avvio dall’altezza delle vecchie aie pubbliche, oggi sede di scuole elementari, medie e superiori, e si sviluppa su un tracciato che va a recuperare in maniera agevole la precedente via d’accesso per unificarsi ad essa.
e) La quinta rappresenta l’asse periferico che unisce il rione, di Su Pranu con la nuova contrada di Pilosu in Arasulè.
Intorno alla metà degli anni cinquanta, l’apertura al traffico della via di comunicazione che collega Carigheri con il quartiere di Sant’Antonio ha consentito sbocchi molto interessanti per la borgata di Arasulè ed i restanti rioni. Stiamo trattando del Viale della Regione, l’arteria di cui ho fatto cenno all’inizio.
E’ da tempo che avevo programmato una visita ad Arasulè. Mi ero sempre ripromesso di effettuare una visita nella parte alta del vicinato, quella riguardante le contrade periferiche estreme, rappresentate dai sotto siti rionali di Santa Maria, Muragheri e su Tzurru, ma i tempi di abboccamento sono stati sempre infruttuosi. I giorni, i mesi e le stagioni si sono sempre rincorsi velocemente, come i fogli di un libro. La terza età mi ha quasi colto di sorpresa senza poter soddisfare questo mio piccolo grande desiderio. Sarà per un’altra volta, ma quando. L’occasione propizia si è presentata con il ventaglio di proposte offerto da Cortes apertas, la rassegna che nel periodo autunnale interessa molti paesi della Barbagia centrale e di quella superiore e che in questi giorni di fine settembre 2006 fa tappa a Tonara.
Finalmente mi ritrovo al termine del Viale della Regione, all’estremità inferiore di Arasulè, il rione che, adagiato sulla montagna, volge lo sguardo a mezzogiorno verso il fondovalle. Ho percorso più di settecento metri a partire dal centro di Su Pranu, il nuovo rione sorto su una zona pianeggiante agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso. Da questo punto mi si presentano i seguenti percorsi possibili:
a) Sulla destra, una strada a tangente zero, mi permette di transitare nelle contrade di su Fossu, con il suo manipolo di case arroccate sul greto di un avvallamento, Funtana Idda, con il caratteristico viottolo che porta in alto verso le vecchie poste, Lasina, con la bianca abitazione appartenuta a Giovanni Sulis, il medico del paese dei primi anni cinquanta, e su Tzurru, con la strada campestre che porta verso Galusè, la fonte decantata da Peppino Mereu.
b) Di fronte la scuola media del passato, funge da spartitraffico tra due salite che, con angoli tangenziali di pari severità portano verso Su Montigu, nel cuore di Arasulè, e verso Su Forreddu. Quest’ultima contrada, ubicata all’estrema periferia nord-ovest, ci consegna al suo passaggio la severa abitazione di Raffaello Pulix, segretario comunale per diversi decenni nel periodo a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, il laboratorio adibito a barberia di Mameleddu, un poeta estemporaneo del secolo scorso, ed in alto, dopo aver superato una salita veramente impegnativa, le residenze estive della colonia estiva e dell’ostello della gioventù.
c) Alla sinistra Sa Caladorgia, la via cara ai notai del settecento e dell’ottocento, conduce ad Istraccu, la contrada che i censimenti del passato identificavano con la denominazione s’Arcu.
Il percorso che andrò ad affrontare ripete le stesse mosse seguite da Gabriele Carta, il sacerdote incaricato nel 1829 di redigere il censimento del rione, nel passaggio attraverso le contrade di Su Fossu, Funtana Idda, Lasina, Su Tzurru, Muragheri, Santa Maria, Su Montigu, Su Forreddu, S’Arcu, Sa Caladorgia e Carigheri.
Dei siti residenziali citati, oggi non si fa più menzione di S’Arcu (l’odierna Istraccu), Sa Caladorgia (via XX Settembre) e Su Fossu, completamente inglobato nella contrada di Funtana Idda.
Per quanto concerne la configurazione territoriale, eccezione fatta per la nuova sotto frazione di Pilosu, valgono approssimativamente le stesse coordinate dell’Ottocento.
Le contrade
E’ la contrada ubicata nella parte più bassa del vicinato. Il suo accesso è nel punto di confluenza di Coa Igna, la strada che porta ai rioni inferiori di Toneri e Teliseri, con il Viale della Regione, l’asse viario che regola il traffico automobilistico e pedonale per il nuovo rione di Su Pranu, e con le diverse vie che indirizzano verso la parte alta di Arasulè.
Poche le segnalazioni su questa sotto frazione che si affaccia a mezzogiorno sulla grande vallata tonarese. Appena 6 le famiglie conteggiate nel 1829 per un totale di 35 anime. Nulla posso precisare intorno all’altimetria. Saremo intorno a quota 930. Gli unici dati di cui dispongo sono quelli del La Marmora, le cui osservazioni barometriche facevano registrare 956,12 metri per Arasulè, 973,62 per Su Nuratziu e 815,61 per Teliseri, e quelli segnalati sulle cartine stradali con dati per Tonara sui 925 metri. Tutto intorno le montagne volano verso quota 1500. Il massiccio del Gennargentu è più avanti, dietro le nuvole, e la dietro ci sono salito due volte, nel 1953 e nell’anno 2000.
Oggi come allora sono sprovvisto di macchine fotografiche e taccuini per appunti. Poter disporre di un altimetro sarebbe il miglior toccasana.
Nelle vesti di visitatore di turno mi sentirei un estraneo a tutti gli effetti se non valesse il principio che in questi giorni di rassegna di arti e mestieri mi sento legittimato a pieno titolo ad inseguire qualsiasi percorso fra quelli presentati dagli organizzatori. In altre circostanze chiunque si avventurasse all’interno delle varie contrade dei diversi vicinati sa che il suo comportamento verrebbe sottoposto al vaglio della curiosità, del controllo a vista e del sospetto dei residenti. Ma questo è un luogo comune che vale dappertutto, piccoli borghi e città grandi comprese. Chi è costui? Che gira da queste parti? Non si era mai visto. A titolo di esempio riferirò che una volta a Cagliari, nel transitare in un viottolo di Stampace, quello che nel suo punto medio ospita la chiesetta di Sant’Efisio e nel periodo dei festeggiamenti del martire esplode di presenze umane, mi sentii come un sorvegliato a vista. Sembrava avessi violato dei passaggi privati. Tutto il mondo è paese.
Oggi a Tonara, prima domenica di ottobre 2006, ogni visitatore si considera ospite privilegiato e come tale libero di girare dove e come gli pare, non più nelle vesti del sospettato bensì nei panni dell’inquisitore. E non gli mancheranno i motivi e gli spazi di approfondimento. Il ventaglio di proposte offerto da questa rassegna denominata Autunno in Barbagia è vario ed allettante.
Finalmente mi ritrovo al termine del Viale della Regione, all’estremità inferiore di Arasulè, il rione che, adagiato sulla montagna, volge lo sguardo a mezzogiorno verso il fondovalle. Ho percorso più di settecento metri a partire dal centro di Su Pranu, il nuovo rione sorto su una zona pianeggiante agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso. Da questo punto mi si presentano i seguenti percorsi possibili:
a) Sulla destra, una strada a tangente zero, mi permette di transitare nelle contrade di su Fossu, con il suo manipolo di case arroccate sul greto di un avvallamento, Funtana Idda, con il caratteristico viottolo che porta in alto verso le vecchie poste, Lasina, con la bianca abitazione appartenuta a Giovanni Sulis, il medico del paese dei primi anni cinquanta, e su Tzurru, con la strada campestre che porta verso Galusè, la fonte decantata da Peppino Mereu.
b) Di fronte la scuola media del passato, funge da spartitraffico tra due salite che, con angoli tangenziali di pari severità portano verso Su Montigu, nel cuore di Arasulè, e verso Su Forreddu. Quest’ultima contrada, ubicata all’estrema periferia nord-ovest, ci consegna al suo passaggio la severa abitazione di Raffaello Pulix, segretario comunale per diversi decenni nel periodo a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, il laboratorio adibito a barberia di Mameleddu, un poeta estemporaneo del secolo scorso, ed in alto, dopo aver superato una salita veramente impegnativa, le residenze estive della colonia estiva e dell’ostello della gioventù.
c) Alla sinistra Sa Caladorgia, la via cara ai notai del settecento e dell’ottocento, conduce ad Istraccu, la contrada che i censimenti del passato identificavano con la denominazione s’Arcu.
Il percorso che andrò ad affrontare ripete le stesse mosse seguite da Gabriele Carta, il sacerdote incaricato nel 1829 di redigere il censimento del rione, nel passaggio attraverso le contrade di Su Fossu, Funtana Idda, Lasina, Su Tzurru, Muragheri, Santa Maria, Su Montigu, Su Forreddu, S’Arcu, Sa Caladorgia e Carigheri.
Dei siti residenziali citati, oggi non si fa più menzione di S’Arcu (l’odierna Istraccu), Sa Caladorgia (via XX Settembre) e Su Fossu, completamente inglobato nella contrada di Funtana Idda.
Per quanto concerne la configurazione territoriale, eccezione fatta per la nuova sotto frazione di Pilosu, valgono approssimativamente le stesse coordinate dell’Ottocento.
Le contrade
Su Fossu
E’ la contrada ubicata nella parte più bassa del vicinato. Il suo accesso è nel punto di confluenza di Coa Igna, la strada che porta ai rioni inferiori di Toneri e Teliseri, con il Viale della Regione, l’asse viario che regola il traffico automobilistico e pedonale per il nuovo rione di Su Pranu, e con le diverse vie che indirizzano verso la parte alta di Arasulè.
Poche le segnalazioni su questa sotto frazione che si affaccia a mezzogiorno sulla grande vallata tonarese. Appena 6 le famiglie conteggiate nel 1829 per un totale di 35 anime. Nulla posso precisare intorno all’altimetria. Saremo intorno a quota 930. Gli unici dati di cui dispongo sono quelli del La Marmora, le cui osservazioni barometriche facevano registrare 956,12 metri per Arasulè, 973,62 per Su Nuratziu e 815,61 per Teliseri, e quelli segnalati sulle cartine stradali con dati per Tonara sui 925 metri. Tutto intorno le montagne volano verso quota 1500. Il massiccio del Gennargentu è più avanti, dietro le nuvole, e la dietro ci sono salito due volte, nel 1953 e nell’anno 2000.
Oggi come allora sono sprovvisto di macchine fotografiche e taccuini per appunti. Poter disporre di un altimetro sarebbe il miglior toccasana.
Nelle vesti di visitatore di turno mi sentirei un estraneo a tutti gli effetti se non valesse il principio che in questi giorni di rassegna di arti e mestieri mi sento legittimato a pieno titolo ad inseguire qualsiasi percorso fra quelli presentati dagli organizzatori. In altre circostanze chiunque si avventurasse all’interno delle varie contrade dei diversi vicinati sa che il suo comportamento verrebbe sottoposto al vaglio della curiosità, del controllo a vista e del sospetto dei residenti. Ma questo è un luogo comune che vale dappertutto, piccoli borghi e città grandi comprese. Chi è costui? Che gira da queste parti? Non si era mai visto. A titolo di esempio riferirò che una volta a Cagliari, nel transitare in un viottolo di Stampace, quello che nel suo punto medio ospita la chiesetta di Sant’Efisio e nel periodo dei festeggiamenti del martire esplode di presenze umane, mi sentii come un sorvegliato a vista. Sembrava avessi violato dei passaggi privati. Tutto il mondo è paese.
Oggi a Tonara, prima domenica di ottobre 2006, ogni visitatore si considera ospite privilegiato e come tale libero di girare dove e come gli pare, non più nelle vesti del sospettato bensì nei panni dell’inquisitore. E non gli mancheranno i motivi e gli spazi di approfondimento. Il ventaglio di proposte offerto da questa rassegna denominata Autunno in Barbagia è vario ed allettante.