venerdì 15 marzo 2013
ERAVAMO INSIEME SBANDATI: PITZINNOS, PASTORES PARTIGIANOS
Il volume è articolato in diverse parti e tale è da considerare pure l’epigrafe, un frammento poetico di Andrea Zanzotto che dice di come sia da intendere la parola “sbandamento”: quanto fece stare insieme i ragazzi-pastori sardi dopo l’8 settembre 1943. Anche le dediche sono narrazioni, quelle private dei quattro autori e prima ancora quelle pubbliche, a personaggi ispiratori: lo storico delle “Annales” Marc Bloch, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, il giornalista cecoslovacco Julius Fučík, tutti combattenti della Resistenza, tutti uccisi dal nazifascimo, il regista cinematografico Robert Bresson, Antonio Gramsci, don Lorenzo Milani e la poetessa Wisława Szymborska. Nomi e Motivi sono i capitoli iniziali. Partono da un elenco dei partigiani sardi che combatterono nelle formazioni della Divisione d’Assalto “Garibaldi – Natisone” operanti in Friuli-Venezia Giulia poi confluite nel IX Korpus Sloveno. Vengono individuati due tra i principali protagonisti: Joglieddu Sanna “Varadda” e Nenneddu Sanna, entrambi di Bitti, entrambi partigianos, entrambi caduti in combattimento. Si entra poi nelle diverse Spoon River: i camposanti dove i caduti sono sepolti e la memoria che di loro si elabora e si tramanda nei vari paesi di provenienza: Bitti, Orgosolo, Orune, Galtellì, Dorgali, Nuoro e altri luoghi della provincia. Seguono le biografie di Joglieddu Sanna e Nenneddu Sanna: vite rappresentative di tutti i pitzinnos pastores, raccontate pure dalle loro lettere ai famigliari. L’intermezzo apre a un’idea centrale di Resistenza come atto in cui Materialismo Storico e Spirito convivono: una articolata recensione al film di Bresson Un condannato a morte è fuggito che ha come titolo originale Le Vent souffle où il veut.
Tematica che verrà ripresa in uno dei capitoli finali: I segni della Storia ovvero Work in progress, tessitura della rete dell’antifascismo sardo e nuorese in particolare. La parte centrale, ossatura e spina dorsale del libro, sono le interviste, riportate bilingui, in sardo e traduzione italiana a fronte. Sono i ritornati vivi a raccontare di sé e dei compagni morti, care ombre partigiane.
Gli intervistati sono Luisu Podda, Luisu Mereu (eravamo insieme sbandati) e Corraineddu di Orgosolo, Anzelinu Soro di Galtellì. In appendice una sintesi di una conversazione con Amarette, alias Antonio Michele Pintus di Bitti, sui tempi dello sbandamento. Tra un’intervista e l’altra ci sono un capitolo dedicato al medico partigiano Flavio Busonera, impiccato per rappresaglia nazifascista a Padova, e un altro significativamente titolato: Sa tuppa de Bieda, Nella macchia di Blera. Dice dei luoghi dove i pitzinnos pastores “banditarono senza causa” prima di diventare partigiani. Ma documenta pure di quanti, sardi, furono al servizio dei nazisti occupanti e della repubblica di Salò. Una scelta metodologica è quella di mettere in minuscolo le istituzioni nazifasciste e di non far mai comparire in immagine volti e corpi di Hitler, Mussolini, tiranni, gerarchi e criminali in tempo di guerra e di pace. Ci sono però, visibili, a futura memoria, molte vittime. Chiudono il volume una cronologia, altre tavole di comparazione, bibliografia-discografia-filmografia-sitografia, tutte ragionate, e un sostanzioso indice dei nomi. Prima ancora ci sono la lettera di don Milani ai cappellani militari nel 1965 e un inserto a colori chiamato “Romancero Partigiano”. Il libro è in distribuzione sia in Sardegna che in altre parti d’Italia e lo si può avere con una sottoscrizione a partire da 20 euro + 3, 63 per spese di spedizione postale da versare sul conto corrente intestato a: ANPI-Comitato provinciale di Nuoro. Iban: IT86C0335901600100000064528. Per ulteriori chiarimenti consultare www.pitzinnospastorespartigianos.it, scrivere a: anpi.nuoro@libero.it oppure dcabula@libero.it, oppure spartaco.dettori@tiscali.it, oppure natalinopiras51@tiscali.it o natsiro@hotmail.com
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