lunedì 30 dicembre 2019

Raimondo Bonu Mediatore di alta e bassa cultura


Fonte La Nuova sardegna 26 aprile 2005

Raimondo Bonu Mediatore di alta e bassa cultura

Del personaggio, vissuto per l'intero Novecento dentro il tessuto antropologico di una parte di mondo sconosciuta, si potrebbe dire che ripropone l'orizzonte del villaggio. Vasti e stratificati sono i suoi saperi. E poi c'è il vento che soffia dove vuole: lo Spirito Santo che muove parole e opere degli uomini. Tutte metafore per Raimondo Bonu, prete nato a Ortueri, nel Mandrolisai o se si vuole 'nell'estremo lembo occidentale della Barbagia". Era il 3 dicembre 1890. Nel paese natale, Raimondo Bonu mori il 30 marzo 1981. Sabato scorso, figura e opera sono state oggetto di un convegno della Pro loco di Tonara, dove Bonu fu parroco dal 1922 al 1933. Il convegno era il giorno dopo i funerali in mondovisione di papa Giovanni Paolo II e tutti avevano davanti agli occhi le immagini del vento che muove le pagine del Vangelo sopra la cassa di Wojtyla. La metafora del vento si è rivelata efficace per rappresentare «l'appassionata dedizione di dottor Raimondo Bonu», cosi Gabriele Casula, presidente della Pro loco. Il prete di Ortueri fu curatore di anime e insieme scrittore, storico, letterato, giornalista e archeologo. Lascia un vasto patrimonio in libri ed altri segni. «Monsignor Bonu» si legge in internet «dall'inizio alla fine, ebbe la fortuna di poter ricrearsi con lo stesso ossigeno dell'ambiente in cui era nato»: il tessuto antropologico e l'orizzonte del villaggio. «L'inizio e la fine dell'uomo non sono poi cosi lontani tra loro, anche se separati da un arco di storia di ottant'anni. Qualche volta la vita si snoda su un tracciato circolare per un bisogno vitale di ritorno alle origini". Bonu «non pensò che ad essere sacerdote. Lo fu già da bambino, nella speranza e nelle preghiere di sua madre, Teresa Pinna». Era di origini contadine. «Il contadino di Ortueri - scrive Bonu - ama l'aratro e la vanga non solo perché per essi avrà colmo il granaio e il torchio ridondante di vino, ma soprattutto perché considera un dovere il suo lavoro per obbedire ai precetti di quella fede insostituibile, che oltre i limiti del tempo e dello spazio riaccende nell'anima le dolci immortali speranze». Fede nel Dio dei viventi ma anche nella buona volontà delle persone. È quanto emerge dalle tre ore intense del convegno tonarese, coordinato dall'insegnante Nello Tatti. Dopo i saluti, ha aperto i lavori Gabriele Casula autore della presentazione di 'Tonara", opera di Bonu pubblicata nel 1936 e poi diffusa in fotocopie fino a questa riedizione del 2004, arricchita di molte fotografie. Scrive Casula che Raimondo Bonu, autore di 24 testi tra il saggistico e il narrativo, senza considerare la produzione giornalistica, fu a Tonara «impegnato in prima persona per la realizzazione di importanti opere pubbliche come la costruzione del nuovo cimitero nel 1927, e la ricostruzione, dal 1927 al 1929, della nuova parrocchia di San Gabriele Arcangelo, dichiarata pericolante qualche anno prima dal Genio civile di Cagliari». Questo a significare il modo di essere nel paese di Raimondo Bonu «per 31 anni parroco in Barbagia e grande studioso della realtà sarda». Oltre che a Tonara fu a Gadoni ed Aritzo. Al parroco Bonu i parrocchiani si rivolgevano spesso per chiedere consigli. Avevano problemi da dipanare, questioni da risolvere, cause da trattare. Ed egli, dotato di acutezza d'intuito e di forza d'intelligenza, non trovava difficoltà ad indicare la soluzione più adatta, da uomo sempre rispettoso della legge. Le sue omelie, calde e ricche, non avevano altro riguardo che indicare all'uomo il tracciato della legge di Dio: il cuore dei santi è nella legge di Dio». Questo, a grandi linee, il tema svolto al convegno da don Ignazio Serra, parroco di Siamaggiore, nell'oristanese. Ha tracciato un profilo biografico di Bonu, argomento tra l'altro della sua tesi di laurea e suo nume ispiratore. Il parroco Bonu continua ad essere mediatore tra alta e bassa cultura, raccoglitore e divulgatore, come lo furono per esempio Raimondo Calvisi e pride Merche a Lodè, Siniscola, Oniferi e Orotelli. È un dato che pure emerge dal saggio su Bonu scritto per l'Archivio storico sardo da Giampiero Todini e ripubblicato nella monografia su Tonara. Todini, docente di diritto italiano all'università di Sassari, doveva essere tra i relatori al convegno. Motivi dell'ultim'ora glielo hanno impedito. Cosi come causa di forza maggiore è stata l'assenza di monsignor Ottorino Alberti, dovuto partire a Roma dopo la morte del papa. È toccato a Tito Orrù, direttore del Bollettino storico-bibliografico della facoltà di scienze politiche a Cagliari, fare allora tutta la parte storica. Orrù ha parlato delle due figure di tonaresi illustri di cui si è occupato anche Raimondo Bonu. Sono il giurista Vincenzo Cabras e suo nipote Antonio Raimondo Tore, arcivescovo di Cagliari dal 1837 al 1940. Indagare su questi e altri personaggi è riconoscere la sapienza del cuore del sacerdote «che a tutti può ripetere con Sant'Agostino: ama molto l'intelligenza». Ancora: «Saper pensare è la premessa del saper amare. Saper amare è il fondamento del saper agire». Rileva Gabriele Casula nel libro su 'Tonara", che durante il fascismo Raimondo Bonu non dette segni di adesione al regime. Neppure si schierò contro. Gli interessava altro. «Forse una scelta obbligata per sottrarsi al controllo, non già delle autorità religiose, quanto di quelle statali che non gli avrebbero mai permesso di scrivere e commentare i delicati momenti della vita tonarese del primo dopoguerra». C'è in Bonu un'intelligenza del fare, la prudenza come metodo. Si laureò alla facoltà teologica di Cagliari nel 1917, un anno dopo l'ordinazione sacerdotale, con una tesi, interamente scritta in latino, su Tobia, padre e figlio, personaggi biblici. Vi si parla della banalità del bene e della provvidenza divina, forse la stessa che salvò dalla malaria il ragazzo Bonu, studioso appassionato che tale rimase per sempre. Dopo i trent'anni e passa di apostolato barbaricino, insegnò al seminario di Oristano, dal 1947 al 1966. «Apprezzato e ricercato dagli studenti, come storico, guida allo studio, quante tesi di laurea sono nate sotto la sua regia!». Lo ricordano come 'uomo del dialogo, volitivo, intraprendente". Conservò sempre i tratti comportamentali di quando, agli inizi del suo ministero a Tonara, la gente lo chiamava bonariamente 's'arrettoreddu". Non smise mai di cercare. In questo era molto paziente. 'La ricerca ha pari dignità della preghiera", sosteneva. Fece l'archeologo. Su questo affascinante tratto della sua personalità si è soffermata al convegno tonarese Maria Ausilia Fadda, anche lei di Ortueri, soprintendente archeologico della provincia di Nuoro. Quando studiava al liceo, Maria Ausilia Fadda ebbe, come professore di latino e greco, Antonio, fratello di Raimondo. Sembra di tessere un romanzo famigliare. Con grande competenza, commentando una serie di diapositive sugli scavi da lei diretti a Su Nuratze, 'alla periferia del centro urbano di Tonara", Maria Ausilia Fadda ha fatto vedere in che maniera bronzetti e navicelle votive siano tracce che accomunano, nello spirito della ricerca e dell'osservazione, i paesi a lacana del vasto mondo barbaricino e del Mandrolisai. La religiosità degli antichi, la vita quotidiana rilevata dalle orme del loro passare sulla terra, pietre e utensili, il minerale e il legno, nel segno di Bonu sono capaci di raccontare anche la modernità. Avendo Su Nuratze come referente, il Bonu archeologo, sostiene Gabriele Casula, «indica in Trochei, Intro Errios, Italà, Talaseri, Toneri, Arasulè o Aralusè i rioni e i villaggi che hanno via via vissuto i tonaresi nel corso dei secoli». In questo afflato, Bonu «ha osservato nuraghi, domus de janas, tombe, reperti vari, ha letto e interpretato iscrizioni». Parla delle migrazioni, tra Sei-Settecento, da Hispasulè, ricco villaggio tra Sorgono e Atzara, verso il luogo che costituirà il primo nucleo di Tonara. «Serietà di fonti e forma attraente, onestà letteraria e senso di comprensione umana accompagnano le centinaia di pagine" degli scritti di Bonu. Un dato di fatto lo rileva infine don Gianni Maccioni, attuale parroco di Tonara, intervenendo al dibattito. Non c'è ancora in paese una via intitolata a Raimondo Bonu.

mercoledì 20 novembre 2019

Gli antenati di Peppino Mereu di Nino Mura


Gli antenati di Peppino Mereu 
Inseguendo a ritroso nel tempo i registri di popolazione di Tonara è possibile risalire alle famiglie del trisavolo, del bisnonno, del nonno e del padre di Peppino Mereu.
Per l’antenato più anziano siamo dovuti ricorrere all’elenco dei confermati del 1743, anno in cui i coniugi Sebastiano Mereu e Maddalena Sau presentano al cospetto dell’arcivescovo Luigi Vico i loro figli Giovanni Maria e Giovanni. Altri figli della coppia sono Diego, sacerdote, e Francesco Giuseppe, futuro notaio. E’ di Giovanni Maria che ci dobbiamo ora occupare.
Di questo rampollo, nel 1775, abbiamo la seguente situazione familiare:
Giovanni Maria Mereu, vedovo
Rita, figlia di anni 12
Maria, figlia, di anni 2.

E’ questa la 143° famiglia censita in Arasulè. Nella 141° e nella 144° sono rispettivamente segnalate le presenze del sacerdote e del notaio.
Preciso che il nostro Giovanni Maria, vedovo di Maria Speranza Dearca, convola in seconde nozze con Maria Anna Peddes. Se non si fosse risposato non avremmo oggi sentito riecheggiare all’infinito le note di Nanneddu meu.
Nello status animarum del 1798 leggiamo per Arasulè la seguente composizione familiare:
Maria Anna Peddes, vedova
Sebastiano Mereu, figlio, di 18 anni
Maddalena Mereu, figlia di 15 anni.

A seguito del matrimonio contratto dall’unico figlio maschio con Rosa Todde viene alla luce nel 1828 Giuseppe Mereu. Il registro di popolazione del 1829 fornisce queste indicazioni:
Sebastiano Mereu, marito, di anni 47
Rosa Todde, moglie, di anni 41
Giovanni Maria, figlio, di anni 10
Anna, figlia, di anni 8
Francesca, figlia, di anni 3
Giuseppe, figlio, di anni 0 (primo anno di vita)
Giuseppe Sulis, servo, di anni 26.
Paola Pala Sau, serva, di anni 20.
La contrada interessata è quella di Funtana Idda.
Dalle nozze di Giuseppe Mereu con Angiolina Zedda nasce nel 1872 il nostro Peppino. Nessun riscontro di detta composizione familiare nel registro di popolazione del 1856. Forse a tale data la coppia non si era ancora formata.
Dal registro scolastico dell’annata 1887/88 apprendiamo che due figli di Giuseppe, medico condotto della comunità tonarese, frequentano rispettivamente la classe unica maschile e quella femminile. Essi rispondono ai nomi di Ernesto, classe 1876, e di Emilia, classe 1881. Il luogo di nascita di quest’ultima è Cagliari.
In ultima analisi, gli ascendenti diretti di parte maschile sono il padre Giuseppe, il nonno Sebastiano, il bisnonno Giovanni Maria ed il trisavolo Sebastiano mentre quelli di parte femminile rispondono ai nomi di Angiolina Zedda, madre, Rosa Todde, nonna, Maria Anna Peddes, bisnonna e Maddalena Sau, trisavola. 
Nino Mura 

Larentu - Lorenzo Zucca cantore di Ilalà (di Nino Mura)


Lorenzo Zucca
   Il vice parroco tonarese Domenico Martini, incaricato di censire la popolazione del rione di Toneri per l’anno 1829, così ci rappresenta la situazione familiare di Lorenzo Zucca della contrada di Catzolaghedu:
Antonio Zuca, marito, di anni 57
Rosa Carneri, moglie, di anni 49
Angela Zuca, figlia, di anni 16
Sebastiano Zuca, figlio, di anni 14
Lorenzo Zuca, figlio, di anni 11
Raimondo Zuca, figlio, di anni 4

   Nel 1845 Lorenzo Zucca è censito nella frazione di Ilalà. Questa la composizione familiare:
Lorenzo Zucca, marito, di anni 26
Francesca Cabras Carta, moglie, di anni 20
Antonio Zucca, figlio, anni 1
Francesca Rosa Carta, suocera (vedova), di anni 50.
   Dallo status animarum di Ilalà dell’anno 1856 rileviamo questa nuova situazione:
Lorenzo Zucca, marito, di anni 35
Francesca Cabras Carta, moglie, di anni 35 (sic) (Età un po’ ballerina!)
Antonio Zucca, figlio, anni 6 (sic) (Età sin troppo ballerina!)
Rosa Zucca, figlia, di anni 1

   Non so in quale anno sia avvenuto il decesso di Lorenzo Zucca, al riguardo bisognerebbe attivare le ricerche presso gli archivi della parrocchia e del Comune di Tonara, ma reputo improbabile un legame di amicizia tra lo Zucca ed il Mereu. Ricordiamo che Peppino M., nascendo nel 1872, potrà essere in grado di esprimere il suo pensiero poetico non prima del compimento dei 15 anni. A tale data, Lorenzo Zucca, ammessa la sua sopravvivenza, avrebbe un età avanzata, intorno ai 70 anni.
P.S. E’ bene sapere, ai fini di ulteriori indagini, che i registri parrocchiali dei decessi relativi al periodo 1848-1874 non rispondono all’appello degli studiosi. Le ricerche sono infruttuose tanto a Tonara quanto nell’archivio storico diocesano di Oristano.
   Nei registri dei defunti datati 1874-1879 non è segnalato il decesso del cantore di Ilalà. Bisognerebbe controllare le registrazioni dei periodi successivi e, in caso di insuccesso, tentare per altre vie non escluse quelle che indirizzano ad uno studio più attento dei Quinque libri.


IL CASATO DEI SAU A TONARA di Nino Mura

(estratto dall'Articolo già pubblicato in questo Blog a firma Nino Mura "Tiu Pè"  Nota 2)
Il casato dei Sau
   I primi registri parrocchiali tonaresi fanno riferimento ad atti di nascita, di cresima, di matrimonio e di morte che rimandano alla fine del Cinquecento (1584-1599) e all’inizio del Seicento (1600-1617). Mancano i registri della popolazione, i cosiddetti status animarum. Tutti i libri citati, peraltro largamente incompleti, sono riuniti in un unico faldone e trovano idonea collocazione presso l’archivio storico diocesano di Oristano. Non sarebbe male se si provvedesse ad un opportuno restauro.
   I certificati di battesimo del trentennio in esame, 111 per il primo periodo e 518 per il secondo, segnalano la presenza di un solo rappresentante dei Sau. Si tratta di una madre di famiglia di nome Antonia che il 12 settembre del 1598 dà alla luce una bambina di nome Maria Angela. Il padre della battezzata si chiama Antoni Pira. La signora Sau è citata anche il 20 maggio 1601 in occasione della nascita di Caterina Pira, una seconda figlia.
   Il cognome relativo alle nostre ricerche latita anche dall’elenco dei padrini.
   Tra i cresimati del 1603 e del 1611, rispettivamente nel numero di 99 e 188, non è segnalato alcun caso della nostra casata la quale è assente anche dagli estremi anagrafici delle genitrici e dei padrini.
   Le 68 certificazioni matrimoniali di fine secolo e le 128 del periodo successivo non fanno mai cenno alcuno al cognome Sau né tra i contraenti né tra i testimoni.
   Nell’elenco dei decessi avvenuti tra la fine e l’inizio del secolo, 73 nella prima parentesi e 148 nella seconda, il casato in esame non compare mai.
   Prima di procedere alla ricerca dei Sau nel tempo ci concediamo una piccola riflessione sul titolo di parrocchiale assegnato nel tempo alle chiese di Santa Anastasia prima e di San Gabriele dopo.
   La data esatta del cambio del testimone non ci è nota ma l’anno sì. E’ il 1616. Ecco quanto riferiscono le seguenti documentazioni di cui la prima tratta di un decesso e la seconda di un matrimonio.
Decesso di Basilio Serra (31 marzo 1616)
   Vui (oggi) @ als ultim de mars ayn 1616 Basile de Serra es passat desta p(rese)nt ala millor avent pres tots los Sacraments y fet son ultim testament.
   Enterrat dins (dentro) la parrochial iglesia de S(an)ta Anastasia. Ministre Salvador Dejana Curat &
Matrimonio Garau-Deias (15 settembre 1616)
   Antiogu Garau j Maria Devias tots dos (tutti e due) fadrins (scapoli) dela predita V(il)a an pres benedissio en la parrochial jglesia de Sant Gabriel j avent fet primarement las solitas munissions conforme la orde (il rito) dela santa mare iglesia essent per testes Llorent Pisti major de v(il)a Quitanu Garau Juanoto Virdis.
   Julia Toddj mi(ni)stre & (Officiante Giuliano Todde)
   Il decreto che stabilisce il cambio della guardia tra i due luoghi di culto sarà stato emesso certamente nel lasso di tempo che decorre dal 31 marzo 1616 al 15 settembre dello stesso anno. Non può essere stato altrimenti.
   E riprendiamo il discorso sul noto ceppo rifacendoci sempre ai citati Quinque Libri parrocchiali.
   Spigolando tra le certificazioni di metà Seicento si viene a conoscenza del singolare ritrovamento di una trovatella. Incaricato di battezzare la creatura, è il sacerdote Salvatore Deiana. Nell’atto di nascita si riferisce che il neonato, del quale no se sap ni para ni mara (non si conoscono i genitori), è stato trovato llengat (avvolto in fasce) en la p(rese)nt vilaForen p(adrin)s Perdu Arbis y Melenciana Sau.
   Il 28 gennaio 1655 muore Antonia Sau. E’ molto probabile che si tratti della madre di Maria Angela e Caterina Pira. La tumulazione del cadavere avviene all’interno della chiesa di Santa Maria nel rione di Arasulè.
   Il 26 gennaio del 1676 muore Francesco Sau. Non sono segnalati né l’età né il luogo di sepoltura.
   Dal registro dei cresimati nell’anno 1743 rileviamo che dei 651 partecipanti alla cerimonia e residenti nella frazione di Arasulè, dei quali 338 appena confermati e 313 in qualità di genitori, solamente 15 sono citati con il cognome Sau. Di questo sparuto numero, distribuito unicamente fra le contrade di Arasulè, fa parte anche Maddalena Sau, una prozia di Peppino Mereu, ma di ciò tratteremo ampiamente nel paragrafo dedicato agli avi del poeta tonarese. Qui ci limitiamo a riportare la seguente documentazione che fa capo alla coppia Mereu-Sau ed ai loro figli.
Famiglia n°93 di Arasulè
Juan M(ari)a h(ij)o de Seb(asti)an Mereu y Magdalena Sau. P(adrino) Seb(asti)an Pruneddu.
Juan h(ij)o de Seb(asti)an Mereu y Magdalena Sau. P(adrino) Fran(cis)co Deyana.
   La distribuzione dei confermati e dei loro familiari nei vari rioni di appartenenza può essere espressa dalla seguente tabella a doppia entrata:
Arasulè
Toneri
Teliseri
Ilalà
Totali
Cresimati
338
222
71
36
667
Genitori
313
232
56
33
634
Totali
651
454
127
69
1301

   Preciso che le famiglie in elenco nel libro delle cresime di detto anno sono 313, di cui 153 fanno capo ad Arasulè, 115 a Toneri, 28 a Teliseri e 17 ad Ilalà. E’ da ritenersi del tutto casuale la coincidenza del numero dei genitori di Arasulè con il totale delle famiglie dell’intero abitato.
   Due sole tracce del casato sotto esame tra i cognomi dei padrini. I casi rilevati, che rispondono ai nomi di Pietro e Maria Sau, rientrano tuttavia nella categoria dei genitori già rilevati e conteggiati.
   Fra i 967 residenti direttamente interessati alla cerimonia delle confermazioni avvenute nel 1759, i Sau segnalati sono 14, di cui 13 con dimora in Arasulè ed 1 in Teliseri.
   L’unica presenza in quest’ultima frazione è confermata dalla seguente documentazione:
Fam. n°13 di Teliseri
M(ari)a Josepha Dessogiu h(ij)a de Joseph Sogiu y An(tio)ga Sau. P(adrino) el V(enera)ble Joseph Deligia de Tonara.
M(ari)a Antonia h(ij)a de Joseph Sogiu y An(tio)ga Sau. P(adrino) el V(enera)ble Juan An(tio)go Garau de Tonara.
   Le 263 famiglie citate nel registro sono distribuite nel territorio secondo quest’ordine: 132 ad Arasulè, 93, a Toneri, 19 a Teliseri e 19 ad Ilalà.
   Per avere dei quadri più attendibili sulle esatte presenze dei Sau a Tonara bisogna portarsi al 1775. Da tale anno in poi si ha la possibilità di prendere visione dei registri di popolazione sino al 1856. Per i miei studi mi sono servito degli status animarum o estados de las almas delle seguenti annate: 1775-1798-1811-1829-1845 e 1856. Essi trovano giusta collocazione presso l’archivio storico parrocchiale di Tonara e quello diocesano di Oristano. Ho segnato in grassetto il 1829 perché il registro di popolazione di tale anno tiene conto tanto della distribuzione delle persone all’interno delle loro famiglie quanto dell’appartenenza alle contrade dei diversi rioni. I diversi quadri, compreso quello della parentela, assicurano una buona lettura del panorama umano e di quello territoriale. Può darsi che le istruzioni per il giusto assemblaggio delle varie poste in gioco siano state impartite da Monsignor Tore, già vicario ad Oristano e successivamente presule ad Ales e Cagliari.
   Per una migliore esposizione delle presenze facenti capo al casato in questione presentiamo la seguente tabella:
   Presenze dei Sau nei vari rioni
Anni
Arasulè
Toneri
Teliseri
Ilalà
Totale
presenze
Abitanti
tonaresi
1775
36
0
2
0
38
2043
1798
46
0
2
0
48
2374
1811
59
4
2
0
65
2421
1829
61
9
0
0
70
2348
1845
81
13
0
0
94
2509
1856
99
17
0
0
116
2350

   Nel 1829, la frazione di Arasulè è rappresentata dai Sau nelle seguenti contrade: Santa Maria-Su Montigu-Su Forreddu- Funtana Idda-Muraghedi (sic)-S’Arcu (l’odierna Istraccu)-Su Zurru-Lasina-Sa Caladorgia (l’odierna via XX settembre)Il cognome in oggetto non compare nei quartieri di Carighedi (sic) e Su Fossu.
   Nella frazione di Toneri, il casato citato è presente, sempre in tale anno, in Maria Prà, Pratza de is Zuccas e Catzolaghedu.
   A fine ottocento il cognome in oggetto è molto gettonato nelle varie contrade del paese ed in particolare in quelle di Arasulè. A conferma di ciò presentiamo un quadro anagrafico degli studenti, appartenenti a detto ceppo, in età scolare nell’annata scolastica 1887/1888. Dei 124 studenti iscritti, di cui 74 maschi e 50 femmine, ben 14 sono rappresentati dal casato in questione. Questi i loro estremi:
Nome
Cognome
materno
Professione
paterna
Estremi
genitore
Anno
nascita
Via
Antonio
Flores
Contadino
Tomaso Sau
1880
Eleonora 102
Antonio
Sau
Guardia carcere
Giovanni Sau
1875
Spano 34
Antonio
Flores
Carrettiere
Giuseppe Sau
1880
Santa Chiara 3
Caterina
n. s.
Contadino
Antonio Sau
1874
La Costa 20
Giovanni
Floris
Contadino
Tomaso  Sau
1878
Manno 10
Giuseppe
Zedde
Porcaro
Francesco Sau
1879
Baille 2
Maria Rosa
n. s.
Viandante
Antonio Sau
1881
Eleonora 59
Michele
Todde
Negoziante
Giuseppe  Sau
1879
Funtanedda 7
Pietro
n. s.
Esattore
Giovanni  Sau
1881
Eleonora 47
Sebastiana
n. s.
Contadino
Antonio Sau
n. s.
La Costa 20
Sebastiano
Todde
Negoziante
Giuseppe Sau
1880
Funtanedda12
Sebastiano
Pala
Proprietario
Cosimo Sau
1876
n. s.
Stefano
Deiana
Porcaro
Sebastiano Sau
1882
n.s.
Antonio
Patta
Contadino
Giuseppe Sau
1880
Santa Chiara 10

CASULA STEMMA E BLASONE- DOSSIER ARALDICO

FONTE Antica ed assai nobile famiglia sarda, di chiara ed avita virtù, propagatasi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d'Italia...