sabato 26 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
PROSSIMANTE IN EDICOLA E IN LIBRERIA "GLI ULTIMI TESTIMONI FILM TESTIMONIANZA DI GRAZIANO CANU
SARDI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE.
TESTIMONIANZE DI:
BENIGNO CASULA - TONARA
SEBASTIANO GIOI E FRANCESCA MACCIONI - DESULO
ANTONIO FRAU - OVODDA
AGOSTINO CARAI - OLZAI
GIOVANNI MEREU - DORGALI
PINUCCIO TINTI - CAGLIARI
RICCARDO MONNI - ILBONO - CAGLIARI
NINO SIRIGU - SIURGUS DONIGALA
GIULIANO FARRIS - OROSEI
FRANCESCO ORTU - BOLOTANA
FRANCESCO IGNAZIO FRONTEDDU -OLIENA
GIUSEPPE MEREU - PULA
MODESTO MELIS - GAIRO - CARBONIA
ADOLFO SANNA - ORISTANO
GAETANO ANGIUS - VILLANOVA MONTELEONE
ANTONIO MANCA - OZIERI
BRUNO BAGEDDA - BITTI - NUORO
MARIA CAGGIARI - BORTIGALI
FRANCESCO BIANCHINA - ORISTANO
DANIELE FLORE - SORRADILE
BERNARDINO MANGIA - ORUNE NUORO
GIOVANNI APPEDDU - TEMPIO
LUIGI CANNAS - TULA
ANTONIO LOCHE - TONARA - ITTIRI
CON IL PATROCIONIO DI
PRESIDENZA REGIONE AUTONOMA SARDEGNA
RADIO BARBAGIA
L'UNIONE SARDA
lunedì 21 ottobre 2013
Anche se ancora pochi di noi sono testimoni.............. "gli ultimi testimoni sardi" di Graziano Canu
Mario Rigoni Stern "Aspettando l'alba e altri racconti" Einaudi 2004
Anche se ancora pochi di
noi sono testimoni, questo nostro passato non deve restare nell'oblio
perchè ora i nostri ventri sono sazi e le case calde, perchè abbiamo un letto
pulito per dormire e i nostri nipoti sorridono compassionevoli se ci vedono
raccogliere e portare alla bocca le briciole che rimangono sulla tovaglia o se
mettiamo da parte un pezzo di pane rimasto sulla tavola. .
Mario Rigoni Stern
"Aspettando l'alba e altri
racconti" Einaudi 2004
SU DVD IL FILM: GLI ULTIMI TESTIMONI SARDI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE di Graziano Canu
SU DVD IL FILM
"GLI ULTIMI TESTIMONI"
25 SARDI RACCONTANO
lunedì 14 ottobre 2013
PROGETTO DEL MARGINE INTERNO DI TONARA. UN CENTRO PER L'ARTIGIANATO E NUOVE DENSITA'. TESI DI LAUREA DI SARA CASULA.
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CAGLIARI, Facoltà di Ingegneria e Architettura.
relatore: Carlo Atzeni
primo correlatore: Silvia Mocci
controrelatore: Antonello Sanna
relatore: Carlo Atzeni
primo correlatore: Silvia Mocci
controrelatore: Antonello Sanna
Le case dei Porru a Tonara di Nino Mura
Le case padronali dei Porru hanno sempre suscitato in me una velata curiosità. La prima, arroccata verso l’alto tra la via Mons. Tore e la via sant’Antonio, consentiva ai vari gruppi familiari che l’abitavano in qualità di affittuari lo sbocco da tutti i lati che, con le loro facciate, imponevano al condominio una definizione geometrica a pianta trapezoidale.
Nella parte inferiore un vecchio portale, nascondendo alla visuale dei rari passanti un pozzo a carrucola d’altri tempi, dava l’accesso ad un ampio cortile sul quale si affacciavano i dirimpettai dei vari appartamenti. L’intero stabile, ormai disabitato da una trentina d’anni, versa in precarie condizioni di staticità. Buona parte del tetto è sprofondata verso l’interno. Resistono alle intemperie i robusti muri maestri e quelli perimetrali. I molti legni penzolanti dai solai sottostanti alle nude capriate sventrate dai vari agenti atmosferici quali pioggia, vento e neve lasciano presagire un ulteriore decadimento dell’immobile.
Identica sorte sarebbe spettata anche alla casa direttamente posseduta e goduta dai Porru se, a qualche decennio dalla morte dell’ultimo loro rappresentante, non fosse intervenuta la mano provvidenziale dell’amministrazione comunale.
La complessa struttura edilizia, distribuita in diverse postazioni della borgata di Toneri, si identificava con gli spazi relativi all’abitazione, al negozio di mercerie, al tabacchino ed alla stalla per gli animali.
Lo stabile si affacciava nella veste migliore su Pratza manna salvo concedersi, dopo una svolta ad angolo retto, al caratteristico ballatoio che ha sempre unito ciò che la strada ha continuamente diviso.
Abitazione padronale da una parte e alloggi per la servitù da un’altra. La stessa regola valeva per dividere i ristretti spazi carcerari riservati alla detenzione dei maschi e delle fe
mmine. Catene e ferri di detenzione per i malcapitati di turno pendono ancora dalle travi di una di queste anguste prigioni. Appena al disopra di questi sottani risultano ancora ben definiti gli alloggi riservati nell’ottocento ai militari della Benemerita.
Per poter passare in rassegna i vari ambienti, ai quali non era mai consentito accedere agli estranei, ho impiegato parecchio tempo. Quasi in religioso silenzio, approfittando delle brevi ma preziose informazioni della guida museale, ho cercato di far mio quanto in passato, quando abitavo nella casa dei nonni materni in via Asproni, alias Pratza Manna, non era mai appartenuto alla mia morbosa curiosità.
Ho scrutato ogni spazio, ogni angolo, ogni armadio a muro, ogni apertura. Per potermi rendere conto della funzionalità e staticità delle diverse strutture ho compulsato travature, intonaci, legni, solai, capriate, scale. Ho misurato i vari ambienti senza strumenti cercando di memorizzare il tutto mentalmente. Moderatamente alti mi sono sembrati tanto i piani superiori quanto le mansarde del sottotetto ed i magazzini.
Guardando verso le volte era un continuo altalenare di travi lunghe e diritte, tirate su senza risparmio. L’eccezione alla regola era data da una strana asse ricurva verso l’alto con una vistosa gibbosità che serviva e serve tuttora a regolare il passaggio tra due ambienti. Assomigliava tanto al lineamento superiore di un cappello di carabiniere in alta uniforme. Altrove gli architravi erano un po’ più bassi del solito ma in linea di massima il visitatore poteva procedere speditamente ovunque.
Inaspettatamente una porta finestra del secondo piano mi invitava a superare il ballatoio dei miei sogni. Quante volte avevo desiderato di poterlo transitare furtivamente. Già prima di iniziare questa mia visita, al fine di sfruttare al meglio ogni segmento del ponte sospeso sull’acciottolato sottostante, avevo cercato di calcolare doviziosamente i ridotti tempi di percorrenza ma il senso di rivincita sulle voglie di pedaggio, rimaste inappagate a livello infantile, mi rese così euforico da compiere il tragitto in un baleno.
Dappertutto potevo leggere la semplicità che aveva contrassegnato la vita dei Porru. Non un segno di modernità negli arredi, negli strumenti di lavoro e nei rari interventi alle strutture. I marchingegni creati dal contributo dell’energia elettrica quivi compresi radio e televisione, non avevano mai varcato gli ingressi della grande casa padronale. La luce fiocca delle lampadine elettriche era stato il massimo permissibile. La parsimonia faceva parte del DNA degli abitatori che, contrariamente a quelle che erano state le strategie vincenti del loro capostipite, avevano segnato nel tempo una fase di stallo verso l’apertura a qualsiasi tipo di novità. La parsimonia quindi era considerata una carta vincente.
Per noi sapere al giorno d’oggi che macchine fotografiche, cineprese, cellulari violano, nei tempi programmati dalle visite, questi ambienti preservati con molta cura dalle insidie del progresso e della tecnologia, è una vera sorpresa che sa di autentica beffa nei riguardi di chi volutamente aveva preferito rimanere ancorato alle radici del passato.
In questa singolare ispezione, curata a vantaggio di pochissimi e fra i quali mi sono reputato un privilegiato, non ho avvertito particolari segnali di commistione col mondo esterno se non quelli generati dal sordo calpestio sui tavolati e dal continuo sferragliare dei serramenti che aprivano e chiudevano le numerose porte di questi labirinti intercomunicanti.
C’era spazio ancora per la visita al fienile ma bisognava percorrere buona parte di Pratza Manna. Appena varcato l’ingresso mi sono ritrovato ai miei piedi, dopo appena pochi passi, una spessa lastra in vetro cristallizzato che rico
priva, ben sostenuta da solidi supporti in ferro, l’apertura di una fossa della profondità di diversi metri. L’insolita copertura, messa a protezione degli incauti visitatori, rappresentava l’unico vezzo di modernità concesso a questo curioso frigorifero che, in altri tempi, veniva utilizzato per la conservazione di grossi quantitativi di castagne.
Tutt’intorno era una ricca rassegna di strumenti di lavoro del passato. A protezione di tanta privacy un muro di recinzione di modeste proporzioni non impediva ai curiosi di turno di abbandonarsi alla visione di un mare di tetti in continua rincorsa verso il limite estremo del vicinato di Toneri, il rione che lentamente, ma inesorabilmente, sta scomparendo dalla realtà dell’oggi per entrare nell’anonimato dei vasti musei a cielo aperto.
AUGURIOS A SARA, CRASA SI LAUREADA.
Bella tesi as fatu disegnanno
antigas domos e catedrales.
Antoniett'aperi su portale
un'atera laurea est arribanno.
Dae Milano no est viaggianno,
dae Casteddu arribat in postale
po su bellu mestieri geniale
bonas bases funt'a tie affidanno.
Sa prima perda dd'as posta perfetta
sighi operas mannas e importantes
e firma valorosos progettos
E como appronta sa targhetta:
"Bivo in Tonara in Via Dante,
Seo Sara Casula, s'Architetto".
Zia Maria
Tonara 26 settembre 2013
Maria Peddio
sabato 12 ottobre 2013
A SARA CA EST PREPARANNO SA LAUREA
A batter'annos fusti in Argentina
torrada ses a sa terra natia,
antadi: ses vera barbaricina.
Chi ti preguntant inue ses naschia
arresponne: "seo vera nuoresa,
in Tonara tegno sa familia".
Tenes nonna Frantzisca desulesa
e a nonnu Benigno in Tonara
chi ti cantat a sa tonaresa.
Unu bellu sonete a tie Sara
dd'iscriet cun sa sua manu
po s'arregodu de sa netta cara.
Si dd'at cantau a Olga in Milanu,
sa musa sua est sempere discreta
po tene cantat in Campidanu,
t'accumpagnat mamm'Antonietta,
po sa die totu at preparau
issa est puntuale e perfetta.
A fiancu unu Magistrau
assistinno a sa tesi preparada
e cun babbu unu bon'avvocau.
Cuntentos ti bient laureada
seberau as s'architettura
acoitu ti biant sistemada
progetanno e picanno musuras
e fininno operas de valore
premiente sa tua bravura.
Como fae progetos de amore
fortzis ses giai progetanno
e seberau t'as giai su frore
Cun su frore felitzes a chent'annos
custu est s'auguriu meu
dae su coro deo ti ddu manno
siat onnia gratzia de Deus
comente disigias aganzada
como perdona custu cantu feu,
Nonnu dd'at a giar'un'accontzada.
Zia Maria
Tonara 26 settembre 2013
Maria Peddio
giovedì 3 ottobre 2013
TANDO TUE PURU CHE A ISSOS SARA.
Tando tue puru che a issos Sara
Chi
de s’istoria’e s’Arte ses amante
e
raggiuntu as custu traguardu
laurèandedi
in s’Ateneo sardu
cun
sacrificiu e impignu costante.
Como
collega ses de su Bramante
e
de Bernini puru e Leonardu;
chi
los tenent a bantu e riguardu
sempere
in tottue a dogn’istante.
Tando
che a issos tue puru Sara
sigas
su matessi cuss’istrada
un
‘opera progettes grandiosa.
E
chi siat sa ’idda’e Tonara
che
Firenze e Vinci lumenada
po
s’architetto chi tenet famosa.
Desulu o3 de Santu
Meale 2013
Allora pure tu come lor Sara
Sei
della storia dell’Arte amante
raggiunto
hai questo traguardo
laureandoti
nell’Ateneo sardo
con
sacrificio e impegno costante.
Ora
sei collega del Bramante
del
Bernini e pure di Leonardo;
li
tengono a vanto e riguardo
sempre
dappertutto in ogni istante.
Allora
pure tu come lor Sara
prosegui
la stessa camminata
progettando
un’opera grandiosa
per
fa sì che il paese di Tonara
come
Firenze e Vinci sia citata
un’architetto
avendo famosa.
Bastianu Barracca
mercoledì 2 ottobre 2013
SARA OE GIOIOSA E SORRIDENTE
Po sa laurea de Sara
Sara oe gioiosa e sorridente,
presentas s'architettonicu disignu,
voluntade das a istudiu e a sa mente
e su tempus semper a bon'impignu.
Sa giuria t'at accoltu dignamente
cun s'alloro e benevole signu
babbu mamma Olga amigos e parentes
ti cumplimentant cun sorrisu benignu.
Tue onore rendes'a Tonara,
su meravigliosu panorama
est coment'una perla 'e oro.
Coment'a oe cun sorrisu in cara
s'avvenire de rigogliosa brama
ti siat comente tenes in coro.
Casteddu 2 de Santu Miale 2013
Nonno Casula
DAE LACANAS E TERRINOS IN NATURA
A Sara
In lacanas, terrinos e natura
s'omine fraigadu at sa tzitade,
cun is regulas de s'architettura
fattu at is domos de sa civiltade.
Nuraghes, piramides s'istruttura
fatt'ant architetos in antighidade
turres de Eifel, Dubai senza misura
pesau nne ant in sa modernidade
in sa pratza manna de Tonara
su prugettu sou leat decoro
a sonagias, a s'art'e su turrone
in Casteddu tottus in reunione:
s'accademia oe dat su loro
de sa fadiga pius manna 'e Sara
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festant cun Sara in san Michele
ristorados cun pische bin'e peta
Amigos, parentes, mamm'Antonietta
nonnos, Olga e babbu Crabiele
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CASULA STEMMA E BLASONE- DOSSIER ARALDICO
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