Tiu Pè. Una contrada, un casato, una poesia
Tiu Pè
Una contrada, un casato, una poesia
Tiu sta per signore e Pè per Peppe. Erano questi i monosillabi che volavano di bocca in bocca tra le comunità della Barbagia e del Marghine quando Pepp’Antoni,
l’abile rivenditore di torroni e frutta secca, esponeva la sua
mercanzia nella sua umile bancarella durante le sagre paesane.
Nell’elenco dei centri urbani visitati dal nostro operatore rientravano Alà
dei Sardi, Birore, Bitti, Bolotana, Bonorva, Bortigali, Bultei, Burgos,
Dorgali, Esporlatu, Galtellì, Gavoi, Fonni, Illorai, Irgoli, Lei,
Lodine, Lula, Macomer, Mamoiada, Olzai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orune,
Ovodda, Sarule, Sedilo, Silanus, Siniscola, Tiana e Teti. La sua
presenza come espositore dolciario, era costantemente onorata anche a
Tonara, suo paese natale, durante i festeggiamenti di Sant’Antonio, San Gabriele, San Sebastiano e San Giacomo.
Riuscire a vendere maggiori quantità di prodotto a parità di tempo a
disposizione o pari produzione in una minore durata era una dote che
molti gli riconoscevano. Il concetto fisico di potenza, riferito
all’elemento macchina ed espresso in formula dalle grandezze del lavoro e
del tempo, cede il testimone al termine astratto di efficienza nel
momento in cui entrano in gioco gli apporti determinanti della
diplomazia, dell’abilità discorsiva e della infinita dose di pazienza
dell’elemento umano. E Pepp’Antoni, nella contrattazione, sapeva centellinare al meglio le sue migliori energie.
Era nato l’otto giugno del 1921. Aveva vissuto la sua adolescenza in Maria Abrà, contrada del rione di Toneri oggi
orfana del segmento urbano che dalla fontanella pubblica conduce in
discesa quasi sul sagrato della vecchia parrocchiale di Santa Anastasia.
Purtroppo di questa ultima appendice, denominata Maria Abrà di basso,
sono rimasti soltanto pochi ruderi. Una sessantina di anni addietro era
ancora possibile aggirarsi attorno ai muri perimetrali delle vecchie
costruzioni con lo stesso rituale di chi visita le affioranti macerie di
Largo Argentina a Roma. Oggi provvidenziali recinzioni in cemento
armato sembrano preservare le antiche vestigia dall’incuria dell’uomo. (1)
Di cognome faceva Sau. E’ questo
un casato non saldamente radicato a Tonara. I registri parrocchiali di
fine Cinquecento e di inizio Seicento, purtroppo privi di molte
certificazioni, segnalano la presenza di un solo rappresentante (2).
Non so da dove provenga il ceppo originario. Oggi è un cognome che
nell’abitato va per la maggiore. C’è anche chi ha calcato per diverse
volte il manto erboso di Coverciano! E non è cosa da poco.
Volgendo il discorso al
presente possiamo affermare che il nostro Pepp’Antoni resta uno dei
pochi ad aver dimorato nel corso della sua vita in tutte le frazioni
tonaresi. Forse l’unico. Questo l’ordine delle varie tappe: Toneri, che lo ha accolto dalla nascita sino alla prima giovinezza, Teliseri, Arasulè e Su Pranu.
Secondo di quattro figli, più grande di lui Tziccheddu e più piccoli Peppina e Nanneddu,
si ritrova giovanissimo con la casacca militare a difendere il patrio
suolo per il periodo di un settennio di cui quattro anni nei reparti del
Reggimento Piemonte Reale di Cavalleria e tre in quelli della Divisione Paracadutisti Nembo.
A ventisette anni, già maritato per procura con Giovanna Sanna durante il periodo bellico, si ritrova a Tonara,
senza arte ne parte, ad affrontare un futuro denso di incognite. La via
dell’emigrazione in Belgio non si rivela per niente favorevole alle sue
aspettative. La dura legge della miniera non fa per lui. E’ sufficiente
un solo mese di lavoro nelle viscere della terra per rendersi conto
dell’impossibilità di poter sbarcare il lunario su percorsi irti di
mille difficoltà. Egli sa bene che la posta in gioco per la
sopravvivenza e la salute è molto elevata.
Al rientro in patria, o meglio
in paese, rimedia qualche giornata lavorativa come prestatore d’opera
nell’attività del legname. Verso la fine degli anni quaranta comincia a
pensare di mettersi in proprio nella produzione e nello smercio del
torrone. Dopo qualche periodo di tirocinio con tiu Pauleddu Loche, un valido commerciante di Toneri,
è già dietro la sua bancarella di operatore dolciario. Rivende ciò che
la moglie prepara con il miele e la frutta secca. E’ quindi a tutti gli
effetti un rivenditore ambulante del rinomato dolce ma non un
produttore. Ammetterà di non essere mai riuscito, forse per non avervi
neanche provato, a confezionarne una sola scatola. In questo primo
dopoguerra, lo smercio è così limitato che i guadagni ottenuti
consentono a mala pena il sostentamento.
Dalla frazione di Teliseri, dove aveva trovato alloggio in casa della suocera, effettua con la famiglia il secondo cambio di domicilio. Si sistema in Arasulè, la frazione più alta dell’abitato, nell’abitazione datagli in affitto da Signora Margherita. Si tratta di una costruzione incassata tra le contrade di Carigheri, Su Montigu e Su Forreddu.
La caratteristica principale di questo stabile è data dalla presenza di
un fontanile perenne che sgorga da una stanza del pianterreno. Gli
inquilini possono servirsene per i loro usi senza pagare dazio alcuno.
Mi riferisce Italo, figlio di Pepp’Antoni, che i suoi genitori
consentivano anche ai vicini di casa l’utilizzo di detta acqua per il
bucato. Un altro aspetto singolare di questa dimora veniva offerto dalla
insolita strettoia che immetteva all’abitazione. A Tonara le rientranze senza via di uscita sono chiamate erriles.
Prima di stabilirsi definitivamente nel nuovo rione di Su Pranu, la famiglia di tiu Pè esegue diversi traslochi, anzi tanti,
come tiene a precisare il figlio. Sono rare le contrade del rione
superiore esenti dall’affitto periodico del nostro operatore. Vi è anche
un rientro a Teliseri in casa della suocera, ma non a Toneri, la sua prima residenza.
Della sua attività lavorativa,
nella quale si disimpegna con pieno merito, facendo affidamento alle sue
doti di abile conversatore e di paziente interlocutore, abbiamo già
detto. Resta ora da riferire della sua produzione culturale in versi,
forte di un tracciato di ottave, sonetti e mutos che supera il centinaio di composizioni.
Il nostro Pepp’Antoni fa parte
degnamente della folta letteratura minore che ruota attorno all’impronta
superba di Peppino Mereu. E il fascino mereiano va ad
interessare nel tempo un numero sempre più folto di seguaci oltreché di
sostenitori. Il cliché è sempre il solito con quartine e terzine che,
nel gioco degli abbinamenti ritmici, rispettano in pieno la conduzione
dei temi quali l’amore per la Sardegna e per il paese natio, i torti
subiti, le ingiustizie e le sofferenze umane. Rientrano nel rituale
anche le informazioni per gli amici più cari.
Forte dell’eredità propinata
dal cantore dal talento indiscusso, il nostro tiu Pè si cimenta con
grande entusiasmo nel percorso della poesia ben sapendo che
dall’abbraccio con gli endecasillabi non potrà che trarre un giusto
appagamento per lo spirito. D’altronde, riuscire ad esprimersi in versi,
rappresenta un valido mezzo per mitigare e lenire le fatiche
quotidiane. E’ un aiuto per risolvere al meglio i problemi della vita.
Non sapeva Pepp’Antoni che Lorenzo Zucca, un altro grande del passato noto come tiu Larentzu di Ilalà, era originario di Catzolaghedu, una contrada del rione di Toneri prossima a Maria Abrà (3).
Lo avesse saputo quando era in vita si sarebbe certamente inorgoglito
ma come purtroppo accade le ricerche sui documenti parrocchiali sono
state condotte con molto ritardo. Ricordiamo che il decesso di P. Sau
avviene in Villamar il 16 aprile del 1983. Sarebbe andato
ulteriormente fiero se di pari modo fosse venuto a conoscenza che una
trisavola di Peppino Mereu, Maddalena Sau, portava il suo stesso cognome (4).
L’abilità nell’impostare i
componimenti poetici, la capacità di assecondare la metrica ai vari
passaggi musicali, il giusto assemblaggio di tutte le componenti
attinenti alla forma ed al contenuto dei temi trattati sono sempre
presenti nella sua opera. Apprezzabili le capacità di sintesi espresse
in molti dei suoi componimenti.
Ecco come ci presenta Teliseri,
il piccolo rione tonarese che lo ha accolto a braccia aperte per un
certo periodo della sua vita.
Teliseri
E tue Teliseri ite mi nasa,
ca ses poveru e tristu unu rione,
me in sas concas de Pitzirimasa,
donzi notte ti cantat su mazzone.
Si est annada ona ‘e cariasa,
ti ballas e ti cantas che puzone,
ma si ti falat un’annada mala,
tue moris che puzone fertu a s’ala.
E’ una parentesi musicale che
vale un dessert, un bocconcino, un aperitivo da gustare in qualsiasi
momento. Vale soprattutto come dedica, non come profezia da scongiurare
per un rione già colpito a morte da tempo.
E questo è Pepp’Antoni. Ma la
mia presentazione non può arrogarsi il merito di soddisfare appieno
quelle che sono le attese dei lettori, né tantomeno tentare di
quantificare i calorosi apprezzamenti per la sua opera postuma. Prosit.
Nota 1
Maria Abrà
Come termina Pratza manna,
dal lato est, è già Maria Abrà. E’ questa una contrada che si sviluppa
in costante pendenza sino alla fontanella pubblica posta su uno dei
tanti crocicchi della via Crucis per poi procedere su un budello di
strada tortuoso ma pianeggiante che porta alla piazzetta di Vincenzo Cocco.
E’strano il percorso di questo lembo di vicinato che, per poterlo
visitare interamente, senza mai indietreggiare, bisogna effettuare un
giro ad anello intorno al quartiere denominato Barigau, riportarsi presso la fontanella citata e poi continuare sino a Maria Abrà di basso,
sottofrazione disabitata da più di un secolo. Nel 1829 era
rappresentata da 11 famiglie per un totale di 35 anime. La parte
dislocata invece lungo il tratto più elevato comprendeva 104 anime
distribuite in 25 gruppi familiari.
Passando all’aspetto tabellare abbiamo, secondo il censimento eseguito nel 1829dal viceparroco tonarese Domenico Martini, la seguente lettura:
Maria Abrà (tratto superiore) | Famiglie 25 | Anime 104 |
Maria Abrà (tratto inferiore) | Famiglie 11 | Anime 35 |
Totali | 36 | 139 |
A partire dagli 840 metri del
punto di partenza sino ai 790 del punto di arrivo, non distante
quest’ultimo più di un centinaio di metri dal sagrato della ex
parrocchia di Santa Anastasia, il dislivello è notevole ed il
percorso disegnato dalle case che si affiancano e si fronteggiano sul
lungo strada assomiglia alla lettera alfa. Tra i due tratti discendenti
c’è lo spazio ad anello che comprende le entità urbane di Senti Cocco (Vincenzo Cocco) e Barigau.
L’abitazione di Pepp’Antoni
gravitava sul tratto pianeggiante, proprio di fronte al segmento viario
che abbiamo descritto come strettoia, un budello che poco si concedeva
agli spazi panoramici di cui godevano molti altri quartieri. Ma forse
qualche apertura sul fondovalle verso mezzogiorno dalla adiacente
contrada di Cartutzè e la pacificante inquadratura offerta dalla vicinissima sottofrazione di Murù,
quasi un presepio ancorato sul costone della montagna, erano
sufficienti a calmierare i vuoti d’immagine proposti dalle immediate
adiacenze della sua abitazione.
Nota 2
Il casato dei Sau
I primi registri parrocchiali
tonaresi fanno riferimento ad atti di nascita, di cresima, di matrimonio
e di morte che rimandano alla fine del Cinquecento (1584-1599) e
all’inizio del Seicento (1600-1617). Mancano i registri della
popolazione, i cosiddetti status animarum. Tutti i libri
citati, peraltro largamente incompleti, sono riuniti in un unico faldone
e trovano idonea collocazione presso l’archivio storico diocesano di
Oristano. Non sarebbe male se si provvedesse ad un opportuno restauro.
I certificati di battesimo del
trentennio in esame, 111 per il primo periodo e 518 per il secondo,
segnalano la presenza di un solo rappresentante dei Sau. Si tratta di
una madre di famiglia di nome Antonia che il 12 settembre del 1598 dà alla luce una bambina di nome Maria Angela. Il padre della battezzata si chiama Antoni Pira. La signora Sau è citata anche il 20 maggio 1601 in occasione della nascita di Caterina Pira, una seconda figlia.
Il cognome relativo alle nostre ricerche latita anche dall’elenco dei padrini.
Tra i cresimati del 1603 e del
1611, rispettivamente nel numero di 99 e 188, non è segnalato alcun caso
della nostra casata la quale è assente anche dagli estremi anagrafici
delle genitrici e dei padrini.
Le 68 certificazioni
matrimoniali di fine secolo e le 128 del periodo successivo non fanno
mai cenno alcuno al cognome Sau né tra i contraenti né tra i testimoni.
Nell’elenco dei decessi
avvenuti tra la fine e l’inizio del secolo, 73 nella prima parentesi e
148 nella seconda, il casato in esame non compare mai.
Prima di procedere alla ricerca dei Sau nel tempo ci concediamo una piccola riflessione sul titolo di parrocchiale assegnato nel tempo alle chiese di Santa Anastasia prima e di San Gabriele dopo.
La data esatta del cambio del
testimone non ci è nota ma l’anno sì. E’ il 1616. Ecco quanto
riferiscono le seguenti documentazioni di cui la prima tratta di un
decesso e la seconda di un matrimonio.
Decesso di Basilio Serra (31 marzo 1616)
Vui (oggi)
@ als ultim de mars ayn 1616 Basile de Serra es passat desta p(rese)nt
ala millor avent pres tots los Sacraments y fet son ultim testament.
Enterrat dins (dentro) la parrochial iglesia de S(an)ta Anastasia. Ministre Salvador Dejana Curat &
Matrimonio Garau-Deias (15 settembre 1616)
Antiogu Garau j Maria Devias tots dos (tutti e due) fadrins (scapoli) dela predita V(il)a an pres benedissio en la parrochial
jglesia de Sant Gabriel j avent fet primarement las solitas munissions
conforme la orde (il rito) dela santa mare iglesia essent per testes
Llorent Pisti major de v(il)a Quitanu Garau Juanoto Virdis.
Julia Toddj mi(ni)stre & (Officiante Giuliano Todde)
Il decreto che stabilisce il
cambio della guardia tra i due luoghi di culto sarà stato emesso
certamente nel lasso di tempo che decorre dal 31 marzo 1616 al 15
settembre dello stesso anno. Non può essere stato altrimenti.
E riprendiamo il discorso sul noto ceppo rifacendoci sempre ai citati Quinque Libri parrocchiali.
Spigolando tra le
certificazioni di metà Seicento si viene a conoscenza del singolare
ritrovamento di una trovatella. Incaricato di battezzare la creatura, è
il sacerdote Salvatore Deiana. Nell’atto di nascita si riferisce che il neonato, del quale no se sap ni para ni mara (non si conoscono i genitori), è stato trovato llengat (avvolto in fasce) en la p(rese)nt vila. Foren p(adrin)s Perdu Arbis y Melenciana Sau.
Il 28 gennaio 1655 muore Antonia Sau. E’ molto probabile che si tratti della madre di Maria Angela e Caterina Pira. La tumulazione del cadavere avviene all’interno della chiesa di Santa Maria nel rione di Arasulè.
Il 26 gennaio del 1676 muore Francesco Sau. Non sono segnalati né l’età né il luogo di sepoltura.
Dal registro dei cresimati nell’anno 1743 rileviamo che dei 651 partecipanti alla cerimonia e residenti nella frazione di Arasulè,
dei quali 338 appena confermati e 313 in qualità di genitori, solamente
15 sono citati con il cognome Sau. Di questo sparuto numero,
distribuito unicamente fra le contrade di Arasulè, fa parte anche Maddalena Sau, una prozia di Peppino Mereu,
ma di ciò tratteremo ampiamente nel paragrafo dedicato agli avi del
poeta tonarese. Qui ci limitiamo a riportare la seguente documentazione
che fa capo alla coppia Mereu-Sau ed ai loro figli.
Famiglia n°93 di Arasulè
Juan M(ari)a h(ij)o de Seb(asti)an Mereu y Magdalena Sau. P(adrino) Seb(asti)an Pruneddu.
Juan h(ij)o de Seb(asti)an Mereu y Magdalena Sau. P(adrino) Fran(cis)co Deyana.
La distribuzione dei confermati
e dei loro familiari nei vari rioni di appartenenza può essere espressa
dalla seguente tabella a doppia entrata:
Arasulè | Toneri | Teliseri | Ilalà | Totali | |
Cresimati | 338 | 222 | 71 | 36 | 667 |
Genitori | 313 | 232 | 56 | 33 | 634 |
Totali | 651 | 454 | 127 | 69 | 1301 |
Preciso che le famiglie in elenco nel libro delle cresime di detto anno sono 313, di cui 153 fanno capo ad Arasulè, 115 a Toneri, 28 a Teliseri e 17 ad Ilalà.
E’ da ritenersi del tutto casuale la coincidenza del numero dei
genitori di Arasulè con il totale delle famiglie dell’intero abitato.
Due sole tracce del casato sotto esame tra i cognomi dei padrini. I casi rilevati, che rispondono ai nomi di Pietro e Maria Sau, rientrano tuttavia nella categoria dei genitori già rilevati e conteggiati.
Fra i 967 residenti
direttamente interessati alla cerimonia delle confermazioni avvenute nel
1759, i Sau segnalati sono 14, di cui 13 con dimora in Arasulè ed 1 in Teliseri.
L’unica presenza in quest’ultima frazione è confermata dalla seguente documentazione:
Fam. n°13 di Teliseri
M(ari)a Josepha Dessogiu h(ij)a de Joseph Sogiu y An(tio)ga Sau. P(adrino) el V(enera)ble Joseph Deligia de Tonara.
M(ari)a Antonia h(ij)a de Joseph Sogiu y An(tio)ga Sau. P(adrino) el V(enera)ble Juan An(tio)go Garau de Tonara.
Le 263 famiglie citate nel registro sono distribuite nel territorio secondo quest’ordine: 132 ad Arasulè, 93, a Toneri, 19 a Teliseri e 19 ad Ilalà.
Per avere dei quadri più attendibili sulle esatte presenze dei Sau a Tonara
bisogna portarsi al 1775. Da tale anno in poi si ha la possibilità di
prendere visione dei registri di popolazione sino al 1856. Per i miei
studi mi sono servito degli status animarum o estados de las almas delle seguenti annate: 1775-1798-1811-1829-1845 e 1856. Essi trovano giusta collocazione presso l’archivio storico parrocchiale di Tonara e quello diocesano di Oristano.
Ho segnato in grassetto il 1829 perché il registro di popolazione di
tale anno tiene conto tanto della distribuzione delle persone
all’interno delle loro famiglie quanto dell’appartenenza alle contrade
dei diversi rioni. I diversi quadri, compreso quello della parentela,
assicurano una buona lettura del panorama umano e di quello
territoriale. Può darsi che le istruzioni per il giusto assemblaggio
delle varie poste in gioco siano state impartite da Monsignor Tore, già vicario ad Oristano e successivamente presule ad Ales e Cagliari.
Per una migliore esposizione delle presenze facenti capo al casato in questione presentiamo la seguente tabella:
Presenze dei Sau nei vari rioni
Anni
|
Arasulè
|
Toneri
|
Teliseri
|
Ilalà
|
Totale
presenze
|
Abitanti
tonaresi
|
1775
|
36
|
0
|
2
|
0
|
38
|
2043
|
1798
|
46
|
0
|
2
|
0
|
48
|
2374
|
1811
|
59
|
4
|
2
|
0
|
65
|
2421
|
1829
|
61
|
9
|
0
|
0
|
70
|
2348
|
1845
|
81
|
13
|
0
|
0
|
94
|
2509
|
1856
|
99
|
17
|
0
|
0
|
116
|
2350
|
Nel 1829, la frazione di Arasulè è rappresentata dai Sau nelle seguenti contrade: Santa Maria-Su Montigu-Su Forreddu- Funtana Idda-Muraghedi (sic)-S’Arcu (l’odierna Istraccu)-Su Zurru-Lasina-Sa Caladorgia (l’odierna via XX settembre). Il cognome in oggetto non compare nei quartieri di Carighedi (sic) e Su Fossu.
Nella frazione di Toneri, il casato citato è presente, sempre in tale anno, in Maria Prà, Pratza de is Zuccas e Catzolaghedu.
A fine ottocento il cognome in
oggetto è molto gettonato nelle varie contrade del paese ed in
particolare in quelle di Arasulè. A conferma di ciò presentiamo un
quadro anagrafico degli studenti, appartenenti a detto ceppo, in età
scolare nell’annata scolastica 1887/1888. Dei 124 studenti iscritti, di
cui 74 maschi e 50 femmine, ben 14 sono rappresentati dal casato in
questione. Questi i loro estremi:
Nome
|
Cognome
materno
|
Professione
paterna
|
Estremi
genitore
|
Anno
nascita
|
Via
|
Antonio | Flores | Contadino | Tomaso Sau | 1880 | Eleonora 102 |
Antonio | Sau | Guardia carcere | Giovanni Sau | 1875 | Spano 34 |
Antonio | Flores | Carrettiere | Giuseppe Sau | 1880 | Santa Chiara 3 |
Caterina | n. s. | Contadino | Antonio Sau | 1874 | La Costa 20 |
Giovanni | Floris | Contadino | Tomaso Sau | 1878 | Manno 10 |
Giuseppe | Zedde | Porcaro | Francesco Sau | 1879 | Baille 2 |
Maria Rosa | n. s. | Viandante | Antonio Sau | 1881 | Eleonora 59 |
Michele | Todde | Negoziante | Giuseppe Sau | 1879 | Funtanedda 7 |
Pietro | n. s. | Esattore | Giovanni Sau | 1881 | Eleonora 47 |
Sebastiana | n. s. | Contadino | Antonio Sau | n. s. | La Costa 20 |
Sebastiano | Todde | Negoziante | Giuseppe Sau | 1880 | Funtanedda12 |
Sebastiano | Pala | Proprietario | Cosimo Sau | 1876 | n. s. |
Stefano | Deiana | Porcaro | Sebastiano Sau | 1882 | n.s. |
Antonio | Patta | Contadino | Giuseppe Sau | 1880 | Santa Chiara 10 |
Nota 3
Lorenzo Zucca
Il vice parroco tonarese Domenico Martini, incaricato di censire la popolazione del rione di Toneri per l’anno 1829, così ci rappresenta la situazione familiare di Lorenzo Zucca della contrada di Catzolaghedu:
Antonio Zuca, marito, di anni 57
Rosa Carneri, moglie, di anni 49
Angela Zuca, figlia, di anni 16
Sebastiano Zuca, figlio, di anni 14
Lorenzo Zuca, figlio, di anni 11
Raimondo Zuca, figlio, di anni 4
Nel 1845 Lorenzo Zucca è censito nella frazione di Ilalà. Questa la composizione familiare:
Lorenzo Zucca, marito, di anni 26
Francesca Cabras Carta, moglie, di anni 20
Antonio Zucca, figlio, anni 1
Francesca Rosa Carta, suocera (vedova), di anni 50.
Dallo status animarum di Ilalà dell’anno 1856 rileviamo questa nuova situazione:
Lorenzo Zucca, marito, di anni 35
Francesca Cabras Carta, moglie, di anni 35 (sic) (Età un po’ ballerina!)
Antonio Zucca, figlio, anni 6 (sic) (Età sin troppo ballerina!)
Rosa Zucca, figlia, di anni 1
Non so in quale anno sia
avvenuto il decesso di Lorenzo Zucca, al riguardo bisognerebbe attivare
le ricerche presso gli archivi della parrocchia e del Comune di Tonara,
ma reputo improbabile un legame di amicizia tra lo Zucca ed il
Mereu. Ricordiamo che Peppino M., nascendo nel 1872, potrà essere in
grado di esprimere il suo pensiero poetico non prima del compimento dei
15 anni. A tale data, Lorenzo Zucca, ammessa la sua sopravvivenza,
avrebbe un età avanzata, intorno ai 70 anni.
P.S. E’ bene sapere, ai fini di
ulteriori indagini, che i registri parrocchiali dei decessi relativi al
periodo 1848-1874 non rispondono all’appello degli studiosi. Le ricerche
sono infruttuose tanto a Tonara quanto nell’archivio storico diocesano di Oristano.
Nei registri dei defunti datati 1874-1879 non è segnalato il decesso del cantore di Ilalà.
Bisognerebbe controllare le registrazioni dei periodi successivi e, in
caso di insuccesso, tentare per altre vie non escluse quelle che
indirizzano ad uno studio più attento dei Quinque libri.
Nota 4
Gli antenati di Peppino Mereu
Inseguendo a ritroso nel tempo i
registri di popolazione di Tonara è possibile risalire alle famiglie
del trisavolo, del bisnonno, del nonno e del padre di Peppino Mereu.
Per l’antenato più anziano siamo dovuti ricorrere all’elenco dei confermati del 1743, anno in cui i coniugi Sebastiano Mereu e Maddalena Sau presentano al cospetto dell’arcivescovo Luigi Vico i loro figli Giovanni Maria e Giovanni. Altri figli della coppia sono Diego, sacerdote, e Francesco Giuseppe, futuro notaio. E’ di Giovanni Maria che ci dobbiamo ora occupare.
Di questo rampollo, nel 1775, abbiamo la seguente situazione familiare:
Giovanni Maria Mereu, vedovo
Rita, figlia di anni 12
Maria, figlia, di anni 2.
E’ questa la 143° famiglia censita in Arasulè. Nella 141° e nella 144° sono rispettivamente segnalate le presenze del sacerdote e del notaio.
Preciso che il nostro Giovanni Maria, vedovo di Maria Speranza Dearca, convola in seconde nozze con Maria Anna Peddes. Se non si fosse risposato non avremmo oggi sentito riecheggiare all’infinito le note di Nanneddu meu.
Nello status animarum del 1798 leggiamo per Arasulè la seguente composizione familiare:
Maria Anna Peddes, vedova
Sebastiano Mereu, figlio, di 18 anni
Maddalena Mereu, figlia di 15 anni.
A seguito del matrimonio
contratto dall’unico figlio maschio con Rosa Todde viene alla luce nel
1828 Giuseppe Mereu. Il registro di popolazione del 1829 fornisce queste
indicazioni:
Sebastiano Mereu, marito, di anni 47
Rosa Todde, moglie, di anni 41
Giovanni Maria, figlio, di anni 10
Anna, figlia, di anni 8
Francesca, figlia, di anni 3
Giuseppe, figlio, di anni 0 (primo anno di vita)
Giuseppe Sulis, servo, di anni 26.
Paola Pala Sau, serva, di anni 20.
La contrada interessata è quella di Funtana Idda.
Dalle nozze di Giuseppe Mereu con Angiolina Zedda
nasce nel 1872 il nostro Peppino. Nessun riscontro di detta
composizione familiare nel registro di popolazione del 1856. Forse a
tale data la coppia non si era ancora formata.
Dal registro scolastico dell’annata 1887/88 apprendiamo che due figli di Giuseppe,
medico condotto della comunità tonarese, frequentano rispettivamente la
classe unica maschile e quella femminile. Essi rispondono ai nomi di Ernesto, classe 1876, e di Emilia, classe 1881. Il luogo di nascita di quest’ultima è Cagliari.
In ultima analisi, gli ascendenti diretti di parte maschile sono il padre Giuseppe, il nonno Sebastiano, il bisnonno Giovanni Maria ed il trisavolo Sebastiano mentre quelli di parte femminile rispondono ai nomi di Angiolina Zedda, madre, Rosa Todde, nonna, Maria Anna Peddes, bisnonna e Maddalena Sau, trisavola.
Nino Mura