mercoledì 15 novembre 2023

SONNIOS DE PAGHE di Raffaele Casula - 1985 - "Ca cherimus paghe e non gherra" - prefazione di Gabriele Casula

Questo libro contiene le composizioni poetiche che Raf- faele Casula ha scritto nell'arco di tempo di circa quarant'anni.

Le pubblica oggi, sebbene, da più parti, amici e parenti l'abbiano più volte sollecitato, un pò per l'umiltà che lo con- traddistinguono come persona, un pò per togliersi uno sfizio personale, ma soprattutto per un dovere verso coloro che già conoscono le sue poesie e gli altri ai quali farà senz'altro pia- cere conoscerle: per questo gli auguriamo che abbia buona fortuna.

Egli ha cominciato molto giovane a scrivere e cantare poe- sie: dapprima, come tutti quelli della sua generazione "in sa buttega", improvvisando rime, poi, collaborando, seppure spo- radicamente, alla rivista di Angelo Dettori "S'ischiglia".

Tonara

Negli ultimi anni partecipando a concorsi regionali di Poesia (Ozieri ecc.) nei quali ha avuto conferme e affermazioni e delle quali si riferisce in appendice.

Il lettore attento "de su mutu", de s'ottada, non ha bi- sogno di molte spiegazioni per capire i temi fondamentali e il genere della sua poesia.

Egli si cimenta con padronanza e decisione in tutte le va- rianti compositive della poesia sarda: il sonetto, la terzina, sa quartina, s'ottada, la composizione non rimata, su mutu, ren- dendole facili alla lettura, grazie alla ritmicità e alla musicali- tà che riesce a dare a settenari ed endecasillabi.

Affronta una varietà di temi che attraversano i più lontani sentieri del sentimento: il dolor


e, l'amore, la contemplazione del- la natura, la nostalgia, la notte; spaziano, corrono dai fatti to-naresi, a quelli della Sardegna, per arrivare ai fatti del mon- do d'oggi (ai missili, alla guerra, alla pace) e della vita: la giustizia socale, il lavoro, la fatica umana, il pane.

E poi la miseria, la povertà in uno spazio storico-umano, quello tonarese, quello barbaricino, quello sardo, in eterno con- trasto con il mondo esterno, col nuovo, col continente... (sa vida 'e prima, sa vida 'e oe...). E infine la paura di perdersi nel non conosciuto, nel non tan- gibile, di essere travolti da valori negativi, di affogare nella corruzione nella instabilità. Il bisogno quindi di una società a misura d'uomo, semplice fatta di rapporti umani, solidali, veri. Da qui ancora una punta di amarezza per tutto quello che è sfascio sociale, distruzione della natura e della vita: "sa man'e s'omine est dispettosa e oe s'est tint' crudelidade... Pro lear isfogu a s'ira inferocida, a sas birdes campagnas ponet fogu"

La via d'uscita "est s'avvenire de s'era sociale": s'hat a giamare a boghes d'esultanzia in tottu canta s'umana genia (est arrivada s'eguaglianzia), una società nuova sorretta da un'im- palcatura di solide regole morali e sociali.

In tal senso egli è una memoria storica del nostro passato, dello spazio-ambiente tonarese barbaricino, dei suoi simboli. E' testimonianza di ciò che è stata ed è nostra tradizione e modo di vivere.


E' un osservatore sociale degli usi e dei costumi; è il punto di arrivo di tutta una serie di percorsi storico-umani del suo ambiente, che partono da "'sa fatiga per fare il pane", per pro- curarsi i mezzi per la sussistenza umana, che attraverso il do- lore umano, la sofferenza, l'amore per le cose della vita "sos lamentos de un'isfortunadu"; attraverso "sa vida 'e prima", 's'annu coladu", "sa mistica esistenza", sa vida 'e s'ambulant antigu, cun "sos ammentos", giungono fino ad oggi.

Ad un presente tormentato dall'ingiustizia e dae "sos fla- gellos de su fogu" a una situazione incontrollata e indetermi- nata: "intenden sonos malos", "su progressu non dominat tottue" proite est s'era 'e su buldellu" e "s'onestade mancada", "ca cherimus paghe e non guerra".

 


SONNIOS DE PAGHE di Raffaele Casula - 1985 - prefazione di Paolo Pillonca Il Canto del Villaggio



Le poesie di Raffaele Casula, creatore di versi finora apprezzati soprattutto nell'élite degli ultra-appassionati di ver- si in limba, vengono da lontano, nel tempo, nei luoghi e nella dimensione spirituale che li generano.

Vengono innanzi tutto dalla grande ed inesausta palestra della versificazione orale, alla cui scuola l'Autore è cresciuto in dispute interminabili all'interno del villaggio natale e di altri villaggi vicini e remoti rispetto al paese-fulcro, Tonara. Proprio a Tonara Casula trova un importantissimo punto di riferimento alla sua poetica, quel Peppino Mereu morto giovanissimo di mal sottile all'inizio del secolo ma sempre presente alla coscienza dei suoi conterranei in un apprezza- mento postumo che suona quasi come crisi di coscienza col- lettiva per l'emarginazione che il poeta aveva dovuto soffrire da vivo.

Le poesie di Raffaele Casula hanno un titolo che spiega, da solo, buona parte della loro tematica: l'anelito alla pace in una terra tormentata da mille ferite e pur ricca di risorse feconde. Una pace che non è soltanto assenza di tormenti ma vuol essere recupero pieno ed attuale di una memoria storica fatta di sofferenze, sì, ma soprattutto di norme comunitarie inviolabili che rendevano il villaggio un insieme unico di identità simili e fiere della loro unità interna.

Casula impiega il mezzo del cosidetto "volgare illustre". il logudorese comune agli improvvisatori, che tanta parte hanno avuto nella sua genesi poetica, arricchito da municipalismi sobri ed austeri che - lungi dall' impoverire il linguaggio poe- tico - lo vivificano anzi regalandogli nuova linfa. In un con- testo del genere, il metro è conseguentemente molto spontaneo e fluido: come si addice a chi è in confidenza con la creazione immediata degli endecasillabi.

Messaggio poetico e veste formale si armonizzano - vo- gliamo dire - in modo del tutto naturale: ne viene fuori il sapore del villaggio di un tempo, dove era viva la distinzione fra uomini abili e omuncoli e dove l'abilità a far versi co- stituiva un distintivo di prestigio.

Questi canti del villaggio che vedono la luce nonostante i mille dubbi dell'autore meritano perciò un cordiale auspicio di buona sorte.

Paolo Pillonca

 


mercoledì 8 novembre 2023

BERANOS DE INCANTU DI RAFFAELE CASULA. 1993 PREFAZIONE: IL PATRIMONIO DEL VILLAGGIO GLOBALE di Fernando Pilia


 


Gran parte di questa raccolta di poesie è ispirata dall'orgoglio della sardità ed è concepita e intesa come messaggio morale e civile per la salvaguardia dell'identità di un popolo che deve ritrovare il suo destino di protagonista nella sua storica e sfortunata esperienza. In sintesi, questa è la sostanza dell'impegno appassionato di Raffaele Casula, poeta di Tonara, il quale riprende nella sua feconda creatività, con versi ispirati, le annunciazioni innovative dell'originalità di Peppino Mereu.

Riesce, tuttavia, ad ampliare e a sviluppare le tematiche etniche, sociali e storiche di una cultura di vaste proporzioni che non è emersa soltanto dalla civiltà e dal contesto di un solo villaggio, ma è soprattutto la memoria della comunità.

Il poeta, ancora adolescente, s'incantava seguendo con attenta concentrazione i versi intonati col canto degli aedi estemporanei che, nelle notti di sagra, dal palco infiorato esibivano alla folla partecipe e silenziosa concetti, ricordi, esempi, episodi e richiami che riportavano sempre al lavoro e alla fatica umana, al senso di giustizia e di doverosa solidarietà, alla misera vita degli umili e degli oppressi, all'arroganza dei potenti e alla condanna alla sopravvivenza con scarso e amaro pane, allo sguardo al passato nelle vicende della piccola patria, isola misteriosa e solitaria, quasi cristallizzata in una sorte immutabile di segregazione, come se il tempo avesse trovato difficoltà a fluire cambiando il destino della gente.


Divenuto più maturo, Raffaele Casula, assurto al ruolo di "omine balente", padrone di quella sorta di "Koiné" espressiva che è il vero linguaggio degli aedi ispirati, si è a lungo per anni esercitato nelle occasioni e nei luoghi "deputati": raduni, "Sos zilleris'", gli ovili e i rituali "de su tusorzu", nelle feste familiari e paesane, in incontri con amici lontani, nella partecipazione ai cimenti di versificazione orale, nella sfida e nelle dispute, col coraggio tipico dell'ardimento giovanile per raggiungere una certa maturità.

Quest'esercizio gli ha consentito di comporre un'infinità di versi, di pubblicare i suoi elaborati in riviste e antologie e di partecipare ai concorsi di poesia sarda e di prosa letteraria, meritando premi ad Atzara, a Oschiri, a Posada (due volte), a Frores de monte di Austis, ad Ozieri (in tre occasioni) e in altre circostanze.

La raccolta presentata in questo libro, dal titolo "Beranos de incantu", rivela nell'autore – che è nato nel 1919 – una positiva maturità, quasi la sintesi della sua tematica consolidata: la famiglia, gli antenati, la ricerca della serenità, la terra madre, il degrado dell'ambiente, il senso dell'ospitalità ( > In s'orizzonte bellu chi s'arreat / in s'adde de su coro geniale / gelosamente su Sardu s'impreat / pro fagher cun s'appittu naturale, / de custa ismentigada terra mia, / un'isula donosa e ospitale), i problemi sociali, l'emigrazione, il pacifismo, sos tempos tirriososs'ispera, la bestialità degli incendiari ( > Custa Sardigna nostra ismentigada / non bastat ca sa sorte la trascurat, / sa zente puru vendetta li giurat / pro la 'ider piùs disisperada ! / Dogni annu su vile incendiariu / dae mare a su monte ponet fogu / pro brujare sa flora in dogni logu / e fagher de Sardigna unu calvariu..), il ricordo della pratica dell'abigeato, la coscienza etica della tradizione, il degrado della politica, le nuove scoperte, la contemplazione del paesaggio ( > no esistit niunu monumentu / nè colosseo e nè vaticanu / chi paragonen cun su Gennargentu ... ), il pregio del lavoro artigiano ( > su telalzu de linna istagionada, / sos istrumentos de sa tessidora / faghen parte 'e sa vida ismentigada.) e così potremmo continuare la verifica nelle altre piacevoli pagine di questo interessante volume, al quale non resta che augurare il successo che merita, sia per i versi fluidi e "naturali", sia per l'impegno di questo maestro che si è proposto di educare il popolo con semplicità, con sapienzialità e con intenti di alta morale: le cose più genuine e più preziose per un messaggio positivo.

Tonara, nel ricordo della sua tradizione poetica e delle frequenti e seguitissime gare di improvvisatori; nel nome e nella memoria di Peppino Mereu, che ha dato una provvidenziale scossa all'arcadia isolana che non si decideva a morire e ha aperto la via a nuovi contenuti, alla luce della realtà storica; nella considerazione della simpatia e della cordialità dei solerti maestri dei campanacci, degli utensili di ferro battuto e degli incisori decoratori del legno; nella stima e nell'ammirazione per la creatività delle sue donne nella tessitura, nella produzione degli squisiti torroni e del pane che ha il significato delizioso del lavoro; nell'incanto delle suggestive visioni alpestri di sorgenti, ruscelli, boschi e orti; nella rivalutazione delle risorse del villaggio montano, aggiunge ai suoi pregi anche l'arricchimento spirituale con la nascita di questo volumetto che ha il profumo delle primavere barbaricine e che sintetizza il gusto per tutto ciò che sa esprimere la poesia e che è l'antico retaggio di una gente viva, laboriosa, tenace e intelligente.

 


19 - A Voroscilovograd: Cronache dal Fronte Antincendio

La nostra destinazione finale, il comando della mia compagnia, era Voroscilovograd. Era una città immensa, un milione di anime, piazzata p...