Questo libro
contiene le composizioni poetiche che Raf- faele Casula ha scritto nell'arco di
tempo di circa quarant'anni.
Le pubblica oggi, sebbene, da più parti, amici e parenti
l'abbiano più volte sollecitato, un pò per l'umiltà che lo con- traddistinguono
come persona, un pò per togliersi uno sfizio personale, ma soprattutto per un
dovere verso coloro che già conoscono le sue poesie e gli altri ai quali farà
senz'altro pia- cere conoscerle: per questo gli auguriamo che abbia buona
fortuna.
Egli ha cominciato molto giovane a scrivere e cantare poe- sie: dapprima, come tutti quelli della sua generazione "in sa buttega", improvvisando rime, poi, collaborando, seppure spo- radicamente, alla rivista di Angelo Dettori "S'ischiglia".
Negli ultimi anni partecipando a concorsi regionali di
Poesia (Ozieri ecc.) nei quali ha avuto conferme e affermazioni e delle quali
si riferisce in appendice.
Il lettore attento "de su mutu", de s'ottada, non
ha bi- sogno di molte spiegazioni per capire i temi fondamentali e il genere
della sua poesia.
Egli si cimenta con padronanza e decisione in tutte le va-
rianti compositive della poesia sarda: il sonetto, la terzina, sa quartina,
s'ottada, la composizione non rimata, su mutu, ren- dendole facili alla
lettura, grazie alla ritmicità e alla musicali- tà che riesce a dare a
settenari ed endecasillabi.
Affronta una varietà di temi che attraversano i più lontani sentieri del sentimento: il dolor
e, l'amore, la contemplazione del- la natura, la nostalgia, la notte; spaziano, corrono dai fatti to-naresi, a quelli della Sardegna, per arrivare ai fatti del mon- do d'oggi (ai missili, alla guerra, alla pace) e della vita: la giustizia socale, il lavoro, la fatica umana, il pane.
E poi la miseria, la povertà in uno spazio storico-umano,
quello tonarese, quello barbaricino, quello sardo, in eterno con- trasto con il
mondo esterno, col nuovo, col continente... (sa vida 'e prima, sa vida 'e
oe...). E infine la paura di perdersi nel non conosciuto, nel non tan- gibile,
di essere travolti da valori negativi, di affogare nella corruzione nella
instabilità. Il bisogno quindi di una società a misura d'uomo, semplice fatta
di rapporti umani, solidali, veri. Da qui ancora una punta di amarezza per
tutto quello che è sfascio sociale, distruzione della natura e della vita:
"sa man'e s'omine est dispettosa e oe s'est tint' crudelidade... Pro lear
isfogu a s'ira inferocida, a sas birdes campagnas ponet fogu"
La via d'uscita "est s'avvenire de s'era sociale":
s'hat a giamare a boghes d'esultanzia in tottu canta s'umana genia (est
arrivada s'eguaglianzia), una società nuova sorretta da un'im- palcatura di
solide regole morali e sociali.
In tal senso egli è una memoria storica del nostro passato, dello spazio-ambiente tonarese barbaricino, dei suoi simboli. E' testimonianza di ciò che è stata ed è nostra tradizione e modo di vivere.
E' un osservatore sociale degli usi e dei costumi; è il
punto di arrivo di tutta una serie di percorsi storico-umani del suo ambiente,
che partono da "'sa fatiga per fare il pane", per pro- curarsi i
mezzi per la sussistenza umana, che attraverso il do- lore umano, la
sofferenza, l'amore per le cose della vita "sos lamentos de
un'isfortunadu"; attraverso "sa vida 'e prima", 's'annu
coladu", "sa mistica esistenza", sa vida 'e s'ambulant antigu,
cun "sos ammentos", giungono fino ad oggi.
Ad un presente tormentato dall'ingiustizia e dae "sos
fla- gellos de su fogu" a una situazione incontrollata e indetermi- nata:
"intenden sonos malos", "su progressu non dominat tottue"
proite est s'era 'e su buldellu" e "s'onestade mancada",
"ca cherimus paghe e non guerra".


