Le poesie di Raffaele Casula, creatore di versi finora
apprezzati soprattutto nell'élite degli ultra-appassionati di ver- si in limba,
vengono da lontano, nel tempo, nei luoghi e nella dimensione spirituale che li
generano.
Vengono innanzi tutto dalla grande ed inesausta palestra
della versificazione orale, alla cui scuola l'Autore è cresciuto in dispute
interminabili all'interno del villaggio natale e di altri villaggi vicini e
remoti rispetto al paese-fulcro, Tonara. Proprio a Tonara Casula trova un
importantissimo punto di riferimento alla sua poetica, quel Peppino Mereu morto
giovanissimo di mal sottile all'inizio del secolo ma sempre presente alla
coscienza dei suoi conterranei in un apprezza- mento postumo che suona quasi
come crisi di coscienza col- lettiva per l'emarginazione che il poeta aveva
dovuto soffrire da vivo.
Le poesie di Raffaele Casula hanno un titolo che spiega, da
solo, buona parte della loro tematica: l'anelito alla pace in una terra
tormentata da mille ferite e pur ricca di risorse feconde. Una pace che non è
soltanto assenza di tormenti ma vuol essere recupero pieno ed attuale di una
memoria storica fatta di sofferenze, sì, ma soprattutto di norme comunitarie
inviolabili che rendevano il villaggio un insieme unico di identità simili e
fiere della loro unità interna.
Casula impiega il mezzo del cosidetto "volgare
illustre". il logudorese comune agli improvvisatori, che tanta parte hanno
avuto nella sua genesi poetica, arricchito da municipalismi sobri ed austeri
che - lungi dall' impoverire il linguaggio poe- tico - lo vivificano anzi
regalandogli nuova linfa. In un con- testo del genere, il metro è
conseguentemente molto spontaneo e fluido: come si addice a chi è in confidenza
con la creazione immediata degli endecasillabi.
Messaggio poetico e veste formale si armonizzano - vo-
gliamo dire - in modo del tutto naturale: ne viene fuori il sapore del
villaggio di un tempo, dove era viva la distinzione fra uomini abili e omuncoli
e dove l'abilità a far versi co- stituiva un distintivo di prestigio.
Questi canti del villaggio che vedono la luce nonostante i
mille dubbi dell'autore meritano perciò un cordiale auspicio di buona sorte.
Paolo Pillonca
