venerdì 3 ottobre 2008

Tonara, etimologia del nome secondo Alberto La Marmora.


(...) Da Aritzo si può fare una puntata al vicino villaggio di Tonara, dove si arriva percorrendo un sentiero quasi sempre in piano, dopo Belvì, attraverso una lunga valle detta Isca di Belvì, notevole soprattutto per i molti e bei noci; è bagnata da un torrente le cui acque sono utilizzate per l’irrigazione di questa piccola pianura.
Il villaggio di Tonara prende il nome da un toneri che lo domina e che è formato come le altre masse omonime di un deposito calcareo dolomitico. Avendo già dato una descrizione geologica e uno spaccato di questo toneri nella terza parte del Viaggio in Sardegna , mi dispenso dall’entrare di nuovo nella materia della sua composizione mineralogica. Qui mi limiterò a dire che, sotto la roccia secondaria, in questo posto, come sotto gli altri toneri e tacchi, si trova uno strato di lignite con il maggior spessore che si possa trovare in questi luoghi; ma la lignite, più passa allo stato di galestro, meno è adatta ad essere utilizzata come combustibile, in quanto contiene piriti in ercentuale via via maggiore. Nei banchi di una specie d’arenaria che accompagna questo combustibile secondario si trovano impronte delle piante fossili proprie della flora giurassica: Calamites lehmanianus Goep. e Brachyphyllum majus Brong.
Il villaggio di Tonara è formato da quattro frazioni separate o, se si vuole, da quattro quartieri (“rioni”) che si chiamano Toneri, Arasulè, Taleseri e Ilalà; nel nome di quest’ultimo alcuni
etimologi hanno voluto riconoscere un’origine turca o araba; si è arrivati fino a cercare i padri degli abitanti di questo paese tra i Mori mandati in Sardegna dai Vandali, di cui parla Procopio e di cui è già stata fatta menzione. Il quartiere di Toneri è il più alto dei quattro; è lì che si trovano delle persone affette da gozzo; quello di Arasulè, il più considerevole, si trova
a un’altezza di 956 metri sul livello del mare. Il Toneri domina tutti questi quartieri e conta 974 metri, misurati al nuraghe detto de su Planu.

Dall’altra parte del paese si leva un altro monte detto “di Gennaflores” (“della Porta dei fiori”) che forma una piccola catena in direzione all’incirca nordovest-sudest; la cima più alta, chiamata Mugianedda, conta 1.498 metri d’altitudine sul livello del mare.
( Tratto da: Viaggio in Sardegna di Alberto La Marmora Ed. Illisso - 1997, pag. 67