sabato 25 giugno 2011

ALLA STAZIONE DI BELVI' DI PAOLO FRESU

di Paolo Fresu
fonte: http://www.50fresu.it/il-calendario-di-50.htm

La serata di oggi a Belvì ha dell’incredibile. Non solo perché abbiamo deciso di tenere il concerto in duo con Daniele Di Bonaventura in mezzo ai binari della vecchia stazione ferroviaria, ma anche perché li la gente è straordinaria. Il nostro team è arrivato in tarda mattina e mentre io sono ancora ad Oristano mi telefona Luca Devito comunicandomi che hanno avuto una idea delle loro. All’origine il coraggioso Sindaco Rinaldo Arangino voleva fare il concerto in un anfiteatro ma poi con Luca Nieddu, che ha fatto tutti i sopralluoghi, si sono accordati per farlo nella vecchia stazione ferroviaria dove ancora, un giorno a settimana, passa il Trenino Verde della Sardegna gestito dall’Arst. Non solo passa ma lì si ferma a lungo.  Spesso una intera giornata e il Capostazione Anna Maria Fenu, che vive ancora nell’appartamentino della stazione con i mobili d’epoca, porta la gente in giro per Belvì, che seppure sia un piccolo centro, dà il nome a questa parte delle Barbagie. Il vagone ferroviario era stato spostato all’inizio della stazione ma a noi serviva come scena per il concerto. Nessun problema… Sebastiano Casula chiamato da tutti “Boste” sale sulla carrozza e sposta il vagone in un attimo. Vagone che è stato messo appositamente a disposizione dal responsabile dell’Arst Giovanni Caria che mi chiedono di ringraziare. E’ davanti a questo che suoneremo in duo con trombe e bandoneón. Ma chi ci accoglie al nostro arrivo è Bachisio Cadau detto “Bachis”.  È li da presto, perché questo concerto era il suo sogno da sempre. Da quando, appassionato della mia musica, ebbe un incidente di macchina a Chiaramonti mentre ascoltava il mio “Inner Voices”. Mi racconta che scese dal mezzo incidentato e si avviò in paese per chiedere aiuto con il viso sanguinante e che dopo essere stato medicato il suo cruccio era quello di recuperare il mio cd, non la sua macchina! Lo racconto la sera al concerto e la gente ride. Bachis ha un piccolo hotel e un bar. Gli chiedo come si chiama e mentre scrivo “Caffè L’Edera” lui mi dice che è un cafè con un effe. Più precisamente un “Cafè letterario” perché lui li dà da bere e da mangiare, ma organizza anche concerti e reading con musicisti e attori. «Sono passati Gavino Murgia e tanti altri mi dice -. Spero che a breve possa venire anche Rossella Faa che ci piace molto e che fa ridere anche gli anziani... Chissà se stasera la gente verrà, perché altrimenti con il Sindaco faccio una brutta figura!». Gli dico che secondo noi arriveranno diverse centinaia di persone e gli offro un nuragus della nostra vigna che era in frigo nel camper di Gianni Melis. Intanto arrivano tante persone del posto e tutti salutano come se ci conoscessimo da sempre. Arriva anche un giovane ragazzo con un bimbo in carrozzina e due anziane signore che si siedono nell’unica panchina della stazione.  Sembra messa li apposta perché dà proprio davanti alle nostre due postazioni. Arriva anche Antonio Leggeri con le nuove t-shirt appena arrivate da Mantova. Gli chiedo come sta andando la vendita e mi risponde che la gente le compra volentieri perché ai concerti non c’è biglietto e perché io lo annuncio tutte le sere dal palco. Andiamo a cena da Bachis al Cafè letterario. Lui non sta nella pelle ed è elettrizzato. La mia musica nel locale va a manetta e gli chiedo quali cd ha. Risponde che di cd ne ha pochi e che lui la musica la scarica perché i soldi non sono molti ed io gli rispondo che se è così fa bene a farlo.  «Mistico Mediterraneo però l’ho comprato» mi dice. Anche la vendita dei cd che Antonio ha nel gazebo del merchandising va bene. In fondo costano solo 10 euro ed Antonio è riuscito a trovare più o meno tutta la mia produzione discografica di questi trent'anni oltre agli ultimi titoli e ai dischi della mia etichetta Tuk Music. La cena è a base di antipasti, prosciutto, ricotta morbida e salata, formaggi, salsiccia e carne arrosto di maiale e di vitello. Il vino è scuro e forte. Vino di montagna e perfetto per quei sapori. Gli chiedo da dove viene il prosciutto e mi dice che tutto quello che stiamo mangiando è prodotto in paese. Più Kilometri Zero di così!  Alle nove e trenta ci sono una cinquantina di persone. Sono quelli che sono venuti da presto per cercare i posti migliori. Il camerino è allestito nella sala ad’attesa della stazione e una signora ha portato un cesto di ciliegie perché Belvì è famosa per le ciliegie e poi per le “caschettes” che è un dolce buonissimo che ci ha offerto Bachis alla fine della cena. Pasta di nocciola con miele e una sfoglia sottilissima lavorata finemente. Il piacere della vista e del gusto. Raffinatissimo.  Alle nove e quarantacinque il piazzale è gremito di gente. Non sappiamo quanta. Forse 800/1000 e non si sa come hanno fatto ad arrivare tutti assieme. Sono seduti sul marciapiede della stazione, che è lungo 70 metri e poi si sono posizionati in ogni luogo possibile. Io entro nel vagone da dietro e mi apposto al lato di una saracinesca. Luca mi porta la tromba e la custodia vicino alla sedia visto che poggiamo i piedi sulla terra e sulle pietre. Il capostazione Anna Maria è vestita di tutto punto con cappello e fischietto. Arriva dal lato e dopo due fischi entra nel treno. Questo si illumina di rosso e di azzurro e Daniele attacca con un bordone. La saracinesca si apre ed io mi unisco a lui prima in acustico e poi con il suono amplificato per suonare “Liberata” di Jean-Claude Acquaviva, il direttore del coro corso A Filetta. C’è una emozione palpabile e non vola una mosca. Neanche i ragazzini che sono in giro parlano o giocano perché tutti sono assorti non solo dalla musica ma anche da quel luogo insolito che è magia. Suoniamo successivamente brani come “Non ti scordar di me”, “My one and only love”, “E va la murga” e poi attacchiamo una nostra versione di “No Potho reposare” che Daniele suona forse per la prima volta. Vuole essere un omaggio a quella gente e a quel luogo e vuole essere una dedica anche per quelli che ci seguono da lontano sul computer. Ci stanno anche due brani di Daniele che eseguiamo nel progetto “Mistico Mediterraneo” e che sono “Corale” e “Sanctus” e chiudiamo il concerto con un bis che è tratto da “Meditate” dove, nella versione originale il testo di Primo Levi recita “Meditate gente che questo è stato”. Una bella fine per una giornata straordinaria. Salutiamo anche quelli che ci seguono in streaming. Oggi la qualità della linea non è ottima ma forse Luca ha trovato un posto preciso con una tacca in più visto che la trasmissione avviene con una semplice chiavetta.  Iniziano ad arrivare i messaggi degli internauti. Uno oggi anche da Monaco di Baviera. Alla fine del concerto Anna Maria ci invita a bere un bicchiere nell’appartamento e li la tavola è imbandita con “Frue”, un caglio acido, caschettes, ciliegie e torrone di Tonara. Chiedo se è meglio quello di Tonara o quello di Aritzo. Giustamente non rispondono. “E’ un bel vivere qui” dico. “Si, però…” risponde qualcuno. Il viaggio di rientro con Roberto sarà non troppo lungo ma la strada è tortuosa. Andando via passiamo a salutare Bachis e gli regalo la maglietta che porto. È l’unica cosa che posso dargli per sdebitarmi minimamente di ciò che ha fatto per noi. Mi saluta dicendomi grazie e io lo guardo stupito. Grazie di che? Siamo noi che dobbiamo ringraziare!  Claudia Annunziata con il suo compagno si propongono di farci strada con la loro moto fino a Simaxis. Vengono dal continente e vivono in una azienda con trenta ettari a Sorgono perché il loro sogno è quello di fare di questo luogo un centro di valorizzazione de prodotto locale e luogo di incontro. Chiedo come mai hanno scelto proprio quel luogo e mi rispondono che lì sono capitati e lì si sono fermati. Come dargli torto. Case sparse a Coa Sa Mandara è il loro indirizzo e mentre li seguiamo tra le curve con la nostra macchina penso che oggi le cose da raccontare sono state veramente tante e che, per fortuna, ancora c’è un mondo fatto di gente straordinaria. Stasera a Belvì abbiamo avuto l’impressione di essere al centro del mondo. Ci vuole poco del resto, basta crederci davvero