sabato 23 dicembre 2023

Lughes de Vida di Raffaele Casula 1994 - Prefazione di Attilio Loche


Conosco Raffaele Casula da oltre trent'anni, da quando, nelle piazze dei villaggi della Barbagia-Mandrolisai, imboniva la gente perché comprasse scarpe da lui. E la gente comprava, anche perché la sua verve contagiosa ispirava simpatia e fiducia. Tra un paio di scarpe vendute e un paio prezzate, trovava il tempo per parlare con gli amici della sua grande passione. Nelle sue tasche c'era sempre una copia dell'ultima poesia, magari di quella spedita il giorno prima al "Premio Ozieri", al Posada o al "Su Sonettu" di Ortueri.

Raffaele Casula, che tra l'altro è uno dei poeti più prolifici della Sardegna, ha partecipato a quasi tutti i concorsi banditi nell'isola e nel continente. Numerosissimi i riconoscimenti ottenuti: ha raccolto allori a Posada, Oschiri, Atzara, alla Terzina di Macomer, a "Frores de monte" di Austis, a "Sa Madonna 'e su Nibe" di Teti, a "Su Sonetto" di Ortueri e in altri concorsi ancora. Nonostante la messe di successi, è tuttavia critico con l'operato di alcune giurie, che "di solito giudicano a senso unico", favoriscono i loro protetti e non vedono o non vogliono vedere al di là del proprio campicello. Una critica esagerata? Probabilmente sì, anche se, in alcuni casi, diventa arduo dimostrare il contrario.

Raffaele Casula non è nuovo nel campo delle pubblicazioni. Il suo primo testo "Sonnios de paghe", con prefazione di Paolo Pillonca e del suo nipote prediletto Gabriele Casula, è stato stampato nel 1986. "Sardigna cara", con prefazione di Natalino Piras, è uscito nel 1990. Con la prefazione di Fernando Pilia e i tipi della 3T di Cagliari, nel 1993 è stato pubblicato "Beranos de incantu".


Questo quarto libro, interamente dedicato ai sonetti, consacra definitivamente la piena maturità di un poeta versatile, non a torto ritenuto l'erede del grande Peppino Mereu. Il protagonista principale del libro è lo stesso poeta con i suoi rimpianti meditati, gli slanci giovanili e la sua serenità raggiunta attraverso la saggezza e la fede in Dio. Una parte importante "giocano" anche gli affetti familiari e i tanti amici con i quali ha e intende continuare ad avere ottimi rapporti. Ma i protagonisti veri, alla fine, sono gli esseri umani in generale, ai quali propone esempi di vita vissuta e strade sicure da percorrere.

Questo bisogno di educare gli altri è un elemento prevalente in tutta la produzione poetica di Raffaele Casula, che, in questo senso, travalica lo stesso concetto consacrato di poesia come fatto interiore e soggettivo, visto che si propone un fine pratico di insegnamento. D'altra parte, la religione, la morale, la politica e gli stessi comportamenti sociali non sono forse istanze pratiche?

La religione, o se vogliamo il sentimento religioso, è indispensabile per l'uomo. L'ordine e le meraviglie del creato sono un segno dell'esistenza di Dio o Essere supremo al Quale bisogna rivolgersi con spirito puro. Ma quanta falsa devozione si annida nella gente! Il poeta avverte: " ...su veru cristianu / connoschet solamente sas istradas / de s'amor' e sa bona cuscienzia".

Per Raffaele Casula la vita è un passaggio e guai se non fosse alimentata dalla speranza che, alla fine, non tutto finisca "in una losa". L'uomo è opera divina: è un istante della "vita" dell'universo. Perché vivere allora con il terrore della morte? Il suo desiderio è quello "de che passare s'ultimu momentu / cun sa morte in su lettu canta canta" e quindi senza particolari rimpianti, peraltro inutili. E in chiusura di un sonetto si legge: "Girat sa terra piant pianu / e su sole si cuat rie rie / pro torrar' a bessire su manzanu. / Ma si sa morte imboligat a mie, / pustis chi brinco su serragu umanu / a su mundu non torro ateru die". Se poi la vita è condita di sofferenze, è più che comprensibile il desiderio " ... chi enzat sa morte, / tantu non bido ater'isperanzia, / chi consolet s'istanca vida mia". Ma la vita è bella e sempre degna di essere vissuta, specialmente se è nobilitata dall'amore verso gli altri e rivitalizzata dalla poesia, che porta gioia e allegria ovunque, anche "in sos giassos ismentigados".

La poesia vola e fa volare alto "subras sas alas caras de Talia / piena de virtude e de portentu" per cantare la primavera e la giovinezza piena di promesse, i sacrifici e le tensioni dell'età adulta, i contenuti e dignitosi rimpianti della vecchiaia e per cantare anche " ... sa paghe cun s'amore, / cun cantu lis regalat sa natura". Un dono, quello della poesia, che non tutti posseggono, anche se purtroppo il mondo è pieno di poeti che si credono tali. In un sonetto di risposta ai complimenti ricevuti dal suo amico e collega Angelo Porcheddu di Banari, Raffaele Casula sentenzia senza mezzi termini: "S'estru superbu de sa poesia / faghet nidu in chelveddos virtuosos".

La poesia è libertà e non conosce le finzioni della politica, che spesso inganna la gente e, a volte, spara "cannonadas a salve". Vola più in alto della stessa scienza, il più delle volte schiava della politica e, proprio per questo, responsabile anche dei gravi danni di tipo ambientale, che stanno inquinando il pianeta Terra, e della corsa ad armamenti sempre più sofisticati, che potrebbero portare ad una catastrofe irreparabile.

La poesia esalta i sentimenti, è addirittura il canto dei sentimenti, ed è spesso capace di suscitare atmosfere e associazioni di immagini, che fanno bene allo spirito e aiutano ad essere positivi nei rapporti sociali. Per Raffaele Casula è poesia la campagna amena, il bosco innevato, il giardino fiorito e tutto ciò che esalta la vista: è poesia il cuore e la mente dell'uomo, la gioia e la tristezza: "totu s'immensidade est poesia, / sas istellas, sa terra, s'oceanu".

Sono queste alcune chiavi di lettura dei sonetti di Raffaele Casula, ma tante altre se ne possono ancora scoprire con un'attenta lettura del libro. La poesia, come tutti sanno, esprime in primo luogo l'anima del soggetto che la partorisce ed è per questo che le chiavi di lettura possono essere molteplici e strettamente legate al modo di porsi di fronte all'opera. Non è detto che su alcuni temi, proposti dalla poesia di Raffaele Casula, non si riscontrino delle contraddizioni, ma anche queste sono figlie dei tormenti dei veri poeti.

Il linguaggio dei sonetti è spontaneo, scorrevole e ritmato. Il poeta usa il logudorese con competenza e proprietà, anche perché è profondamente convinto della "nobiltà" di questa variante della lingua sarda, divenuta ormai la più popolare e diffusa nell'isola. Tuttavia, secondo me, Raffaele Casula fa un ricorso abbastanza marcato a italianismi non sempre necessari. Un peccato senz'altro veniale questo, in considerazione del fatto che tutti gli idiomi della terra subiscono e hanno subito "contaminazioni" esterne e, a loro volta hanno "contaminato". Che dire infatti della lingua italiana, sempre più "carica" di francesismi e soprattutto americanismi! Al di là di ogni considerazione, resta il fatto che l'autore di questo libro non è certamente un falso poeta e il lettore se ne potrà rendere conto fin dalle prime pagine. L'auspicio e l'augurio è che abbia il successo che certamente merita.

Attilio Loche

 

 


mercoledì 8 novembre 2023

BERANOS DE INCANTU DI RAFFAELE CASULA. 1993 PREFAZIONE: IL PATRIMONIO DEL VILLAGGIO GLOBALE di Fernando Pilia


 


Gran parte di questa raccolta di poesie è ispirata dall'orgoglio della sardità ed è concepita e intesa come messaggio morale e civile per la salvaguardia dell'identità di un popolo che deve ritrovare il suo destino di protagonista nella sua storica e sfortunata esperienza. In sintesi, questa è la sostanza dell'impegno appassionato di Raffaele Casula, poeta di Tonara, il quale riprende nella sua feconda creatività, con versi ispirati, le annunciazioni innovative dell'originalità di Peppino Mereu.

Riesce, tuttavia, ad ampliare e a sviluppare le tematiche etniche, sociali e storiche di una cultura di vaste proporzioni che non è emersa soltanto dalla civiltà e dal contesto di un solo villaggio, ma è soprattutto la memoria della comunità.

Il poeta, ancora adolescente, s'incantava seguendo con attenta concentrazione i versi intonati col canto degli aedi estemporanei che, nelle notti di sagra, dal palco infiorato esibivano alla folla partecipe e silenziosa concetti, ricordi, esempi, episodi e richiami che riportavano sempre al lavoro e alla fatica umana, al senso di giustizia e di doverosa solidarietà, alla misera vita degli umili e degli oppressi, all'arroganza dei potenti e alla condanna alla sopravvivenza con scarso e amaro pane, allo sguardo al passato nelle vicende della piccola patria, isola misteriosa e solitaria, quasi cristallizzata in una sorte immutabile di segregazione, come se il tempo avesse trovato difficoltà a fluire cambiando il destino della gente.


Divenuto più maturo, Raffaele Casula, assurto al ruolo di "omine balente", padrone di quella sorta di "Koiné" espressiva che è il vero linguaggio degli aedi ispirati, si è a lungo per anni esercitato nelle occasioni e nei luoghi "deputati": raduni, "Sos zilleris'", gli ovili e i rituali "de su tusorzu", nelle feste familiari e paesane, in incontri con amici lontani, nella partecipazione ai cimenti di versificazione orale, nella sfida e nelle dispute, col coraggio tipico dell'ardimento giovanile per raggiungere una certa maturità.

Quest'esercizio gli ha consentito di comporre un'infinità di versi, di pubblicare i suoi elaborati in riviste e antologie e di partecipare ai concorsi di poesia sarda e di prosa letteraria, meritando premi ad Atzara, a Oschiri, a Posada (due volte), a Frores de monte di Austis, ad Ozieri (in tre occasioni) e in altre circostanze.

La raccolta presentata in questo libro, dal titolo "Beranos de incantu", rivela nell'autore – che è nato nel 1919 – una positiva maturità, quasi la sintesi della sua tematica consolidata: la famiglia, gli antenati, la ricerca della serenità, la terra madre, il degrado dell'ambiente, il senso dell'ospitalità ( > In s'orizzonte bellu chi s'arreat / in s'adde de su coro geniale / gelosamente su Sardu s'impreat / pro fagher cun s'appittu naturale, / de custa ismentigada terra mia, / un'isula donosa e ospitale), i problemi sociali, l'emigrazione, il pacifismo, sos tempos tirriososs'ispera, la bestialità degli incendiari ( > Custa Sardigna nostra ismentigada / non bastat ca sa sorte la trascurat, / sa zente puru vendetta li giurat / pro la 'ider piùs disisperada ! / Dogni annu su vile incendiariu / dae mare a su monte ponet fogu / pro brujare sa flora in dogni logu / e fagher de Sardigna unu calvariu..), il ricordo della pratica dell'abigeato, la coscienza etica della tradizione, il degrado della politica, le nuove scoperte, la contemplazione del paesaggio ( > no esistit niunu monumentu / nè colosseo e nè vaticanu / chi paragonen cun su Gennargentu ... ), il pregio del lavoro artigiano ( > su telalzu de linna istagionada, / sos istrumentos de sa tessidora / faghen parte 'e sa vida ismentigada.) e così potremmo continuare la verifica nelle altre piacevoli pagine di questo interessante volume, al quale non resta che augurare il successo che merita, sia per i versi fluidi e "naturali", sia per l'impegno di questo maestro che si è proposto di educare il popolo con semplicità, con sapienzialità e con intenti di alta morale: le cose più genuine e più preziose per un messaggio positivo.

Tonara, nel ricordo della sua tradizione poetica e delle frequenti e seguitissime gare di improvvisatori; nel nome e nella memoria di Peppino Mereu, che ha dato una provvidenziale scossa all'arcadia isolana che non si decideva a morire e ha aperto la via a nuovi contenuti, alla luce della realtà storica; nella considerazione della simpatia e della cordialità dei solerti maestri dei campanacci, degli utensili di ferro battuto e degli incisori decoratori del legno; nella stima e nell'ammirazione per la creatività delle sue donne nella tessitura, nella produzione degli squisiti torroni e del pane che ha il significato delizioso del lavoro; nell'incanto delle suggestive visioni alpestri di sorgenti, ruscelli, boschi e orti; nella rivalutazione delle risorse del villaggio montano, aggiunge ai suoi pregi anche l'arricchimento spirituale con la nascita di questo volumetto che ha il profumo delle primavere barbaricine e che sintetizza il gusto per tutto ciò che sa esprimere la poesia e che è l'antico retaggio di una gente viva, laboriosa, tenace e intelligente.

 


18-La Russia. Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

  Il  7 luglio del 1942 . Ricordo la data come fosse ieri. Quel giorno, partimmo per il fronte russo. Il mio reparto era l’Autosezione A...