domenica 14 settembre 2025

Il libro di Renato Poddie, "Anche la quercia di Marautzos morì durante la guerra": l’inutilita’ di tutte le guerre".



Di Alusac eleirbag.

Il libro di Renato Poddie, "Anche la quercia di Marautzos morì durante la guerra", è molto più di una semplice opera di storia locale. È un'immersione profonda nella memoria collettiva di 

Tonara, un piccolo paese della Sardegna, che diventa il palcoscenico di una storia universale. L'autore dedica quest'opera a figure centrali della sua vita e della storia tonarese, ma come specifica nella sua introduzione, la sua intenzione è quella di raccontare un momento storico della comunità attraverso un intreccio di fantasia e realtà. Oltre ai personaggi storici, come i partigiani Giuseppe Carboni e Antonio Zucca, il libro dà vita a figure immaginarie le cui esperienze si mescolano a fatti realmente accaduti.

Uno stile nuovo per un racconto storico

Per Renato Poddie, noto per le sue pubblicazioni di carattere storico e di ricerca linguistica, come i suoi studi sui nomi di luogo di Tonara o le curatele di opere poetiche, questo libro segna un punto di svolta. L'autore introduce qui un suo personale stile letterario di romanzo storico. Abbandonando la pura saggistica, Poddie sceglie un io narrante rappresentato dai giovani soldati Crabiele e Pepe e dalle loro famiglie, creando un legame intimo tra il lettore e le vicende dei personaggi. Questa scelta stilistica permette di esplorare le guerre non solo attraverso i dati e i fatti, ma attraverso le vissute emotive delle persone, rendendo la storia più accessibile e toccante.

Struttura e contenuti

Il libro si presenta come un "quaderno di storia e cultura locale", edito da Aipsa, che fonde la narrazione personale con una rigorosa rivisitazione storica. L'autore adotta una prospettiva che richiama la "Nouvelle Histoire" francese, focalizzandosi sulla vita quotidiana, le sensibilità e la psicologia collettiva degli "uomini comuni".

Un elemento centrale, come evidenziato da Poddie stesso, è la sua scelta di focalizzare la narrazione sulle vicende delle famiglie dei giovani soldati Crabiele e Pepe, e dei loro figli Micheli e Giuanni. Un ruolo di spicco è riservato alle donne - Talèa, Erìsia, Ermosa e Frantzisca - che, pur essendo "protagoniste sì disarmate e silenziose", si dimostrano "non meno coraggiose di coloro che imbracciarono i fucili". Questo approccio corale fa emergere le loro sensibilità e il loro coraggio, rendendo il dramma della guerra tangibile e umano.

Il testo si articola su due livelli che si intrecciano costantemente:

  1. La narrazione: Le storie dei personaggi, in parte frutto della fantasia dell'autore, vivono le esperienze di un'epoca. Gli "episodi realmente accaduti si compenetrano a vicenda" con l'elemento fantasioso, creando una storia che è allo stesso tempo personale e collettiva.
  2. La storia: A questa dimensione narrativa si affianca una meticolosa analisi degli eventi. Poddie afferma che i fatti descritti a volte "seguono le fonti storiche, sia orali che d'archivio", mentre altre si allontanano per immergersi nelle "interiorizzazioni individuali e collettive". Questo approccio permette di esplorare come le guerre e il fascismo venivano vissuti e commentati dai "vivaci frequentatori delle piazze del paese", tra cui spiccano figure come Fraile, Antoni e Tatànu, che incarnano la "memoria storica del confronto tra sardismo e socialismo".

Temi e simbolismo

Un elemento ricorrente e di grande impatto è la presenza della poesia, che assume una duplice funzione. Le poesie di autori come Peppino Mereu diventano veri e propri "monumenti storici", espressione del dolore e della resilienza di un intero popolo. Dall'altro, la poesia funge da "scrigno di emozioni" e "terapia salvifica" per una comunità che rielabora i lutti e l'assenza attraverso il canto. La poesia è il codice comunicativo che le donne utilizzano per esprimere la propria interiorità.

Il titolo stesso, che evoca l'immagine di una quercia abbattuta e la contrappone all'ulivo eterno di Odisseo, crea un potente simbolismo. La quercia di Marautzos rappresenta la rovina causata dalla guerra, un ciclo di distruzione che si contrappone alla resilienza dell'albero mitologico, simbolo di un'esistenza che si rigenera. Questa dualità tra distruzione e speranza, tra guerra e vita, pervade l'intero libro.

In sintesi, l'opera di Poddie è un lavoro ricco e stratificato, che mescola la storia dei grandi eventi con quella della gente comune, dimostrando che l'amore per la propria terra e il senso di appartenenza a una comunità possono ispirare un'indagine storica profonda e, al contempo, un'emozionante narrazione. Un libro che, come sottolineano i prefatori, ci spinge a riflettere sulla fragilità della pace e sulla "inutilità di tutte le guerre".

Un viaggio di immagini tra due isole. La presentazione del libro di Daniele Marzeddu, "Films of Sicily and Sardinia".


Che serata, sono ancora con la testa e il cuore tra il mare e la montagna. La presentazione del libro di Daniele Marzeddu, "Films of Sicily and Sardinia", non è stata la solita conferenza letteraria, ma un vero e proprio spettacolo, un'immersione totale nel suo sguardo d'artista.

Marzeddu ha ripercorso, con la delicatezza di un cantastorie e la precisione di un cartografo, il viaggio compiuto da D.H. Lawrence e sua moglie Frieda un secolo fa. Ha ricordato che la loro opera, "Sea and Sardinia", nata da un breve ma intenso viaggio in Sardegna nel 1921, è considerata un caposaldo della letteratura di viaggio.

Ha sottolineato come Lawrence, influenzato dall'immaginario deleddiano, non si sia limitato a descrivere luoghi. Il suo diario di viaggio è diventato un'opera di introspezione, in cui ha colto l'essenza dell'anima isolana. Marzeddu, con le sue fotografie, ha ripreso quel percorso, offrendo uno sguardo contemporaneo sulle due grandi isole mediterranee, in bilico tra tradizione e modernità. Le sue immagini non sono solo un omaggio, ma un dialogo vivo tra passato e presente, tra la parola di Lawrence e il suo occhio, un modo per attualizzare l'eredità culturale dello scrittore inglese e di Grazia Deledda.

Ho visto scorrere sullo schermo una Sicilia potente e malinconica, con le immagini di Taormina che non era solo un luogo turistico, ma un nido di storia, e poi il porto di Messina, con le sue mille partenze e ritorni, e la vitalità caotica di Palermo.

Poi, la Sardegna ci ha accolti con la sua natura più selvaggia e il suo cuore più intimo. Ci ha mostrato la vitalità di Cagliari, la storia che si respira a Mandas e la natura incontaminata che circonda Sorgono e la nostra amata Tonara, fino a perdersi nei silenzi antichi di Nuoro.

Ogni immagine era un dialogo silenzioso tra il passato e il presente, tra la parola di Lawrence e lo scatto di Marzeddu. Le sue foto non erano solo una risposta, ma una domanda costante:




cosa è rimasto di quell'anima che un tempo incantò lo scrittore inglese e che la nostra 
Grazia Deledda seppe descrivere così magistralmente?

Marzeddu, con la sua sensibilità, ci ha dimostrato che c'è ancora un filo invisibile che lega quelle due isole e che la loro bellezza, il loro mistero e la loro essenza sono un patrimonio che va custodito. Non so come descrivervi la sensazione di tornare a casa, dopo aver assistito a questo spettacolo, se non con un grande senso di gratitudine. Gratitudine per l'arte che sa farti viaggiare, anche restando seduti, e gratitudine per chi sa raccontare la nostra terra, mostrandocela con occhi nuovi, ma con la stessa, profonda, radicata passione. 

💚

giovedì 11 settembre 2025

Le contrade di Toneri nel 1866 di Nino Mura

alusac eleirbag

La storia di Nino e del suo legno

di alusac eleirbag

La storia di Nino e del suo legno  

Il sole caldo di Tonara batteva sul selciato, illuminando la polvere alzata da qualche auto di passaggio. Il mio sguardo, però, era fisso tra le mani di Nino. Erano mani segnate dal tempo, mani che avevano sfogliato libri antichi e, ora, tenevano saldamente una piccola opera d'arte.

"Vedi?" mi disse, quasi con un sussurro, un misto di orgoglio e stanchezza. "Questa è per il comune. Ho voluto che restasse qualcosa, qualcosa di tangibile, non solo parole sui libri."

Era un'opera semplice e geniale allo stesso tempo. Tanti piccoli listelli di legno, assemblati in una scala ascendente. Su ogni listello, incisa con una mano ferma e precisa, c'era la storia di Tonara, di quell'anno lontano, il 1866. Toneri Contrade. I nomi dei rioni si susseguivano, uno dopo l'altro: Cracalasi, Catzolaghedu, Cortzo', Pratza de is Caraos Mesuidda... E ancora Pratza Manna, Barigau, Maria Pra. Più in basso, quasi a sorreggere il tutto, Pratza Senti Cocco Cartutze' e Muru' Pratza de is Tzucas, fino a toccare il suolo con l'ultimo, Maria Pra de Osso.

Mentre ammiravo l'opera, Nino, con un lampo negli occhi, aggiunse: "E poi c'è Ilala. Non l'ho messo qui, ma per Ilala ho fatto un'altra opera." Il suo tono si fece più malinconico. "Ilala... un rione disabitato fin dagli anni '50 o '60. Ma i miei studi, sai, mi hanno permesso di scoprire che nell'Ottocento arrivava ad avere anche duecento abitanti! Tutti vivevano a ridosso della chiesa di San Sebastiano, quella che ancora esiste, sai? Un tempo era piena di vita."

Ogni nome risuonava come un'eco nel mio cuore. Erano nomi che avevo sentito pronunciare dai miei nonni, nomi che erano parte di me e della mia storia. In quell'oggetto, fatto di legno e passione, e in quel ricordo di Ilala, c'era tutto l'amore di Nino per la sua terra. Era un dono silenzioso e potente. Non solo una mappa, ma un vero e proprio albero genealogico del paese, un tributo alla sua anima.

Gli occhi di Nino si illuminarono. "Spero che la mettano in biblioteca", disse con un sorriso che gli riempiva le rughe. "Così, anche i ragazzi, passando, si ricorderanno da dove vengono. E magari qualcuno si chiederà di Ilala, della sua gente."

E mentre lo salutavo, diretto verso la sua corsa contro il tempo per il pullman, capii. Non era solo un vecchio che tornava al suo paese. Era un custode, un narratore che, invece di usare solo le parole, aveva scelto di scolpire la memoria di Tonara nel legno, per non farla mai sbiadire, e di tramandare anche le storie dei luoghi dimenticati, come Ilala.


Il libro di Renato Poddie, "Anche la quercia di Marautzos morì durante la guerra": l’inutilita’ di tutte le guerre".

Di Alusac eleirbag. Il libro di Renato Poddie,  "Anche la quercia di Marautzos morì durante la guerra" , è molto più di una sempl...