Di Alusac eleirbag.
Il libro di Renato Poddie, "Anche la quercia di Marautzos morì durante la guerra", è molto più di una semplice opera di storia locale. È un'immersione profonda nella memoria collettiva di
Tonara, un piccolo paese della Sardegna, che diventa il palcoscenico di una storia universale. L'autore dedica quest'opera a figure centrali della sua vita e della storia tonarese, ma come specifica nella sua introduzione, la sua intenzione è quella di raccontare un momento storico della comunità attraverso un intreccio di fantasia e realtà. Oltre ai personaggi storici, come i partigiani Giuseppe Carboni e Antonio Zucca, il libro dà vita a figure immaginarie le cui esperienze si mescolano a fatti realmente accaduti.Uno stile nuovo per un racconto storico
Per Renato Poddie, noto per le sue pubblicazioni di carattere storico e di ricerca linguistica, come i suoi studi sui nomi di luogo di Tonara o le curatele di opere poetiche, questo libro segna un punto di svolta. L'autore introduce qui un suo personale stile letterario di romanzo storico. Abbandonando la pura saggistica, Poddie sceglie un io narrante rappresentato dai giovani soldati Crabiele e Pepe e dalle loro famiglie, creando un legame intimo tra il lettore e le vicende dei personaggi. Questa scelta stilistica permette di esplorare le guerre non solo attraverso i dati e i fatti, ma attraverso le vissute emotive delle persone, rendendo la storia più accessibile e toccante.
Struttura e contenuti
Il libro si presenta come un "quaderno di storia e cultura locale", edito da Aipsa, che fonde la narrazione personale con una rigorosa rivisitazione storica. L'autore adotta una prospettiva che richiama la "Nouvelle Histoire" francese, focalizzandosi sulla vita quotidiana, le sensibilità e la psicologia collettiva degli "uomini comuni".
Un elemento centrale, come evidenziato da Poddie stesso, è la sua scelta di focalizzare la narrazione sulle vicende delle famiglie dei giovani soldati Crabiele e Pepe, e dei loro figli Micheli e Giuanni. Un ruolo di spicco è riservato alle donne - Talèa, Erìsia, Ermosa e Frantzisca - che, pur essendo "protagoniste sì disarmate e silenziose", si dimostrano "non meno coraggiose di coloro che imbracciarono i fucili". Questo approccio corale fa emergere le loro sensibilità e il loro coraggio, rendendo il dramma della guerra tangibile e umano.
Il testo si articola su due livelli che si intrecciano costantemente:
- La narrazione: Le storie dei personaggi, in parte frutto della fantasia dell'autore, vivono le esperienze di un'epoca. Gli "episodi realmente accaduti si compenetrano a vicenda" con l'elemento fantasioso, creando una storia che è allo stesso tempo personale e collettiva.
- La storia: A questa dimensione narrativa si affianca una meticolosa analisi degli eventi. Poddie afferma che i fatti descritti a volte "seguono le fonti storiche, sia orali che d'archivio", mentre altre si allontanano per immergersi nelle "interiorizzazioni individuali e collettive". Questo approccio permette di esplorare come le guerre e il fascismo venivano vissuti e commentati dai "vivaci frequentatori delle piazze del paese", tra cui spiccano figure come Fraile, Antoni e Tatànu, che incarnano la "memoria storica del confronto tra sardismo e socialismo".
Temi e simbolismo
Un elemento ricorrente e di grande impatto è la presenza della poesia, che assume una duplice funzione. Le poesie di autori come Peppino Mereu diventano veri e propri "monumenti storici", espressione del dolore e della resilienza di un intero popolo. Dall'altro, la poesia funge da "scrigno di emozioni" e "terapia salvifica" per una comunità che rielabora i lutti e l'assenza attraverso il canto. La poesia è il codice comunicativo che le donne utilizzano per esprimere la propria interiorità.
Il titolo stesso, che evoca l'immagine di una quercia abbattuta e la contrappone all'ulivo eterno di Odisseo, crea un potente simbolismo. La quercia di Marautzos rappresenta la rovina causata dalla guerra, un ciclo di distruzione che si contrappone alla resilienza dell'albero mitologico, simbolo di un'esistenza che si rigenera. Questa dualità tra distruzione e speranza, tra guerra e vita, pervade l'intero libro.
In sintesi, l'opera di Poddie è un lavoro ricco e stratificato, che mescola la storia dei grandi eventi con quella della gente comune, dimostrando che l'amore per la propria terra e il senso di appartenenza a una comunità possono ispirare un'indagine storica profonda e, al contempo, un'emozionante narrazione. Un libro che, come sottolineano i prefatori, ci spinge a riflettere sulla fragilità della pace e sulla "inutilità di tutte le guerre".