sabato 4 febbraio 2012

Turrones e turronargios - Viandanti, cavallanti, carrettieri e torronai di fine Ottocento a Tonara (3) di Giovanni Mura


 Viandanti, cavallanti, carrettieri e torronai di fine Ottocento a Tonara



   Dei cento operatori economici definiti da una nostra indagine, condotta sui registri scolastici dell’anno 1887, dieci risultano viandanti ed uno solo carrettiere.
   Tra i primi sono segnalati Giovanni Asoni con domicilio in via Barisone 142, Giuseppe Cappeddu (via Mannu 62), Giuseppe Demurtas (via Murù 27), Francesco Orrù (via Eleonora 65), Giovanni Pala (via Mannu 52), Giuseppe Patta (via Eleonora 80), Antonio Sau (via Eleonora 59), Giovanni Todde (via Mannu 7) Antonio Zucca (via Baille 3) ed ancora Antonio Zucca, un caso di omonimia con la figura appena citata.
   Tra i secondi Giuseppe Sau, con domicilio al numero 3 di via Santa Chiara, certamente uno dei primi carrettieri tonaresi.
   L’apertura della prima strada carrozzabile data dagli ultimi decenni del secolo in questione.
   La presenza dei torronai è segnalata annualmente nei ricorrenti censimenti rilasciati alla Autorità scolastica dal segretario comunale Raffaello Pulix. Si tratta dei fanciulli che per aver compiuto l’età di sei anni sono obbligati alla Scuola a norma della legge 15 luglio 1877.
   Dei centocinquantuno studenti obbligati alla frequenza della Scuola elementare inferiore del Comune di Tonara, per l’anno 1894/95, tre risultano figli di torroni, sette di viandanti e due di cavallanti.
   Nell’estratto, che risulta datato 28 febbraio 1895, i qualificati rivenditori del tipico dolce sono Antonio Zucca, genitore di Giovanni Sebastiano Zucca AsoniAntonio Zucca, genitore di Antonio Zucca Garau e Giomaria Patta mentre i viandanti rispondono ai nomi di Giuseppe SauRaffaele FlorisSebastiano GessaFrancesco LocheSebastiano ToddeSebastiano Dessì e Giuseppe Carta, genitore quest’ultimo di Antonio Silvestro Carta Sulis.
   Le figure dei cavallanti sono riconosciute agli operatori ad Antonio Giuseppe Cabras ed a Francesco Mura.
   Della vita di sofferenze sopportate da questi operatori economici di fine secolo è testimone Peppino Mereu con la presentazione del seguente sonetto:

   S’ambulante tonaresu
   Cun d’unu cadditteddu feu e lanzu
   sa vida tua a istentu la trazzas;
   da una idda a s’atera viazzas,
   faghes Pasca e Nadale in logu istranzu.
   A caldu e frittu girende t’iscazzas
   pro chimbe o sese iscudos de alanzu,
  dae s’incassu de sett’otto sonazas
   chi malamente pagant unu pranzu.

   Sempre ramingu senza tenner pasu,
   dae una idda a s’atera t’ifferis
   aboghinende inue tottu colas:

   “Discos noos pro faghere su casu
   e chie leada truddas e tazzeris
   e palias de forru e de argiolas”