fonte: PRATZA MANNA
Uccaedrò
Per poter raggiungere Uccaedrò, il sito cavernoso incassato sulla parete sud del tacco calcareo di Su Toni, é sufficiente percorrere gli ultimi cento metri che dividono Tugurui, un minuscolo campo base posto sulla base della grotta, dal punto di confluenza dei tracciati viari che si dipartono da Cortzò, Cartutzé e Murù, estreme periferie del rione di Toneri.
I residenti sull’altopiano di Su Pranu e quelli che stanno più a monte nel vicinato di Arasulétrovano maggiore convenienza e comodità nel portarsi ai limiti della vasta terrazza sul precipizio, per poi procedere sino a destinazione attraverso un sentiero molto ripido ed impegnativo denominato Titoni.
Un’altra via, molto più lunga, anche se più agibile, consente di raggiungere la spelonca passando per Su Nuratziu, area archeologica, Pischinartui, sito dai contrafforti brulli e rocciosi,S’Argiola de Sa Serra, zona contraddistinta da arenarie e terre argillose, e finalmente Tugurui.
Fungono da comune denominatore di questo vasto circondario la terra rossa e il calcare, materie prime impiegate, fino alla metà del secolo scorso, nella lavorazione di tegole, mattoni e calce. Fino a poco tempo addietro erano attive le cave per la lavorazione del pietrisco.
A mezzogiorno e ad oriente una fitta vegetazione di lecci e di querce esprime una certa fatica ad indirizzare da forre ed anfratti inaccessibili le proprie fronde verso l’alto e la luce.
Al disotto del nostro campo base, una specie di piano di riposo posto al termine di una parete a strapiombo, i declivi diventano più accettabili ed i terreni, non più calcarei ma scistosi, cedono il passo alle coltivazioni orticole ed arboree. Interessati alle prime i numerosi ed ubertosi orti di Toneri che si spingono sino a Nugepasca, nei pressi di Santa Nostasia, ed alle seconde i noccioleti di Utzasé, Itzì ed Erisia ed i castagneti del comprensorio boschivo di Su Pardu. In lontananza il fondovalle.
A guardia della grotta, in posizione più elevata rispetto al suo limite superiore, diverse famiglie stanziali di corvi e cornacchie nidificano nelle numerose fessure rocciose. Negli anni quaranta, secondo la testimonianza di Giovanni Succu, era presente anche qualche esemplare di avvoltoio, il rapace dal caratteristico collare dalle penne brune.
Questi neri pennuti descrivono in continuazione, negli spazi antistanti la nostra cavità, ampi archi di circonferenza che vanno a ripetere all’infinito inseguendo sempre le stesse traiettorie geometriche. Le acrobazie valgono solo ed unicamente ai fini perlustrativi delle pertinenze aeree della parete rocciosa di Su Toni: né tanto in alto, né tanto in basso, ma sempre sulle stesse quote. I volteggi non mutano più di tanto quando vengono eseguiti sugli spazi sovrastanti la vallata antistante: più al di qua che al di là. Sembra che regole precise impediscano di uscire fuori presidio.
Penso che ai loro piccoli rilascino un patentino di volo con tutte le istruzioni del caso e con l’obbligo del rispetto del principio della continuità e della uniformità delle esibizioni. E’ permesso solo gracchiare!
Per quanto riguarda i camminamenti all’interno del nostro anfratto, non posso essere di grande aiuto in quanto la mia curiosità infantile si appagava ogniqualvolta superavo il blocco calcareo situato sull’imboccatura.
Per fare qualche passo in avanti bisogna procedere carponi e stare bene aggrappati alle pareti. Bisogna avere molto coraggio e calcolare in ogni momento il rischio che si corre.
Si presume che il sottosuolo, sia abbondantemente rappresentato da numerosi percorsi sotterranei. Niente di improbabile che i continui stillicidi operanti dalle umide pareti non producano da qualche parte i fantastici paesaggi da fiaba a base di stalattiti e stalagmiti.
Mi riferisce Giovanni Succu che, dei trecento metri di stretti cunicoli, da lui superati in età giovanile, ne siano percorribili oggi molti di meno, specie da quando il cedimento di un grosso masso ne ha ostruito i passaggi più interessanti. Mi conferma inoltre che la presenza dell’acqua é notevole un po’ dappertutto avendone verificato più volte la consistenza con il solito getto del sasso in profondità.
Come di consueto, esternamente, corvi e cornacchie, nel rispetto delle consegne ricevute, continuano le loro perlustrazioni.
A vederli volare sembra che perforino la volta celeste, tanto sono in alto, ma quando li osservi dalla sommità del caratteristico dirupo, che altro non é che l’estrema propaggine del pianoro di Su Pranu, ti accorgi che operano un po’ più in basso dalla tua postazione.
Se ti capita di fare una breve visita agli esterni della singolare grotta tonarese, ubicata a mezzogiorno sulla grande vallata, sappi che questi particolari predatori non sono altro che i lari domestici di Uccaedrò.