Sau, un trottolino inarrestabile per i nerazzurri
La prima doppietta in serie A arriva alla Scala del calcio irridendo i celebrati Ranocchia e Samuel
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di Andrea Sini
MILANO. Se lo vendessero a metraggio, per comprarlo non basterebbero i soldi di uno sceicco. Se lo mettessero su un banco del (calcio)mercato e lo proponessero a minuti (per gol fatti) varrebbe più della maggior parte degli attaccanti italiani. Centosessantanove centimetri di classe pura, una rete segnata ogni novanta minuti giocati in serie A. In totale fanno quarantacinque palloni buttati dentro negli ultimi due campionati e mezzo.
I numeri di Marco Sau da Tonara fanno venire il capogiro almeno quanto le sue giocate. Chiedete a Walter Samuel e Andrea Ranocchia, i due pennelloni di un metro e novanta che ieri al Meazza hanno provato a fermarlo e sono usciti dal campo con il mal di testa.
L’incubo della difesa dell’Inter danza sulla linea del fuorigioco con movimenti rapidi e leggeri, in attesa del momento giusto. I compagni gliela danno il minimo indispensabile, ma lui non ha fretta. L’erbetta di San Siro, Sau l’aveva vista sinora soltanto in tivù, ma l’emozione dev’essere durata proprio poco. «Non vedo l’ora digiocare su quel campo – aveva detto nei giorni scorsi –, mi piacerebbe esordire con un gol. Sarebbe un sogno». I suoi sogni si avverano al quadrato, evidentemente.
Per la sua terza perla stagionale, dopo i gol segnati al Palermo e al Siena, il trottolino di Tonara ha atteso appena 43 minuti. Poi una rasoiata improvvisa proveniente dalla sinistra e autografata da Andrea Cossu. Sau si materializza nell’area interista, forse esce da sotto la sabbia come Aldo di Tre uomini e una gamba. Colpisce le palla con il piatto di quel piedino destro da bambino. Un colpo secco che fa gonfiare la rete e fa calare il silenzio sulla Scala del calcio.
Bassi ma tosti, questi sardi. Perché non si accontentano di sognare a occhi aperti. Ne vogliono ancora. E ne vuole ancora Marco Sau, che dopo 21 minuti della ripresa completa il suo capolavoro: Pinilla colpisce il palo in acrobazia, lui raccoglie il tap-in e danza in mezzo ai leoni. Le fa sedere tutte, quelle belve in maglia nerazzurra. E dopo averle addomesticate con le sue finte sceglie il palo più lontano per buttare dentro la palla della sua prima storica doppietta in serie A.
Roba da brividi, roba da sardi testardi. Capaci, come Sau, di sorbirsi tutta la gavetta possibile prima che il Cagliari si decidesse a puntare sul suo talento. Venti gol in 33 partite due anni fa col Foggia in terza serie (uno ogni 135 minuti), 21 l’anno scorso in serie B con la Juve Stabia (uno ogni 139’), già quattro in 7 gare (361’ giocati)quest’anno: cronometro alla mano, significa che va in rete una volta ogni 90 minuti. Numeri da stelle del grande calcio, da nani terribili capaci di fare male sempre e comunque. Capaci di sacrificarsi, di sognare e incapaci di accontentarsi.
Marco Sau sogna al quadrato e ora può aprire gli occhi. La Scala del calcio è ai suoi piedi.
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