Di Alusac Eleirbag
Sono arrivato al Multiplex di Prato Sardo a Nuoro in un pomeriggio di fine ottobre (26/10/2025), e ho trovato la sala stracolma. Un segnale chiaro che la storia in programma, pur essendo un film, toccava corde profondissime nell'animo sardo. "La vita va così" porta sul grande schermo una storia di resistenza che, pur ambientata nella splendida Tuerredda (Sulcis Iglesiente), è in realtà la drammatica e ricorrente vicenda di tutta la Sardegna.
Il film segue Efisio Mulas, il pastore solitario che si oppone a un mega-resort di lusso promosso da immobiliaristi esterni. Nonostante la trama sia costruita con personaggi cinematografici (i "cattivi" interpretati con una certa bonarietà da attori come Diego Abatantuono e Aldo Baglio), la sua forza risiede nel richiamare una realtà storica ben più cruda.
La Storia Vera contro il Copione
L'impressione più forte è che la storia vera di Ovidio Marras, l'uomo che ha realmente ispirato la pellicola, sia infinitamente più intrigante e suggestiva del copione stesso. La posta in gioco nella realtà era altissima: il progetto di Capo Malfatano vedeva coinvolti il gotha del mattone italiano (gruppi come Benetton e l'immobiliare di MPS).
Il film ha edulcorato lo scontro. La vera storia ci ricorda che la lotta di Efisio (Ovidio) è la manifestazione di quella che lo storico John Day definisce la condizione della "Sardegna colonia". Non parlo solo delle antiche dominazioni, ma della perdurante logica del "colonialismo interno" denunciata fin da Gramsci: un'isola vista come terra da cui prelevare risorse—prima miniere e foreste, oggi costa e paesaggio—a beneficio di capitali esterni.
Un Rifiuto che è Identità: La Terra degli Antenati
Il cuore emotivo e politico del film, che purtroppo non riesce a eguagliare la forza della realtà, si condensa nel rifiuto categorico del pastore. Il suo "no" a un'offerta milionaria non è solo testardaggine, ma una dichiarazione d'identità inamovibile:
"Questa è la terra di mio padre e del babbo di mio padre e del babbo del babbo di mio padre…..,,”
Questa frase, che estende la proprietà all'infinito ancestrale, rende la terra un bene inalienabile, sacro. Non è un oggetto da scambiare, ma il fondamento stesso della memoria familiare e dell'eredità culturale. La resistenza di Efisio/Ovidio incarna la "costante resistenziale sarda": un popolo che, pur isolato e spesso oppresso, si oppone con irriducibile dignità alla mercificazione del proprio suolo.
La Colonna Sonora: La Libertà che Suona con Moses Concas
Un elemento che eleva l'esperienza cinematografica è stata la musica di Moses Concas. Le sue composizioni non sono un semplice accompagnamento, ma l'anima sonora della resistenza sarda.
Moses Concas, classe 1988 e street artist di fama internazionale, porta nella colonna sonora un mix unico: le sue radici nel Rap e nella Beatbox si fondono con la melodia evocativa dell'armonica. La sua musica è un messaggio universale di "felicità e speranza, di come i sogni diventino realtà... di libertà".
Le impressioni sulla sua colonna sonora sono state estremamente positive:
· Autenticità Emozionale: L'armonica di Concas riesce a dare voce alla solitudine e alla caparbietà del pastore Efisio. La sua musica, nata tra le strade del mondo ma con un cuore saldamente sardo, dona profondità e un senso di attualità allo scontro tra tradizione e modernità.
· Contrasto Significativo: Il sound moderno ma al tempo stesso radicato di Moses Concas, un artista che ha girato il mondo diffondendo la sua arte ma mantenendo un forte legame con le sue origini, diventa il perfetto contrappunto all'arretratezza che i "colonizzatori" vorrebbero attribuire al pastore. La sua musica è la prova che la Sardegna può essere allo stesso tempo moderna, aperta al mondo, e strenua difenditrice delle proprie radici.
In conclusione, "La vita va così" merita di essere visto. Se la sceneggiatura a tratti non eguaglia la potenza dei fatti, la resistenza testarda del pastore, unita alla colonna sonora vibrante e liberatoria di Moses Concas, rende il film un importante e sentito monito sulla necessità di difendere la terra degli avi contro la prepotenza della speculazione.
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