sabato 8 novembre 2025

5 - Ritorno a casa - Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula


Quando tornavamo dal Campidano, non era solo la fatica del pascolo a segnare le nostre giornate. C'era un sistema, una regola da seguire, a cui anche noi, pastori, dovevamo attenerci. Eravamo

obbligati a fare una denuncia alla commissione pascolo per dichiarare i nostri animali, e per accertare il loro numero venivano nominati dei contatori. Gli animali pascolavano a metà prato, nel "pabarile", e nell'altra metà, "s'aidazzone", i pastori seminavano il grano e l'orzo. Dopo due anni, il ciclo si invertiva: la parte del pabarile passava a semina, e noi spostavamo le pecore. Era una danza secolare, che cambiava con il ritmo della terra, non con quello degli uomini.

All'inizio di agosto, quando il prato diventava "istula", le pecore potevano pascolare ovunque fino alla nuova semina. Eravamo tutti lì per la festa di Sant'Antonio, un momento di gioia per noi ragazzi. Si faceva la gara di poesia, il circo, e altri eventi. A noi, a noi toccava chiedere il denaro ai genitori, agli zii, ai nonni, a chi ci faceva una carezza. Per me, ero già abbastanza grande per chiedere un Franco, non più un "soddu" che valeva dieci centesimi. Nonostante le nostre umili origini, sapevamo il valore dei soldi: un chilo di pane costava venti centesimi di Franco. Il primo giorno di festa era di papà, naturalmente, e non poteva mancare. A me toccava andare al paese di Tonara il giorno di Sant'Antuneddu.

 


7-Sonetto (Villanova Monteleone - 1938 Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

"Raffaele, da Villanova Monteleone a Stintino, ti scrivo.  Non è una lettera qualsiasi, ma un sonetto, come usiamo fare noi due. Vogl...