sabato 8 novembre 2025

6 - La Transumanza - Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

 


Quando si tornava a Tonara, io non ero più il ragazzino di sei anni che correva dietro alle luci elettriche. Avevo dai dodici ai quindici anni, e il paese mi sembrava lo stesso, ma i miei occhi lo vedevano in modo diverso. La vita era rustica, scandita dai lavori agricoli e dalla semplicità. Ogni rione, ArasulèToneriTeliseriIlala, aveva un proprio carattere, una propria anima. Le strade erano strette, lastricate in pietra, e l'aria aveva l'odore del legno che brucia nei camini e dei fiori selvatici. La mia compagnia era il cane e le pecore, ma il mio cuore cominciava a sentire il bisogno di altro.

La transumanza, in sardo "sa tramuda", era un'antica pratica pastorale che io avevo imparato fin da bambino. Il nostro paese, Tonara, si trova sul pendio del Gennargentu a mille metri di altezza, e per forza di cose dovevamo scendere verso la pianura per trovare i pascoli per il nostro bestiame. I percorsi, che si chiamavano "andale" o "caminu", erano sentieri di terra battuta e pietre creati dal passaggio delle pecore di generazione in generazione.

Andare in transumanza non era solo un lavoro per me, ma un'esperienza che mi faceva sentire parte di qualcosa di più grande. La transumanza non era solo un rito per il bestiame, ma un momento che coinvolgeva tutta la comunità dei pastori, un sapere e una disciplina tramandati da generazioni. I pastori e le loro greggi svolgevano un ruolo di "pulizia" del territorio, prevenendo gli incendi e contribuendo alla prevenzione degli incendi. Era una pratica di economia circolare, che promuoveva il cibo locale e i prodotti di alta qualità legati alla pastorizia. Era un ciclo naturale, che garantiva il benessere del bestiame e dei pastori, spostandoci dai pascoli invernali a quelli estivi e viceversa.

La transumanza verso la zona di Alghero era un altro grande momento di crescita. Con il bestiame si andava fino a Banna di Salighera, a Biddanoa Monteleone, a Itiri e a Su Lumedu. Lì imparai il logudorese, una lingua che mi affascinava. Ma quando tornai a Tonara, mi rivolgevo agli altri solo in tonarese, per evitare le critiche. Non volevo essere quello che si sentiva superiore solo per aver imparato qualcosa di nuovo. Era un compromesso che facevo con me stesso, tra il desiderio di imparare e quello di non ferire il senso di appartenenza che mi teneva legato alla mia gente.

7-Sonetto (Villanova Monteleone - 1938 Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

"Raffaele, da Villanova Monteleone a Stintino, ti scrivo.  Non è una lettera qualsiasi, ma un sonetto, come usiamo fare noi due. Vogl...