La scuola è un ricordo a parte, un mondo che, per qualche anno, è stato la mia vera luce. Erano i primi anni della scuola fascista, un'esperienza che, per noi bambini di Tonara, era una cosa nuova. Si andava a scuola fino alla quinta elementare, a gruppi. Non c'era un asilo, e noi ci si arrangiava, affittando case da privati, ma i maestri di scuola erano tutti di Tonara, gente del posto. C'era il maestro Licheri, il maestro Tore, il maestro Desotgiu, il maestro Marcello. Ci insegnavano i rudimenti, il minimo indispensabile, ma per noi era un mondo di sapere.
Andare a scuola era come un'avventura,
camminando insieme, ragazzi del paese, a Istracu, a Sant'Antonio, a Sa
Discarriga, ad Arasulè. Per me, a scuola mi avevano mandato fino alla quarta
elementare, un'esperienza che a me, bambino, faceva sentire vivo e curioso del
mondo. A me, però, non era andata così. Non la finii, mi ritirarono a metà
anno. Mio padre, il pastore, chiedeva una mano d'aiuto. E così, per me, la luce
della scuola si spense. Il mondo si era illuminato, ma il mio futuro era
tornato a essere come prima, segnato dalle pecore e dalla terra, un futuro
senza una vera luce.
