sabato 8 novembre 2025

2- Il Tempo dei Mulini - Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula



Il mio sguardo di bambino non si soffermava solo sulle meraviglie, ma anche sul lavoro che le rendeva possibili. Prima dell'arrivo della luce, a Tonara, il tempo era scandito dall'acqua e dalla fatica. Vedevo il cambiamento accadere giorno dopo giorno, nella fatica di uomini che sembrava non finire mai. L'acqua di Osolí e Fontana Fredda, che scendeva dalla montagna, non serviva solo a far girare i mulini, ma arrivava nelle case per soddisfare le esigenze delle famiglie. In quella località venne costruito il deposito per il paese e per costruirlo serviva Una sabbia preziosa. Ricordo i carriolanti, che con i loro carri trainati dai buoi, la trasportavano faticosamente. Partivano dalla valle di S'Isca e salivano per ore, un metro dopo l'altro, fino a mille e duecento metri di altezza. Era un viaggio lungo e faticoso, ma necessario per costruire il deposito dell'acqua della montagna. Nonostante la fatica, la loro devozione era palpabile.

Quei mulini erano il cuore pulsante del nostro territorio, un luogo dove i ruscelli si trasformavano in forza e sostentamento. Non erano solo ad Arasulè, dove abitavo io, ma anche a Toneri, a Teliseri, a Ilala, in ogni angolo del paese. Ogni famiglia aveva un mulino di riferimento. La nostra, la nostra era zia Sirinia, che aveva il suo mulino nel campo di Murusé. Non era solo un luogo dove macinare il grano, ma era un punto di incontro, un luogo di scambio. Si andava al mulino per lavorare, ma anche per parlare, per sentire le ultime notizie, per scambiare due chiacchiere con le altre persone che, come noi, portavano il loro raccolto.

Ricordo ancora bene l'odore della farina appena macinata, un profumo che si mescolava all'odore di terra bagnata e di legno. Quando la mamma, Maddalena, mi mandava con un sacco o tre quarti di grano, la piccola borsa che mi dava era a volte pesante per le mie mani di bambino, ma l'orgoglio di portare a termine un compito così importante mi faceva sentire grande. In quei momenti, osservavo i mulini che con le loro pale di legno giravano senza sosta, mossi dalla forza inarrestabile dell'acqua. Era uno spettacolo ipnotico, che ti faceva pensare a quanto la natura fosse potente e generosa

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Il mulino di Muruse.  Questo ricordo è ancora vivo in me, ho scritto anche una poesia, lo voglio io raccontare: al mulino di acqua di Moruse portavamo il frumento per macinare.

 

 Le donne, erano in gran parte di Arasule , era un viavai in lungo andare con i sacchetti nella testa andavano a piedi pieni di grano senza riposare vicino al Rio. C’era la macchina che macinava sempre di continuo e l’acqua riforniva di energia.La padrona del mulino si chiamava tia Sirina, macinava di continuo orzo e grano. La sua vita era tutta concentrata nel mulino.

7-Sonetto (Villanova Monteleone - 1938 Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

"Raffaele, da Villanova Monteleone a Stintino, ti scrivo.  Non è una lettera qualsiasi, ma un sonetto, come usiamo fare noi due. Vogl...