sabato 8 novembre 2025

18-La Russia. Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula


 

Il 7 luglio del 1942. Ricordo la data come fosse ieri. Quel giorno, partimmo per il fronte russo. Il mio reparto era l’Autosezione Antincendi, destinata a dare supporto all’Ottava Armata Italiana.


Salimmo sulla tradotta militare. Il viaggio fu un inferno di quindici giorni. Passammo per Verona, Bolzano, Rovereto, e poi il Brennero. Attraversammo l’Austria, la Germania, e finalmente arrivammo in Polonia. Eravamo ammassati nei vagoni come animali. Era piena estate e si moriva dal caldo.

Arrivammo a Leopoli, ai confini. Breve sosta, e poi via: entrare nel territorio sovietico significava attraversare distese immense. La Bielorussia, Minsk, Kiev… Le città che vedevamo erano già in buona parte distrutte dai bombardamenti. La Russia ci impressionava per un unico motivo: l'estensione. Era sterminata. Ma il fronte vero era ancora lontano, molto lontano.

Ricordo una fermata. Eravamo assetati, disperatamente. Presi la mia borraccia e cercai acqua. Vidi una bella ragazza russa, biondina, a distanza. Con i gesti, le chiesi dove potevo trovare una fontana. Mi guardò, sorrise, e si mise a ridere, dicendomi una cosa che suonava come ‘ni pagni mai’ (non ho capito).

Mi allontanai, e per fortuna arrivai a una piazza con un pozzo. C’era una pompa a manovella per prendere l’acqua. Vedo un signore, gli chiedo, e lui mi dice: ‘pazhalusta’ (prego). Non capii la parola, ma capii il gesto: mi invitava a prendere l'acqua. Feci in fretta a riempirmi la borraccia. Lo ringraziai in italiano e tornai alla tradotta.

Dopo poco, sentimmo la trombetta del capotreno: si ripartiva.

Arrivammo a Nieperpetrovsk, una bella cittadina sul Dnieper. Lì ci consegnarono i mezzi e le macchine per il nostro servizio: dovevamo fare l’antincendio in protezione dei magazzini 

dell’armata italiana, situati tra il Donets e il Don.

Solo mesi dopo capimmo la beffa. Ci avevano fatto credere che i russi si fossero ritirati a gennaio del 1942, mentre le truppe arrivavano dall'Italia. Era una menzogna, un tranello organizzato per intrappolarci. L’imboscata fu terribile: parte della divisione Ravenna fu massacrata, e le perdite furono enormi. I militari russi, per prenderci in giro, diedero a quell’operazione il nome di "Divisione Cicali", ovvero "Divisione Fuggiaschi"."

Benigno, il tuo racconto è una vivida e preziosa pagina di storia.

Se lo desideri, potrei cercare informazioni sulle condizioni di vita dei soldati italiani impegnati nei servizi logistici (come l'Antincendi) sul Fronte Orientale in quel periodo.



7-Sonetto (Villanova Monteleone - 1938 Arregodos de sa guerra e de Russia e de sa Vida - Benigno Casula

"Raffaele, da Villanova Monteleone a Stintino, ti scrivo.  Non è una lettera qualsiasi, ma un sonetto, come usiamo fare noi due. Vogl...