sabato 8 novembre 2025

Mauro Patta. Il Murales dell’anziana Donna è un Bambino piccolo nella via Belvedere a Tonara.

di alusac eleirbag

 Io esco di casa come tutte le mattine, qui a Tonara, il passo è svelto e la testa è già proiettata verso la giornata. Ma c'è un punto, in Via Belvedere, dove la mia marcia si interrompe. Non posso farne a meno.

Mi fermo davanti all'edificio dove c'è la Casa del Centro Anziani e alzo lo sguardo. Il murale di Mauro Patta è lì in tutta la sua grandezza.

È un ritratto imponente, che sovrasta la strada: una anziana donna e un bambino piccolo, congelati in un istante che urla amore.


La donna. Il suo volto è magnifico. Patta ha catturato ogni singola ruga con una maestria incredibile, ma il volto è inondato dalla luce del sorriso. I suoi occhi sono socchiusi in un'espressione di pura, disarmante gioia, tutti rivolti al bambino. Il copricapo scuro le incornicia il viso, rendendola un'icona di dignità e affetto.

E in quel volto io vedo non solo la nonna ritratta, ma l'essenza di tutte le nonne, di tutte le madri che hanno nutrito e protetto generazioni intere. È una figura universale di accoglienza e forza, un richiamo diretto alle radici e al calore familiare che tutti conosciamo.

Il piccolo, di fronte a lei, solleva le manine in quel gesto così tipico, in un dialogo muto tra le due generazioni. È la vita che si perpetua, il tempo che passa ma i legami che restano, tutto impresso sulla parete.

Quello che rende il lavoro di Mauro Patta così speciale è lo stile. È un iperrealismo monocromatico, fatto solo di toni caldi di marrone, seppia e crema. Nonostante la mancanza di colore vivo, l'opera è vivida; sembra di poter toccare la stoffa del suo vestito, il calore della sua pelle. Lo sfondo ornamentale scuro ne aumenta la profondità, come un vecchio affresco ritrovato.

I miei occhi scendono sui dettagli del Contesto. Il murale poggia sopra il robusto muro di contenimento in pietra grezza e la ringhiera metallica. Ed è qui che l'arte dialoga con la storia spicciola del paese.

Sul cemento, sbiaditi e consumati dal tempo, ci sono i vecchi numeri 5, 6, 7, 8. Lo so bene, come lo sanno tutti qui: quei numeri non sono civici né date. Sono i resti di una vecchia campagna elettorale, manifesti strappati e scritte a vernice che, anni fa, inneggiavano a un candidato o a una lista. Sono il simbolo di qualcosa di estremamente effimero, di promesse fugaci e di politica di strada, oggi quasi illeggibile.

E Patta, con la sua genialità, ha scelto di dipingere sopra a tutto questo. Sopra l'effimero della lotta politica, ha innalzato l'eterno: l'amore disinteressato e il legame intergenerazionale. È come se l'arte ci dicesse che, al di là di ogni bandiera o numero, ciò che resta è l'affetto, la memoria e l'umanità impressa per sempre da Mauro Patta sulla Via Belvedere di Tonara.

 


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