Mi fermo davanti all'edificio dove
c'è la Casa del Centro Anziani e alzo lo sguardo. Il murale di Mauro Patta è lì in tutta
la sua grandezza.
È un ritratto imponente, che sovrasta la strada: una anziana donna e un bambino piccolo, congelati in un istante che urla amore.
La donna. Il suo volto è magnifico.
Patta ha catturato ogni singola ruga con una maestria incredibile, ma il volto
è inondato dalla luce del sorriso. I suoi occhi
sono socchiusi in un'espressione di pura, disarmante gioia, tutti rivolti al
bambino. Il copricapo scuro le
incornicia il viso, rendendola un'icona di dignità e affetto.
E in quel volto io vedo non solo la
nonna ritratta, ma l'essenza di tutte le nonne, di tutte le madri che hanno
nutrito e protetto generazioni intere. È una figura universale di accoglienza e
forza, un richiamo diretto alle radici e al calore familiare che tutti
conosciamo.
Il piccolo, di fronte a lei,
solleva le manine in quel gesto così tipico, in un dialogo muto tra le due
generazioni. È la vita che si perpetua, il tempo che passa ma i legami che
restano, tutto impresso sulla parete.
Quello che rende il lavoro di Mauro Patta così speciale
è lo stile. È un iperrealismo monocromatico,
fatto solo di toni caldi di
marrone, seppia e crema. Nonostante la mancanza di colore vivo, l'opera è
vivida; sembra di poter toccare la stoffa del suo vestito, il calore della sua
pelle. Lo sfondo ornamentale
scuro ne aumenta la profondità, come un vecchio affresco ritrovato.
I miei occhi scendono sui dettagli
del Contesto. Il murale
poggia sopra il robusto muro
di contenimento in pietra grezza e la ringhiera metallica. Ed è qui
che l'arte dialoga con la storia spicciola del paese.
Sul cemento, sbiaditi e consumati
dal tempo, ci sono i vecchi numeri
5, 6, 7, 8. Lo so bene, come lo sanno tutti qui: quei numeri non sono
civici né date. Sono i resti di una vecchia
campagna elettorale, manifesti strappati e scritte a vernice che, anni fa,
inneggiavano a un candidato o a una lista. Sono il simbolo di qualcosa di
estremamente effimero, di promesse fugaci e di politica di strada, oggi quasi
illeggibile.
E Patta, con la sua genialità, ha scelto di dipingere sopra a tutto questo. Sopra l'effimero della lotta politica, ha innalzato l'eterno: l'amore disinteressato e il legame intergenerazionale. È come se l'arte ci dicesse che, al di là di ogni bandiera o numero, ciò che resta è l'affetto, la memoria e l'umanità impressa per sempre da Mauro Patta sulla Via Belvedere di Tonara.
