"Raffaele, da Villanova Monteleone a Stintino, ti scrivo.
Non è una lettera qualsiasi, ma
un sonetto, come usiamo fare noi due. Voglio che tu sappia come me la passo
qui, dove mi trovo in questa transumanza del 1938 con babbo.
Tu mi hai
scritto in poesia descrivendomi la vita al mare, e io ti rispondo con lo stesso
cuore, fratello.
Ti faccio
sapere le mie novità, di come vivo e che la salute è buona, mangio.
Ma a volte,
nell'ovile, c'è da trattenere il respiro...
Mangio
“s’orzata” (la zuppa d'orzo, spesso semplice e poco appetitosa) per nutrirmi,
ma a volte nell'ovile si trattiene.
Devo farmi
forza per inghiottirla...
A forza cerco
di inghiottirla, ma meno male, il latte mi sostiene.
Vorrei
venirti a trovare, ma sai come va...
Farti
visita non posso venire, la catena del padrone mi mantiene.
E so che
anche tu sei nella stessa situazione, al tuo posto, ma con una vista migliore!
Anche tu
sei servo pastore come me, a Stintino, vicino al mare, e mi descrivi la vita in
poesia.
Mi hai dato
anche una speranza, un bel messaggio...
Dicendomi:
'Maggio sta per tornare, mamma aspetta a me e a te.'
È una
promessa bellissima. Per adesso, però...
Ma per
adesso, allegramente continua a cantare.
Con questo
sonetto ho voluto descrivere perfettamente la condizione del pastore (il 'servo
pastore'), vincolato dal padrone e dalla transumanza, ma allo stesso tempo ho
voluto esprimere un affetto così forte con te, Raffaele, da superare la
distanza con la poesia.
così Raffaele da Stintino
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It |
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A tie iscrio
, Benignu Pastore, |
A te
scrivo, Benigno Pastore, |
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Chi in
s’altzura as su sole bruxiau; |
Che in
l’altura hai il sole bruciato; |
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Noas de s’ortza
apo in su core |
Notizie
dell'orzata nel cuore ho udito (ho provato pena), |
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E su latte
t’hat azudu donau. |
E il
latte ti ha dato aiuto. |
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Inoghe,
frade, su padronu est segnore, |
Qui,
fratello, il padrone è signore, |
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Ma su
mare non mi l’hat incadenau: |
Ma il
mare non me l'ha incatenato: |
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Est
liberu a mirare e lenu amore, |
È libero
da guardare e amore leggero, |
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Canno su chelu s’istat isculau. |
Quando il
cielo sta pulito (sereno). |
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Magiù
benit, e sa chijina ‘e s’ànimu |
Maggio
arriva, e la cenere dell'animo |
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S’iscàmpat
cun su entu ‘e su nuraghe; |
Si scuote
con il vento del nuraghe; |
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Mamma nos
isettat, foras de ogni dannu. |
Mamma ci
aspetta, fuori da ogni danno. |
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Finas a
tando, in sa janna ‘e su giogu |
Fino ad
allora, nella porta del giogo (della fatica) |
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Faghe
sonu bellu in s’anima, amicu caru, |
Fai bel
suono nell'anima, amico caro, |
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E
cantendhe ismenticat ogni affannu. |
E
cantando dimentica ogni affanno. |